Ecologia nel mercato petfood e non solo!

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Ecologia nel mercato del petfood e non solo!

Cerchiamo di non far mancare nulla ai nostri amici animali; dobbiamo prestare attenzione alle scelte che facciamo e a quanto il mercato del petfood e degli accessori segua i principi dell’ecologia.

A cura di Arianna Mossali

Sono il raggio di sole che illumina i momenti bui. Gli amici migliori che potremmo desiderare, che non ci giudicano e sono sempre lì per noi. Ci fanno bene al corpo e all’anima. La loro presenza nelle nostre case, anche cittadine, e nelle nostre giornate frenetiche, ci riconnette immancabilmente a quella nostra parte “animale”. Questa è la parte più vicina alla natura, che sempre più andiamo perdendo nell’era della tecnologia.

Ma ci siamo mai chiesti che impatto abbiano sull’ambiente che circonda i nostri pet, le centinaia di cose che acquistiamo per il loro benessere, e l’industria che gira intorno a tutto ciò?

Lo sviluppo del mercato ed ecologia

È una domanda importante da porsi. Ed è altrettanto importante sapere quali siano gli stili di vita green che possiamo prendere in considerazione nel corso della nostra “vita a sei zampe”.
Tutti i media hanno dedicato, negli ultimi anni, ampio spazio ai preoccupanti cambiamenti ambientali e climatici che stanno avvenendo.

Ci sono però semplici accorgimenti che tutti possiamo adottare per ridurre l’impatto delle nostre attività quotidiane. Per avere un’idea del mercato generato dai nostri piccoli amici, basti pensare che in Italia il solo business del pet food ha sviluppato un giro d’affari annuo di oltre 2,4 miliardi di euro, con un incremento del fatturato a giugno 2021 del +8% rispetto a dodici mesi prima, e investimenti delle grandi multinazionali, del settore e non solo, in continua crescita (dati Assalco-Zoomark, riportati da Il Sole 24 Ore).

Sembra quindi inevitabile partire da qui per provare ad analizzare alcuni dei problemi, in termini di sostenibilità ambientale, sollevati dal mercato del pet, e le possibili soluzioni.

Qualità di vita degli animali da allevamento

Quali sono, ad esempio, le caratteristiche che i pet owner cercano nel cibo scelto per il proprio animale domestico per poterlo definire green?

Certo, la qualità è la priorità numero uno. A nessun proprietario responsabile verrebbe in mente di alimentare il proprio pet con prodotti meno che eccellenti, salutari e adatti alle sue specifiche esigenze.

Ma ultimamente si è fatta strada anche una visione di più ampio spettro. Una visione che porta a prendere in considerazione non solo il benessere del proprio animale, ma anche quello del pianeta e delle altre creature coinvolte in questo mercato. Un aspetto che pone non pochi problemi di natura etica. E’ ben noto infatti come l’allevamento intensivo utilizzato per produrre sia le carni destinate a noi, sia quelle che finiranno nel pet food, non sia certo un esempio di rispetto e di pietà verso gli animali da cui quelle carni provengono.

Packaging e prodotti biologici

Per questo motivo, per il 66% dei proprietari predilige marchi che si servono da allevamenti attenti alla qualità di vita degli animali. Altri parametri rilevanti ai fini della greenness del prodotto, sempre secondo i proprietari, sono l’utilizzo di packaging ecosostenibili (64%) e ingredienti provenienti da coltivazioni biologiche e allevamenti sostenibili (55%).

Oltre ai già menzionati problemi etici e morali, l’allevamento su larga scala, in modo particolare di suini e bovini, comporta anche problematiche più strettamente pratiche, ossia l’impatto devastante sul suolo.
Anche senza pensare agli ettari di foreste abbattuti per fare posto a coltivazioni intensive di cereali, destinati a nutrire questi animali, secondo Arpa, lo spargimento di gas e reflui zootecnici dannosi, talvolta anche illegali, è responsabile di ben il 57,9% del totale delle emissioni inquinanti di ammoniaca e metano, che causano acidificazione del suolo e inquinamento delle falde acquifere e contribuiscono al surriscaldamento globale. L’uso massiccio di antibiotici in questi contesti ingigantisce il problema.

È pur vero che il quantitativo di proteine presente nel pet food proviene in parte da residui di lavorazione dell’industria alimentare, che vengono poi trasformati, tramite processi come l’estrusione, nelle crocchette che ben conosciamo.

Ciò però non abbatte l’impatto ambientale che abbiamo descritto, misurabile attraverso le emissioni di anidride carbonica risultanti dai processi zootecnici e industriali coinvolti nella produzione (la cosiddetta carbon footprint).

Come essere più green: ecologia nel mercato

Una prima scrematura, alla portata di qualunque proprietario, nella direzione di un pet food sostenibile, consiste sicuramente nel documentarsi, tramite le immense quantità di informazioni a disposizione in rete, ma anche grazie ai consigli degli esperti di fiducia (Veterinario, Nutrizionista, Allevatore, Educatore cinofilo…), ricercando marchi attenti a queste tematiche.

E per chi volesse fare un passo in più? È diffusa la convinzione che le diete “casalinghe” o crudiste, come la BARF, o addirittura quelle che prevedono l’introduzione di alimenti vegani, siano più sostenibili oltre che più salutari per i nostri pet rispetto all’alimentazione industriale, ma i Veterinari non sono unanimemente concordi su questo punto. Inoltre, queste particolari diete dovrebbero sempre essere seguite e monitorate da un Veterinario Nutrizionista, specialmente negli animali che soffrono di intolleranze, carenze o ipersensibilità gastrointestinale.

Un’alternativa che potreste prendere in considerazione, è proporre al vostro pet alimenti prodotti con procedimenti meno inquinanti, come ad esempio la pressatura a freddo, o anche un tipo di proteina meno impattante per l’ambiente, come ad esempio quelle provenienti dagli insetti.
Potreste esservi già imbattuti in questi insoliti alimenti nel vostro pet shop, e, se per caso foste rimasti sorpresi o anche un po’ disgustati, ecco qualche buona ragione per cui dovreste ricredervi.

Novel food

I cosiddetti novel food, in cui la fonte proteica principale è costituita per l’appunto da insetti, oppure anche alghe, lieviti, e funghi, sono già una realtà nelle culture alimentari di molti Paesi, e le loro proprietà sono oggetto di ricerca da parte dei più avanzati poli universitari.

Si tratta di proteine di elevato valore nutrizionale, contenenti tutti gli amminoacidi essenziali per i processi vitali nostri e del nostro pet. Sono ricchi di vitamine, minerali, e persino fibre, altamente digeribili e ideali anche per i cani e gatti che soffrono di intolleranze e allergie. Basti pensare che un pasto a base di insetti apporta valori compresi tra i 9,96 e i 35,2 grammi di proteine per 100 grammi, contro i 16,8-20,6 della carne, con un impatto ambientale incalcolabilmente inferiore a quello del cibo proveniente dall’allevamento tradizionale.
Se, nonostante tutto questo, l’idea di propinare a Fido e Micio una ciotola di crocche a base di larve e grilli ancora non vi convince, allora per aiutare l’ambiente potreste orientarvi su un marchio che utilizzi packaging sostenibile.

Packaging sostenibile

Il futuro del packaging è infatti legato all’avvento di materiali innovativi ed ecologici, dai film biodegradabili e compostabili, derivati da componenti vegetali come il mais, fino ai cosiddetti biofilm e bioplastiche, aggregati di cellule microbiche tenuti insieme da una matrice polimerica autoprodotta.

La tendenza attuale è quella di produrre packaging sostenibili monomateriale, in modo che anche il corretto smaltimento risulti più semplice.

Non solo: le buste formato maxi (pensate, per esempio, ai sacchi di crocchette), oltre ad essere più convenienti per il consumatore, possono essere arricchite con speciali tecnologie salva-freschezza per garantire, oltre ad un’ottimale conservazione del prodotto durante il tempo di permanenza (di solito piuttosto lungo) sugli scaffali dei pet shop, anche la possibilità di essere riutilizzate, senza rischio di ossidazione e contaminazione.

Accorciare le distanze

Dobbiamo considerare, oltre a quanto già detto, la possibilità di mettere in atto strategie che per il momento sembrano essere percepite come marginali, quali ad esempio l’utilizzo di filiere più corte per ridurre il peso dei trasporti su strada, che, alla luce della recente crisi energetica e di approvvigionamenti che sta investendo l’industria in maniera generalizzata, nonché della fortissima crescita post-pandemia dell’e-commerce e delle consegne a domicilio, influisce in maniera decisa sui costi e sull’ambiente.

Green non solo nel petfood

La Pet Sustainability Coalition, un’organizzazione internazionale nata proprio per promuovere la consapevolezza sui comportamenti virtuosi e gli stili di vita sostenibili da adottare nella nostra convivenza con il pet, fornisce altri suggerimenti. Ad esempio, prediligere detergenti a base di ingredienti vegetali per l’igiene e la toelettatura del nostro amico e, per quanto riguarda tutti gli accessori che ci possono essere utili, considerare altre possibilità.
Solo per fare un esempio, si trovano facilmente in commercio lettiere per gatti interamente vegetali e buste 100% biodegradabili per raccogliere i bisogni di Fido, grazie alle quali possiamo contribuire a ridurre la quantità di plastica che quotidianamente viene smaltita in modo non differenziato, e quindi scorretto.

Cogliamo l’occasione per ricordarlo. E’ una leggenda metropolitana che i bisognini “concimino il terreno”, anzi sono essi stessi potenziali inquinanti e fonti di batteri pericolosi, quindi raccogliamoli SEMPRE.

Ma c’è dell’altro. I materiali riciclati possono rivelarsi un’ottima scelta nell’acquisto di cucce, guinzaglieria, vestiario, così come è possibile imbattersi in prodotti di ottima qualità anche di seconda mano, se si conoscono i canali giusti dove cercare.

E riguardo ai giocattoli, invece? Questi ultimi sono una nota dolente per qualunque proprietario (e per il suo portafogli…) che abbia a che fare con un cane particolarmente distruttivo. Per i masticatori seriali, la PSC raccomanda la scelta di giocattoli in gomma naturale, durevoli, ecosostenibili e a prova di vandalo!

Attenzione anche a quando si adotta un pet

Insomma c’è davvero un mondo di strategie alla portata di tutti per aiutare un po’ il nostro pianeta. Ma ricordiamoci sempre che una vita sostenibile con il nostro pet inizia sempre nel momento stesso della scelta.

Se avete optato per un animale di razza, affidatevi solamente ad un allevatore qualificato. Vi consegnerà un cucciolo sano, in regola con la necessaria documentazione. Non avrà nessun problema a mostrarvi i genitori del piccolo e l’ambiente in cui vivono.

Oppure, se la razza non vi interessa, rivolgetevi al canile o gattile della vostra città, dove il vostro prossimo migliore amico vi sta già aspettando. Non acquistate mai cuccioli su internet, o da commercianti non tracciabili, che vi propongono scambi in luoghi “neutri” e pagamento solo in contanti.

Oltre al rischio di essere truffati, andreste ad alimentare un mercato nero. Questo sfrutta senza pietà riproduttori e fattrici e sforna a ritmo martellante cuccioli malaticci, infestati di parassiti pericolosi anche per l’uomo, a causa delle scarsissime condizioni igieniche in cui vengono allevati. Inoltre, spesso e volentieri sono anche soggetti instabili dal punto di vista comportamentale.

Non regalate mai animali. La scelta di accogliere un nuovo membro della famiglia a tutti gli effetti deve essere consapevole e condivisa.

Solo così riusciremo pian piano a ridurre il numero di animali abbandonati, non voluti, lasciati in rifugio. Anche questo sarebbe un piccolo grande passo nella direzione della sostenibilità e per sostenere l’ecologia nel mercato del petfood e non solo.

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