Al mio cane manca la parola

Quante volte ci siamo detti, in un impeto di entusiasmo verso il nostro cane, che “gli manca solo la parola”! I nostri amici a quattro zampe hanno una grande capacità cognitiva che li porta ad avvicinarsi molto al nostro essere “uomo”

a cura di FLAVIA BACCILE Educatrice/Rieducatrice A.P.N.E.C.

Tanti cani si siedono, vanno giù, restano fermi se invitati a farlo;

pur non avendo noi provato a spiegare realmente cosa si intenda o come si
faccia, molti cani “sorridono”; molti altri si fanno abbracciare, baciare, prendere in braccio; molti danno la zampa. I nostri amici si prestano a tutta una serie di azioni prettamente umane, poiché, da grandi osservatori quali sono, hanno imparato a dare ad azioni oggettivamente lontane da loro, un significato “amicale” se proposto da noi umani: indubbiamente tutto ciò
necessita una grande intelligenza.

Molti dei nostri amici a quattro zampe hanno imparato così bene il nostro linguaggio da uscire dalla loro specie e assumere quasi una natura “antropomorfa”.

Per scelta o per forza

Forse potremmo però fermarci a riflettere sul fatto che un cane esiste a prescindere da noi, comunica a prescindere da noi, sa come comportarsi a prescindere da noi in quanto essere vivente “altro da noi”, e come tale
provvisto di un registro comunicativo, espressivo, stabilito dal suo DNA di cane. Il suo avvicinarsi al nostro modo di essere e vivere rappresenta quindi una scelta se non a volte addirittura una forzatura da noi imposta.

Nei loro panni

Perché allora non provare a mettere da parte, per quanto possibile, il nostro bagaglio di uomini e provare a scoprire il loro modo di essere, di vivere e anche il loro linguaggio? Seppure a loro modo i cani la parola ce l’hanno,
eccome.

Ogni volta che scegliamo di comunicare con il cane esclusivamente con la parola, lo stiamo invitando ad entrare in un terreno a lui per nulla familiare. Sarebbe opportuno, se non necessario, metterci anche noi in cammino e provare ad incontrarlo a metà strada cercando di conoscerlo attraverso il suo linguaggio di specie, fatto di posture, vocalizzi e tanto altro; di provare a capirlo tutte le volte che cerca disperatamente di trasmetterci la sua gioia, la sua diffidenza o paura; di aprire una autentica
comunicazione con lui, che in caso contrario, difficilmente ci sarà.

Facciamo conversazione

Così facendo potremmo finalmente entrare in un meccanismo che si chiama “conversazione” con il cane. Comunicare anche con il corpo, e non solo con le parole, imparando da lui i silenzi, la calma, fermandoci a capire ed osservare cosa un cane recepisce dal mondo e come lo esterna, ci
permetterebbe di comprenderlo fino in fondo e andare incontro a una
delle sue prime, se non la più importante caratteristica: la
socialità.

Un gioco di squadra

Il cane comunica perché, in quanto animale sociale, ha bisogno di interagire, condividere, organizzare la propria esistenza con l’uomo; osservare per imparare a conoscerci sempre meglio; svegliarsi con un senso di appartenenza verso il nostro gruppo familiare (che si riconferma nel corso di tutta la giornata); sapere a chi affidarsi sempre; riuscire a confermare, crescendo, la propria autonomia e il proprio legame con
l’altro.L’incapacità di entrare in comunicazione con il cane ha
quindi come ulteriore conseguenza il rischio di frustrare
continuamente il bisogno che esso ha di vivere la concertazione, le
scelte di gruppo, il gioco di squadra.

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