Una bellissima foto ritrae Enzo Salvi da bambino accanto ad un pappagallino. Una passione che Enzo Salvi, protagonista di numerosi film di successo sia per il cinema che per la televisione, ha coltivato nel tempo e trasmesso alla sua famiglia “speciale”
A cura di Federica Rinaudo Giornalista Direttore Artistico Pet Carpet Film Festival
Enzo salvi la tua è una famiglia speciale.
Oltre a mia moglie e ai miei figli è composta, infatti, anche da tre pappagalli e tre cani. Si, siamo una famiglia numerosa. Pur “parlando” lingue diverse andiamo d’accordo. Gli animali non posseggono il dono della parola, ma ci comprendiamo perfettamente perché l’amore riesce a fare questi miracoli.
Abbiamo notato una fotografia che ti ritrae accanto ad un pappagallo già in tenera età. Ce la descrivi?
Avevo un anno e mezzo ed ero sul terrazzo di casa accanto al pappagallino ondulato di nome Loreto che mi aveva regalato papà, perché ogni volta mi fermavo incantato ad osservare ogni genere di uccelli davanti ai negozi o sugli alberi. Sono cresciuto con un meraviglioso Épagneul Breton. Per me e mio fratello era uno di noi.
In casa avevamo anche i canarini, ma io portavo sempre a mamma e papà tutti gli animali che salvavo, perfino le lucertole. Poi, in occasione del diploma della terza media, ho ricevuto l’Amazzone Fronte Azzurra parlante e da quel momento sono letteralmente impazzito d’amore per il mio Oscar.
Ed arriviamo ai nostri giorni. Purtroppo poco tempo fa uno dei tuoi pappagalli, Fly, è rimasto vittima di una terribile aggressione. Cosa è accaduto?
Si, ho pensato di morire. Ero con Fly, il mio Ara Ararauna di due anni, ed il mio amico Luigi in mezzo alle campagne di Ostia Antica. Io sono vice presidente di “Passione pappagalli free flight”, associazione punto di riferimento per il volo in libertà, che insegna alle persone a far volare e tornare i pappagalli.
E quel giorno Fly, che colora il cielo d’arcobaleno quando vola, dopo un po’ aveva deciso di riposare su un palo. In quel preciso momento un giovane sbucato dal nulla gli ha tirato dei sassi. Lo ha preso.
È stato il panico. Credevo il mio Fly fosse morto, poiché è caduto a terra da circa 6 metri. Ho urlato contro il giovane che ha aggredito anche noi e poi è scappato. Abbiamo chiamato l’Arma dei Carabinieri e siamo corsi presso la clinica veterinaria per animali esotici del mio amico Paolo Selleri, che per fortuna lo ha salvato.
Una cattiveria inaudita. Tanta crudeltà immotivata verso un piccolo essere innocente. A distanza di tempo ancora non mi capacito dell’accaduto, ma sono sempre più convinto della mia voglia di proteggere gli animali che meritano molto più rispetto di alcuni umani.
Il tuo essere dalla parte degli animali ti ha portato, nell’estate 2020, a ricoprire anche il ruolo di testimonial per la campagna contro l’abbandono degli animali, sempreinsieme@iononliabbandono, lanciata da Roma Capitale, insieme all’amico e collega Maurizio Mattioli. Un’esperienza che mancava nel tuo curriculum.
Si, ci hanno comunicato la scelta prima del triste episodio accaduto a Fly e quindi io e Maurizio abbiamo gioito per l’opportunità che ci veniva concessa di poter dare voce ai più deboli, agli animali che ci stanno tanto a cuore e che molti maltrattano o abbandonano senza un briciolo di coscienza.
Il genere umano crede, erroneamente, di avere il diritto di comandare su tutto, compresa la natura e l’ambiente con i suoi abitanti. Ma questo mondo è di tutti anche degli animali che non vanno presi e poi lasciati come un pacco. L’adozione deve essere un gesto consapevole e responsabile.
Jerry, Kikko, Fly, poi Zeus, Tyson e Peggy. Chi si occupa di loro quando sei fuori per lavoro?
Quella Santa di mia moglie Laura. Lei prepara la colazione ai pappagalli e pensare che all’inizio aveva paura di tenere tra le mani perfino un passerotto. Oggi, invece, cura Ara Ararauna e Cacatua di grandi dimensioni.
Quando mi sono sposato mio figlio mi ha donato il Pastore tedesco Victor, che ho amato tantissimo, e piano piano siamo riusciti a far socializzare le diverse specie, sempre sotto la mia supervisione. Pensate che i pappagalli chiamano i cani per nome.
I momenti più intensi o curiosi con i tuoi pet?
La prima volta che ho portato Peggy, la mia vivacissima Labrador, a fare il bagno; è stato emozionante. Di solito all’inizio sono un pò titubanti ma lei è lei. Si è tuffata subito ed ha perfino recuperato una pallina rimasta sul fondo della piscina.
I momenti più curiosi sono al mattino quando porto i cani a passeggiare. Mi alzo presto per farli giocare nell’area cani e con loro è uno spasso quotidiano.
E arriviamo alla domanda finale. Il Pet Carpet Film Festival ti ha visto per ben due volte tra i protagonisti. Prima con la consegna del premio “Una vita a 4 zampe” e nel 2019 come presidente di giuria. Presente anche nell’edizione 2020. Cosa significa per te questa kermesse?
Sono orgoglioso di partecipare a questa manifestazione che riesce a toccare temi importanti e coinvolgere appassionati da ogni luogo d’Italia con varie testimonianze o storie, raccontate sottoforma di video.
Le immagini hanno un potere diverso, arrivano dritte a sensibilizzare gli animi. C’è tanta energia positiva nella serata finale e lo spirito di questa kermesse ti conquista, ti coinvolge.
Se ami gli animali è il posto giusto dove confrontarsi e condividere emozioni. E mi piace l’idea di chiudere questa intervista con un pensiero dedicato al mio Victor: “I cani sono angeli scesi dal cielo per condividere con noi la loro breve vita donando a noi amore incondizionato”.
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