Per cani e i gatti, con le dovute differenze tra le due specie, si evidenzia la corretta alimentazione nel petfood con prodotti con carne fresca.
A cura del Dott. VALERIO GUIGGI – Medico Veterinario Specialista in Ispezione degli Alimenti
Cani e gatti sono animali, per loro natura, carnivori.
La carne è un ingrediente diffusissimo nella quasi totalità dei prodotti per cani e gatti. Come è possibile immaginare, però, la carne non è tutta uguale ed esistono numerose differenze nell’ambito della qualità.
L’appetibilita dei prodotti industriali
L’aspirazione massima sarebbe quella di poter nutrire gli animali con carne fresca, che dovrebbe rappresentare la prima scelta; questo è possibile ma deve essere fatto nel complesso di un’alimentazione casalinga correttamente formulata e bilanciata da un Medico Veterinario, sulla base delle esigenze del proprio animale.
Poiché non tutti i proprietari hanno la possibilità di preparare i pasti al proprio animale, e poiché non tutti gli animali (solitamente i gatti creano qualche difficoltà) vogliono mangiare la carne fresca, l’alternativa è quella di scegliere prodotti industriali che contengano, se possibile, carne di qualità.
Leggere l’etichetta
Molti proprietari cercano quindi di leggere le etichette dei prodotti che acquistano cercando, appunto, questo ingrediente nella lista riportata sulle confezioni: la dicitura“carne fresca”, dovrebbe essere se possibile al primo posto perchè questo significa che è presente in maggior quantità rispetto agli altri ingredienti.
Tuttavia, questo approccio in virtù dell’attuale normativa mangimistica è riduttivo, e lascia spazio alla possibile scelta di prodotti che hanno una qualità inferiore a quella attesa: per questo motivo è utile capire qual è il percorso della carne fresca nel petfood, per capire come scegliere i prodotti migliori.
La carne fresca: cos’e e come puo essere utilizzata
La carne utilizzata nei prodotti alimentari è sempre la carne ad utilizzo umano che, per motivi vari, non viene commercializzata nella normale catena di vendita per l’uomo e si sposta nella produzione dei prodotti per cani e gatti.
Non tutta la carne, però, diventa croccantini o comunque un prodotto secco. Ci sono, infatti, vari declinazioni che rimangono sempre nel circuito Petfood. Vediamo le principali.
Alimentazione con carne fresca cruda
Detta legalmente anche “carne greggia”, si tratta di carne venduta senza cottura, generalmente congelata, ed utilizzabile (una volta scongelata) direttamente dal proprietario.
La carne cucinata
Alcune aziende mangimistiche preparano dei pasti freschi per gli animali. Queste aziende cuociono la carne fresca esattamente come si farebbe in casa, preparando un pasto completo per la specie di riferimento.
Questo tipo di alimento, avendo subito solo una cottura standard (ad almeno 90 gradi al cuore, come richiesto dalla normativa) può avere un deterioramento microbiologico, per questo viene conservato esclusivamente in frigorifero e deve essere consumato entro pochi giorni dalla produzione.
La carne presente negli alimenti umidi
La carne viene inserita nella scatoletta o nella bustina e, una volta chiusa la confezione, viene cotta. In questo modo la temperatura che aumenta all’interno, arrivando ad un valore di circa 120 gradi, uccide tutti i batteri presenti all’interno anche quelli in forma vegetativa (per assicurare l’assenza del Clostridium botulinum).
I prodotti sono conservabili a lungo anche a temperatura ambiente. Una volta aperti e non consumati nell’interezza, dovranno essere messi in frigo.
La carne essiccata
È la tipica lavorazione della carne presente nei croccantini. La carne, inizialmente fresca, viene cotta, essiccata e sfarinata, quindi utilizzata come materia prima per gli alimenti che non contengono acqua, ovvero gli alimenti secchi, tra cui i croccantini.
Gli alimenti secchi si conservano a lungo a temperatura ambiente, anche non confezionati, infatti non avendo acqua non rischiano una moltiplicazione batterica. Sul prodotto industriale è importante non soffermarci solo sulla dicitura “carne fresca” ma analizzare i procedimenti utilizzati nella lavorazione per capire il livello di qualità.
E solo carne?
La carne viene definita dal Reg. UE 2017/1017 come il muscolo scheletrico dell’animale, ovvero quella parte che identifichiamo normalmente come “carne”. Si tratta di una considerazione non trascurabile, perché normalmente possono essere inserite nei prodotti anche altri derivati di origine animale, come gli organi e le ossa.
Per questo, per capire se il prodotto che abbiamo davanti sia composto solamente dalla carne, è utile cercare in etichetta la denominazione “Carne di…” (pollo, agnello, suino, etc.), perché il corrispettivo generico (“pollo”, “agnello”, “suino”, ma anche “pollo fresco” invece che “carne di pollo fresco”) identifica la presenza di altre parti dell’animale che non sono la carne. In particolare le ossa sono un elemento che riduce la qualità del prodotto.
Da notare, inoltre, la differenza tra “carne di…” e “carne e derivati”, queste due denominazioni, per quanto simili, sono molto diverse, in quanto fanno riferimento a due diverse normative. Con la prima si intende infatti il muscolo della specie indicata, mentre con la seconda si intende qualunque prodotto derivato dalla carne.
Le aziende possono scegliere a quali delle due normative fare riferimento, per cui dal punto di vista del consumatore è importante sapere che “carne e derivati” rappresenta una denominazione che si riferisce ad un prodotto di qualità molto inferiore rispetto a “carne di…”.
Come e stata lavorata?
Escluso il particolare caso di “carni e derivati”, che non ci da alcuna informazione sulla lavorazione, in tutti gli altri casi la denominazione “carne” può essere accompagnata dal metodo di lavorazione utilizzato per produrre quell’alimento.
La lista degli ingredienti fa sempre riferimento allo stato della carne all’inizio del processo produttivo. In particolare, l’indicazione “carne fresca di…” identifica un’azienda che ha acquistato carne fresca che poi ha lavorato.
A differenza, ad esempio, della “carne disidratata”, che fa il suo ingresso nello stabilimento già come farina di carne. Cercare quindi “carne fresca” indica in generale un numero di lavorazioni inferiori rispetto a “carne disidratata”, o “carne idrolizzata”, o ancora “proteine di…”, che rappresentano processi di lavorazione ulteriori.
La carne fresca è cotta, come richiesto dalla normativa, per poi essere utilizzata nel prodotto che andiamo ad acquistare.
L’etichetta va sempre considerata in virtù di tutti gli ingredienti presenti negli alimenti, e non per la presenza di un ingrediente che ci piace particolarmente.