Separazione o divorzio A chi affidare il cane o il gatto?

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In caso di separazione o divorzio le decisioni da prendere sono molto numerose e spesso anche dolorose. Cosa fare quando all’interno della famiglia che si sta separando gli animali d’affezione sono contesi come se fossero anch’essi figli della coppia? A chi è meglio affidare cane e gatto?

A cura di Elena Braghin giornalista e copywriter freelance

Cosa fare quando all’interno della famiglia che si sta separando gli animali d’affezione sono contesi come se fossero anch’essi figli della coppia? A chi è meglio affidare cane e gatto?

Cosa dice la legge in caso di separazione o divorzio

È importante precisare che in Italia ancora non esiste una legge che regoli nello specifico l’attribuzione degli animali domestici in caso di separazione o divorzio. Sebbene negli ultimi decenni vi sia stato un costante aumento di sensibilità e di senso di responsabilità nei confronti degli animali domestici e del loro benessere, questi sono ancora considerati dal nostro ordinamento come delle “cose”.

Esseri senzienti

Il diritto italiano si suddivide in due grandi categorie semantiche: le persone e le cose. Va da sé, che cani e gatti non si adattino a nessuna delle due categorie, ma il diritto è sempre piuttosto lento a adattarsi e, per ora, non esiste una terza categoria dove poter inserire gli animali d’affezione.
Fortunatamente, diversi casi giunti nei tribunali di tutta Italia hanno delineato una prassi che va modificandosi, seppur lentamente, in direzione del comune sentire dei cittadini. Ne è un esempio una pronuncia del Tribunale di Milano in cui si specifica che gli animali non possano essere considerati “cose”, ma “esseri senzienti” (Trib. Milano, sez. IX, 13/03/2013).

La prassi nei tribunali per separazione o divorzio

Nei casi di separazione o divorzio, era prassi di molti giudici non intervenire riguardo all’affidamento di cane o gatto conteso. In molte occasioni, nonostante un’esplicita richiesta della coppia, le sentenze non si sono pronunciate sul tema “animali domestici” (Trib. Milano, ord. del 2/03/2011).

L’atteggiamento comune era quello di non voler porre sullo stesso piano l’affidamento dei figli rispetto all’affidamento di cane e gatto, preferendo invitare le parti a trovare un accordo sulla futura gestione degli animali domestici fuori dalle aule di tribunale, meglio se con atto privato o altra scrittura dalle caratteristiche simili ad un contratto.

Solo in pochi casi di separazione consensuale i giudici hanno convalidato gli accordi presi tra i coniugi sulla gestione degli animali d’affezione. Tutto questo fino al febbraio 2019, quando una sentenza del Tribunale di Sciacca ha posto le basi per delineare, anche in sede giudiziale, i criteri di affidamento di cane e gatto in caso di separazione o divorzio.

Coppia di conugi che litigano in bianco e nero
Gli animali non possano essere considerati “cose” ma “esseri senzienti”!

Il caso della sentenza di Sciacca

La sentenza del Tribunale Ordinario di Sciacca (Trib. Sciacca, decr. del 19/02/2019) si è posta all’attenzione del mondo giuridico: il giudice si è pronunciato in favore di un affidamento condiviso del cane della coppia, non meno di quanto sarebbe avvenuto per un figlio.

La coppia possedeva insieme un cane e un gatto, in sede di separazione è stato demandato al giudice di pronunciarsi sulla loro gestione. Riguardo al gatto la decisione fu presto presa: essendo la donna allergica, l’animale fu affidato esclusivamente all’ex-marito. Il cane, invece, venne assegnato in affidamento condiviso.

I due ex-coniugi dovranno distribuire equamente il tempo da passare con il proprio cane, che ora dovrà convivere a settimane alterne con la donna e con l’uomo; infine, le spese per le sue cure dovranno essere divise al 50%.

Il giudice siciliano ha precisato che “il sentimento per gli animali costituisce un valore meritevole di tutela, anche in relazione al benessere dell’animale stesso”.

I criteri di valutazione secondo la sentenza

La sentenza del Tribunale di Sciacca ha delineato una serie di criteri in base ai quali il giudice ha stabilito la sua pronuncia. Questi criteri forniscono una linea guida per le sentenze a venire, portando anche gli altri giudici a considerare che:

  • Il sentimento verso i propri animali costituisce un valore meritevole di tutela;
  • L’ intestazione del microchip non è vincolante in sede di affidamento;
  • Si deve tener conto del benessere dell’animale;
  • L’identità dell’animale deve potersi sviluppare nel modo migliore;
  • Le spese veterinarie e straordinarie dovranno essere equamente divise (in questo caso 50%).

Il futuro normativo

Le leggi sono spesso lente a adattarsi al sentire comune, ma la direzione da seguire è probabilmente quella intrapresa dal giudice della pronuncia di Sciacca. Intanto, in Parlamento giace una proposta di legge che vorrebbe introdurre uno specifico riferimento all’affidamento degli animali domestici in caso di separazione o divorzio, grazie all’aggiunta dell’art. 445-ter “Affido degli animali famigliari in caso di separazione dei coniugi” nel Codice Civile. Le disposizioni contenute in questo nuovo articolo sarebbero valide anche in caso di cessazione della convivenza.

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