L’ E-commerce e i social Network ai tempi della pandemia ci ha dimostrato che non va visto come una minaccia ma come una risorsa che se ben spesa non porterà alla chiusura di tante piccole attività commerciali bensì alla loro rivalutazione in un’ottica di multicanalità.
A cura di Silvia Bosio
La web-economy in Italia
Sono passati poco più di vent’anni dall’arrivo in Italia della web economy e già ci troviamo di fronte ad una nuova rivoluzione digitale. Che, sebbene scritta tra le righe di una pagina buia della nostra epoca, ci è venuta in aiuto sotto tanti aspetti.
In un periodo dove il distanziamento sociale non è solo un obbligo ma un segno di grande responsabilità individuale. I social network, assolvendo forse al compito di chi li aveva concepiti, ci permettono di mantenere vivi i rapporti più stretti a distanza.
Riusciamo a non sentirci soli condividendo momenti della giornata attraverso una chat e fissando riunioni con i colleghi in videoconferenza, il tutto rigorosamente da casa propria.
E-commerce social network e pandemia
Durante il lungo periodo della pandemia anche l’e-commerce ha vissuto il suo momento di maggior diffusione. Per qualcuno è diventato l’unico canale per poter comprare i beni necessari durante l’isolamento. Per altri è stata una nuova esperienza e per altri ancora un modo per poter acquistare oggetti per il fitness o per l’hobby preferito durante le giornate di quarantena.
È innegabile quindi che l’e-commerce, ancora troppe volte visto con diffidenza, sia stato di grande aiuto per risolvere piccoli e grandi problemi, in un momento in cui ci siamo trovati a fare i conti con la limitazione della nostra libertà di movimento.
In virtù forse della sua capillarità e della funzione quanto mai strategica, la vendita online, per qualsiasi categoria di prodotti; non è mai stata toccata dalle misure restrittive cha hanno costretto invece tantissime serrande a rimanere abbassate per settimane.
Tutti questi fattori hanno contribuito ad un vero e proprio boom di vendite (si stima fino all’80% per alcune categorie) tanto da dover portare un colosso come Amazon ad ottimizzare le proprie risorse sospendendo la vendita di intere categorie di prodotti.
Anche la rete distributiva ha sofferto tanto da indurre i corrieri a chiedere esplicitamente alla cittadinanza di acquistare online solo merci strettamente necessarie, al fine di scongiurare il collasso del sistema di consegna.
Come hanno reagito i colossi dell’ecommerce
In un paese come l’Italia dove il volume dei prodotti fisici venduti online è ancora decisamente più basso rispetto a paesi come la Germania, la Francia e la Gran Bretagna, anche gli e-commerce più strutturati non sono riusciti ad assorbire l’impennata delle vendite senza contraccolpi.
Se si pensa, come dicevamo, che Amazon, l’e-commerce più strutturato del mondo occidentale, si è trovato per la prima volta a doversi dare delle priorità di consegna, è facile immaginare quanto poco il sistema fosse preparato ad un’eventualità come quella che si è verificata.
Complice il personale ridotto, forse anche per via di alcuni contagi con conseguente quarantena, pochi giorni dopo il lockdown il colosso di Seattle ha comunicato di non poter più garantire la sua famosa consegna “prime” lasciando spazio a diverse riflessioni.
E come hanno reagito le pmi italiane
La funzione di stabilizzatore commerciale è passata quindi nelle mani dei tantissimi negozi online italiani. Si stima che circa il 10% delle PMI italiane vendano online (Fonte Casaleggio 2018). Ed è a loro, ancora una volta, che l’Italia si è affidata per tenere testa all’enorme domanda di beni di prima necessità.
Le nostre aziende non si sono tirate indietro nonostante le difficoltà oggettive dovute a strutture non sempre duttili e all’aumento poderoso dei volumi di vendita. Sono riuscite, sebbene in tempi non sempre veloci, a soddisfare tutte le richieste.
Tante iniziative per rendere gli acquisti online piu’ facili
Tante sono state anche le iniziative delle associazioni di categoria, delle reti di imprese e di gruppi autonomi per aiutare artigiani e commercianti a portare la loro offerta online in tempi strettissimi o per organizzare sistemi di consegna a domicilio per i negozi di quartiere.
Altra testimonianza questa, della capacità delle nostre imprese di reagire con prontezza ad una condizione critica.
Tra le iniziative più interessanti, quella di un gruppo di giovani ingegneri del Politecnico di Torino; che mettono a disposizione, in tempi record, una piattaforma online gratuita per le consegne a domicilio in tutta Italia. Il sito è raggiungibile digitando https://loconsegno.io/
Il futuro dell’e-commerce e dei social dopo la pandemia
Probabilmente le infrastrutture del nostro paese non sono ancora pronte per gestire senza impaccio un livello di vendite online così alto per lunghi periodi; a meno che di un repentino cambio di impostazione nelle modalità distributive.
Quando le città torneranno a dover fare i conti con il problema del traffico, del parcheggio e dell’inquinamento, i tempi medi per effettuare una consegna torneranno ad allungarsi. Con la conseguenza che il numero di consegne portate a buon fine sarà più basso. Si potrebbe aumentare i furgoni in circolazione ma questo non farebbe altro che ampliare altre problematiche come l’inquinamento o la scarsa qualità del lavoro.
Occorrerà invece ripensare sia la filiera distributiva perché diventi più sostenibile per l’ambiente sia la consegna dell’ultimo miglio perché diventi più a misura d’uomo. La sfida è tutt’altro che facile specie dopo un’accelerata così forte che ci lascia un messaggio chiaro, ovvero che il tempo a disposizione per migliorare il sistema è meno di quello che pensavamo.
Ricordiamoci infine che e-commerce non significa soltanto acquisto di beni fisici da consegnare servendosi di un corriere;, e-commerce è anche l’acquisto di beni immateriali come biglietti elettronici, software o e-book. Rientra nel commercio elettronico anche la prenotazione e il pagamento di un pasto, da ritirare presso la nostra gastronomia di quartiere. O di un trattamento nel nostro centro estetico preferito.