Le patologie parassitarie del coniglio da compagnia, sono più frequenti di quanto non si pensi, soprattutto se viene allevato in maniera rurale o se convive con altre specie animali domestiche.
A cura della Dott.ssa EMANUELA TETTA Medico Veterinario – Adelfia (BA) Emanuela.tetta@virgilio.it
Sverminazione sì, sverminazione no!
Prima di procedere all’elencazione delle parassitosi, che più frequentemente colpiscono il coniglio da compagnia, è importante fare alcune precisazioni. I conigli acquistati, si raccomanda di portarli all’attenzione di un Medico Veterinario specializzato, che deve “assolutamente sverminarlo”, così come avviene per i cani e gatti.
Il consiglio è giusto solo in parte in quanto, una volta acquistato il coniglio deve essere sottoposto ad una serie di indagini; tra cui un esame coprologico, indipendentemente dall’età presuntiva del coniglio.
Il concetto di “sverminazione”, però, non trova applicazione pratica nel coniglio da compagnia, così come la si intende per il cane e il gatto. La ricerca di ecto ed endoparassiti è limitata all’evidenziazione occasionale nelle feci o sul corpo del coniglio di parassiti, durante l’acquisto o la visita clinica.
Identificati devono essere prontamente trattati in quanto, per alcune parassitosi, esiste il rischio reale, che possano contagiare, non solo gli animali ma anche l’uomo (zoonosi).
Non esiste dunque un protocollo per la sverminazione del coniglio ma la parassitosi viene trattata nel momento in cui si è accertata la sua presenza. E’ l’allevatore che deve garantire il perfetto stato di salute del coniglio che sta cedendo immettere sul mercato animali già parassitati e dunque ammalati.
È evidente che oggi la commercializzazione e la detenzione di questi nuovi animali da compagnia lascia molto a desiderare; anche e soprattutto per la carenza di precise disposizioni di legge che mirino a tutelare il welfare di questi piccoli animali.
Cosa si intende per patologie parassitarie nel coniglio
Sotto il termine di “patologie parassitarie del coniglio” si raggruppano una serie di forme morbose, che riguardano sia i parassiti interni (elminti, coccidi, etc.), che i parassiti esterni (acariasi).
Dal punto di vista epidemiologico è fondamentale sapere la provenienza del coniglio, per valutare se le parassitosi sono state contratte prima o successivamente all’acquisto. Infatti le infestioni sono meno frequenti nei conigli provenienti da allevamenti amatoriali rispetto a quelli che vivono allo stato brado o conviventi con altre specie animali.
Parassiti interni o endoparassiti
Tra le parassitosi interne, che più o meno frequentemente, si rilevano nel coniglio da compagnia, si annoverano una serie di microrganismi definiti “opportunisti”.
Ossia che, pur comportandosi come commensali, determinano per lo più infezioni che si risolvono spontaneamente; in presenza di deficit immunitari, però, acquistano una spiccata patogenicità, causando processi infettivi molto severi, anche ad esito letale.
La maggior parte di essi hanno una predilezione per l’apparato digerente mentre alcuni riescono a colonizzare diversi organi manifestando sindromi di diversa natura e gravità.
Coccidi
Tra i parassiti che più frequentemente vengono isolati dall’esame coprologico sono i coccidi. La coccidiosi è una malattia parassitaria molto diffusa e assume carattere di particolare gravità, quando colpisce i soggetti giovani.
I coccidi del genere Eimeria parassitano le cellule intestinali (coccidiosi intestinale), dove si sviluppano e si riproducono, provocando sindromi da malassorbimento, stentato accrescimento e diarrea; mentre una sola specie (Eimeria stiedae), si sviluppa e si riproduce negli epiteli dei dotti biliari (coccidiosi epatica).
La parassitosi si trasmette attraverso l’ingestione delle forme infettanti (oocisti), che contaminano gli alimenti, il pavimento, le gabbie quando il coniglio vive in ambienti scadenti e in cattive condizioni igieniche.
Meno frequente è l’evidenziazione dei criptosporidi, il cui agente eziologico, è il Cryptosporidium parvum che una volta entrato nell’intestino causa atrofia dei villi intestinale e una grave diarrea e infine, la morte del coniglietto.
Anche i sarcosporidi e la giardia sono poco presenti; entrambi parassiti, sono responsabili di diarrea, meteorismo e grave enterite.
Encephalitozoon cuniculi
Un’altra parassitosi di comune riscontro è l’Encefalitozoonosi, un protozoo chiamato Encephalitozoon cuniculi, che mostra uno spiccato tropismo per il sistema nervoso centrale rendendosi responsabile del cosiddetto “torcicollo”, mentre a livello renale, provoca una grave nefrite interstiziale granulomatosa. Il parassita viene eliminato attraverso le urine.
Elminti
Oltre ai Protozoi vi sono altri parassiti interni come gli elminti che sono parassiti che presentano una fase larvale e una fase adulta con la formazione di “vermi” tondi o filiformi o proglottidi che somigliano molto a chicchi di riso e che vengono evacuati con le feci.
Tra le malattie sostenute dagli elminti si annoverano la Cisticercosi, la Cenurosi, la Tricostrongilosi, la Ossiuriasi, l’Echinococcosi, Fascioliasi e Dicroceliosi.
Tutte queste forme parassitarie non sono di comune riscontro nel coniglio da compagnia come lo sono invece nei conigli che vivono in ambienti rurali a stretto contatto con altre specie animali.
È importante però sottolineare che anche il coniglio, alla stregua degli altri animali domestici, può essere contagiato dagli stessi parassiti, che normalmente si rinvengono nel cane e nel gatto o di altre specie animali conviventi. Poiché le infestioni possono essere causa di morte del coniglio, è fondamentale che, non appena acquistato, venga portato all’attenzione di un Medico Veterinario, per eseguire un esame coprologico di routine. Evitare comunque la promiscuità con altre specie animali.
Parassitosi esterne o ectoparassiti
Tra le parassitosi esterne, particolare importanza assumono alcuni tipi di affezioni dermatologiche che possono essere trasmesse anche all’uomo.
Le rogne del coniglio
Nel coniglio si rilevano vari tipi di rogna sostenuti da agenti parassitari diversi. Particolarmente frequenti sono la rogna psoroptica, causata da Psoroptes cuniculi e la rogna sarcoptica, causata dal Sarcoptes scabiei var. cuniculi.
Gli acari del genere Sarcoptes vivono sulla superficie cutanea, ma, dopo la fecondazione, le femmine scavano delle gallerie nello spessore dell’epidermide, si nutrono delle cellule e depongono le uova. Gli acari del genere Psoroptes hanno, invece, un rostro lungo e appuntito.
Essi rimangono sempre sulla superficie dell’epidermide tra le croste e, data la sua conformazione atto a pungere, infiggono il rostro fino agli strati profondi, succhiando il sangue e la linfa, che fuoriescono dalle punture.
Le femmine depongono le uova sulla superficie cutanea alla periferi delle lesioni. Con i loro movimenti, rosicchiamenti, perforazioni e con la penetrazione dei loro secreti (soprattutto saliva), gli acari provocano direttamente alterazioni della pelle e prurito, che inducono il coniglio a grattarsi, sfregarsi e mordersi, creandosi serie lesioni cutanee.
La rogna rossa o rogna demodettica (Demodex cuniculi), viene segnalato
come residente del follicolo pilifero, è rara nel coniglio.
Sintomi di rogna
Oltre una copiosa caduta del pelo dalle zone interessate dall’attività dell’acaro, si può rilevare una presenza abnorme di squame, papule, vescicole, pustole e croste. Gli acari però, non hanno una vita lunga né sul corpo dell’ospite, né nell’ambiente esterno; al di fuori del corpo vivono al massimo 10 giorni ma se le condizioni ambientali sono favorevoli anche 6
settimane.
Modalità di contagio
La trasmissione può essere diretta o indiretta. Nel primo caso, si ha un contatto di un animale sano con uno ammalato, nel secondo, mediante attrezzi, gabbie, mezzi di trasporto, insetti, topi, ratti; o con soggetti e oggetti che hanno contatto con animali infestati, consentendo l’arrivo sulla cute dei soggetti sani di uova, larve, ninfe ed acari adulti.
Spesso, quando vengono acquistati, i conigli possono essere completamente
asintomatici e privi di tipiche lesioni da artropodi o micotiche. Successivamente, però, l’animale può subire un abbassamento delle difese
immunitarie, dovuto allo stress che comporta il cambiamento del management ambientale ed alimentare.
In questi casi, se l’acaro era già presente sul mantello o sulla cute prende il sopravvento, manifestando la malattia. Poiché alcune rogne, sono trasmissibili all’uomo, è sempre buona norma non manipolare il coniglio, soprattutto da parte dei bambini e degli anziani; fino a quando non è stato visitato da un Medico Veterinario e completato il periodo di quarantena.
Acari del mantello e degli annessi cutanei Cheyletiellosi
La Cheyletiella parasitovorax è un acaro della pelliccia che può infestare l’uomo, il cane e il gatto. Si nutre di detriti cutanei, generalmente rimane
sulla superficie cutanea anche se è in grado di scavare gallerie, negli strati
più profondi della stessa.
I conigli infestati manifestano diradamento del pelo e una squamosità soprattutto a livello della regione cervicale dorsale, del dorso e della groppa. Il prurito, quando è presente, è lieve o moderato. Più rara ma non meno frequente è l’infestazione da un acaro, più specifico dei caviomorfi ma che può infestare anche il mantello del coniglio, come il Listrophorus gibbus. È un acaro del pelo e anch’esso si localizza prevalentemente sul dorso e sui fianchi.
Pulicosi
Le infestazioni da pulci, indotte da Cyenocefalides felis e Spilopsyllum cuniculi, possono occasionalmente colpire i conigli domestici, specie nelle case in cui vivono più animali. L’infestazione da pulci si manifesta essenzialmente con il prurito.
Miasi
La miasi è una sindrome parassitaria, causata dalle larve di mosca. Sono numerose le famiglie di ditteri che possono infestare il coniglio, come anche altri animali domestici, nonché l’uomo. Questo tipo di infestazione è tipica di condizioni igieniche scadenti, che riguardano non solo l’ambiente ma anche lo stato di salute del coniglio e dunque l’igiene personale.
Pediculosi
La pediculosi è piuttosto rara nel coniglio da compagnia e si riscontra di solito nei soggetti provenienti da ambienti rurali o insalubri; e sembra prediligere i giovani, piuttosto che gli adulti.
Il pidocchio del coniglio è il Haemodipsus ventricosus e vive agganciato ai peli del dorso e dei fianchi; causando prurito e quindi atteggiamenti di strofinamento e autotraumatismo di queste aree, con la comparsa di lesioni secondarie.
Le infestazioni gravi possono comportare anche segni sistemici legati all’anemia, quindi debolezza e dimagrimento. Le patologie parassitarie da ectoparassiti, poiché sono molto frequenti nel coniglio da compagnia; devono essere adeguatamente trattate e contenute, improntando un piano di profilassi sanitaria, che riguarda l’igiene ambientale ma anche e soprattutto alimentare.
Evitare patologie parassitarie fondamentale è la profilassi vaccinale del coniglio.
L’utilizzo sistematico di antiparassitari esterni non trova nessuna giustificazione pratica così come avviene per il cane e il gatto. Il coniglio deve essere trattato solo se sussistono prove certe di infestione, la cui diagnosi deve essere formulata solo attraverso raschiati cutanei e l’identificazione dell’acaro, responsabile della malattia.
Inoltre, è importante non utilizzare antiparassitari esterni, che possono essere letali per il coniglio. Perciò seguire sempre le indicazioni suggerite, dal Medico Veterinario.
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