La memoria del cane

Nel corso della sua vita il nostro amico a quattrozampe deve imparare tante cose

cura del Dott. MAURIZIO DIONIGI – Presidente dell’Associazione Professionale Nazionale Educatori Cinofili – www.apnec.it

Una memoria da cani

Il cane deve poter conoscerci e rapportarsi con noi “bipedi”, saper vivere in un contesto “civile” e allo stesso tempo interagire coi propri simili in maniera equilibrata e corretta… per fare tutto questo la quantità di informazioni che Fido deve conoscere è sorprendente, tanto che non possiamo fare a meno di domandarci: un cane può tenerle a mente tutte o è portato a dimenticarne alcune? Ricorda meglio le esperienze vicine o lontane? Per ricordare una cosa deve ripeterla molte volte? A parlarcene è il dr. Maurizio Dionigi, presidente dell’Apnec (Associazione Professionale Nazionale Educatori Cinofili)

Memoria e Memorie

“Nel caso del cane – dice Dionigi – occorre parlare di memorie. Sono più di una e, prima di ogni altra , è necessario descrivere la “memoria di razza”. Come dice la parola, la memoria di razza è comune a tutti i cani della medesima razza e riguarda le funzioni per le quali la razza stessa è stata selezionata. Secondo alcuni autori questa si è attenuata nel tempo sino a sparire in una sorta di oblio nella maggior parte degli esemplari perché relegati, nella nostra società, alla funzione di pura e semplice compagnia. Non condivido questa tesi; al contrario, attribuisco alla memoria di razza una precisa responsabilità nella determinazione del comportamento di ciascun soggetto.

Proprio per questo ritengo che ogni cane, anche se deve fare “solo” compagnia debba avere modo di svolgere l’attività che è propria della razza a cui appartiene. Così, ad esempio, un Beagle deve, e sa, trovare e seguire una traccia, un Setter deve, e sa, impegnarsi in ampie e veloci ricerche,
un Rottweiler deve, e sa, difendere… e potrei continuare.

“Le funzioni specifiche di ogni razza, rimangono impresse nella memoria del cane ed è come se rappresentassero una sorta di meta alla quale tendere. Un Beagle utilizzato come cane da compagnia non ha certamente mai visto un cinghiale eppure portatelo sulla traccia dell’ungulato e non esiterà a seguirla; non avrà l’esperienza di un vecchio cacciatore, ma scoprirete nel vostro amico un’ostinazione e un impegno insospettabili.

Ma non è ancora tutto: dopo essersi cimentato sulla traccia le sue performance miglioreranno in ogni altro campo ( agility, obbedience e via discorrendo…). Questo perché memoria di razza è latente in ogni momento della vita del nostro cane e agire in base ad essa rafforza le motivazioni ad apprendere.”L’esistenza della memoria di razza non può essere mai ignorata e, meno che mai, quando dobbiamo scegliere il cane più adatto a noi!

Cani… urbanizzati

“Detto questo – prosegue Dionigi – dobbiamo poi prendere in esame quella memoria che permette al cane di trattenere informazioni ed esperienze.

Le richieste che presentiamo al nostro amico sono sempre complesse e richiedono ogni volta l’associazione tra uno o più comandi e uno o più comportamenti. (In parole povere: il cane sa sedersi da solo, l’oggetto dell’apprendimento è farlo a comando!).”E’ su queste associazioni che il cane urbanizzato deve utilizzare la propria memoria.

A questo punto la domanda è: dopo aver condotto le sequenze di apprendimento nel modocorretto che cosa determina la loro fissazione nella memoria o il loro oblio?Per una memorizzazione efficace e permanente ritengo importanti alcuni elementi: la coerenza con la memoria di razza, la consuetudine con il lavoro, la progressione nella complessità delle richieste, la motivazione. In altre parole: se rispettiamo il nostro cane e utilizziamo il metodo naturale…più chiediamo, più il cane è motivato, più il cane apprende!”

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