Carpa Giapponese

Conosciute anche come carpe giapponesi, le carpe koi sono le coloratissime forme domestiche della carpa selvatica comune (Cyprinus carpio), diffusa originariamente nei fiumi e nei laghi del Medio Oriente e dell’Eurasia.

A cura della Dott.ssa FEDERICA MICANTI – Medico Veterinario

La CARPA GIAPPONESE un’ amica che viene da lontano

Grazie alla sua estrema rusticità e resistenza (anche alla carenza di ossigeno e all’inquinamento dell’acqua), la carpa fu introdotta in passato in molti paesi per essere allevata per l’alimentazione umana. Quando fece la sua comparsa in Cina ed in Giappone, si ebbero delle mutazioni rispetto al colore originario e comparvero dei soggetti rossi, bianchi e perfino blu.

Sappiamo per certo, grazie a degli studi effettuati a tal proposito, che già nel 1800 in Giappone venivano allevate carpe a scopo ornamentale. Nei secoli successivi comparvero numerose altre varietà di colore.

Come sono fatte le carpe giapponesi?

Le carpe koi dal punto di vista anatomico non sono molto diverse dalle loro parenti selvatiche. Le caratteristiche che si discostano sono la colorazione vivace, la presenza di pinne più grandi e la forma del corpo più affusolata.

Le dimensioni corporee dipendono da molti fattori come l’alimentazione, il numero di individui presenti nello stesso ambiente e le dimensioni della vasca. Di solito l’accrescimento è abbastanza rapido, sempre che siano rispettate le giuste condizioni di allevamento. Infatti già verso i 5 anni possono raggiungere i 60 centimetri.

Questi pesci non hanno denti, solo a livello della faringe possiedono delle proiezioni chiamate “denti faringei” che hanno la funzione di triturare grossolanamente gli alimenti.

Barbigli

Caratteristica peculiare delle carpe koi è la presenza di due “barbigli” su ciascun lato del labbro superiore, dei veri e propri organi di senso dotati sulla loro superficie di papille gustative che consentono alle carpe di localizzare il cibo sui fondali anche in caso di scarsa visibilità.

In questo sono favorite dalla posizione della bocca, che è inferiore rispetto all’apice del muso. La pelle è ricoperta da un sottile strato di muco, che rappresenta un barriera molto efficace nei confronti di batteri e miceti. Può essere interessante sapere che l’epidermide di questi pesci coloratissimi presenta cellule particolari che in risposta a lesioni anche minime rilasciano una sostanza capace di indurre alla fuga i conspecifici.

Infatti capita che, catturando una carpa koi con un retino, gli altri ospiti del laghetto non si facciano più vedere per molto tempo. Le carpe koi in natura sono onnivore: si nutrono di invertebrati, vegetali, girini e altri alimenti via via offerti dal loro ambiente.

Il giusto ambiente

Le carpe sono pesci resistenti tuttavia, a causa delle dimensioni che possono raggiungere, devono essere allevate in una vasca o in un laghetto di dimensioni adeguate. L’estensione della superficie è, come del resto per tutti i pesci, un fattore determinante, perché è proprio a questo livello che l’ossigeno si dissolve nell’acqua.

Per le carpe questa estensione non dovrebbe mai essere inferiore ai 15 metri quadrati. La profondità dell’acqua non dovrebbe mai essere inferiore ai 45 centimetri, anche se sarebbe bene che raggiungesse i 120 centimetri in alcuni punti. Tutto ciò per offrire ai pesci protezione dal gelo in inverno e dall’eccessivo surriscaldamento d’estate, ma anche per garantire loro la possibilità di nascondersi, se spaventati.

Un soggetto allevato in un ampio laghetto, insieme ad un numero non eccessivamente elevato di conspecifici può arrivare anche a 70 centimetri.

Onnivore

È consigliabile porre della vegetazione nel laghetto o nella vasca in cui sono ospitate le carpe, così da migliorare la qualità dell’acqua, offrire ombra e riparo e infine incentivare la riproduzione. I valori ottimali dell’acqua sono: pH 7,2-7,5; durezza totale 10-12 dGH, temperatura 5-30°C. Per quanto riguarda l’alimentazione, le carpe koi in natura sono onnivore, si nutrono di invertebrati, vegetali, girini e altri alimenti via via offerti dal loro ambiente.

In cattività durante il periodo invernale, quando la temperatura scende al di sotto dei 7°C, di solito non si alimentano. Nella bella stagione andrebbero nutrite con una minima quantità di cibo (meglio quello che si trova in
commercio appositamente formulato) più volte al giorno.

I valori ottimali dell’acqua sono: pH 7,2-7,5; durezza totale 10-12 dGH, temperatura 5-30°C.

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