Problemi riproduttivi negli uccelli

Assistere alla nascita e allo svezzamento di piccoli uccelli ornamentali come canarini, pappagallini e diamantini è il desiderio di tutti gli appassionati proprietari di questi animali.

 A cura del Dott. GINO CONZO Medico Veterinario

Limiti ai successi riproduttivi

Sebbene la riproduzione in cattività di queste specie sia relativamente semplice, spesso intervengono vari fattori che limitano i successi riproduttivi.

La mancata fecondazione delle uova può essere una conseguenza del cattivo assortimento della coppia, dato che possono esservi “simpatie” o “antipatie” dei partner anche tra gli uccelli.

Tale evenienza è più comune nei pappagalli. Nei piccoli passeriformi, come i canarini, è facile che i maschi raggiungano la forma amorosa più tardivamente delle femmine; per risolvere questo problema si usa generalmente preparare i maschi alla riproduzione fornendo loro degli appositi integratori alimentari.

Ovviamente, qualsiasi causa di malessere del maschio riproduttore ne riduce fortemente la capacità riproduttiva.

Anche tra gli uccelli possono esserci ¨simpatie¨ o ¨antipatie¨ dei partner: la mancata fecondazione delle uova può essere una conseguenza del cattivo assortimento della coppia.

Se le uova non si schiudono

Può accadere che l’embrione arresti il suo sviluppo e quindi l’uovo non schiuda. Alla base di questo problema ci sono spesso varie cause infettive e la trasmissione può avvenire direttamente in ovaio oppure nel nido successivamente alla deposizione delle uova.

Negli Inseparabili capita spesso che vi sia una mortalità embrionale tardiva (quasi al termine del normale periodo di incubazione) come conseguenza di scarsa umidità all’interno del nido. Per ovviare a questo inconveniente si usa fornire alla coppia dei rametti di salice la cui corteccia, portata nel nido dagli uccelli, assicura una corretta umidità ambientale.

Alcune carenze nutrizionali (come l’ipovitaminosi E) nella coppia riproduttrice possono ugualmente condurre a morte l’embrione, soprattutto verso il termine del periodo d’incubazione.

Anche il disturbo della femmina in cova (passaggio continuo di persone, rumori ricorrenti, presenza di topi o acari) determina il suo allontanamento dal nido, il raffreddamento delle uova e la conseguente morte dell’embrione.

Morte dei nidiacei

Le stesse malattie infettive di natura batterica o virale che causano morte degli embrioni possono colpire anche i piccoli nei primi giorni di vita. Nel nido, il nidiaceo può acquisire alcune micosi come la Candidosi (che interessa soprattutto la cavità orale) e l’infezione da Macrorhabdus (micosi dello stomaco ghiandolare).

I piccoli affetti da micosi tendono a deperire rapidamente fino alla morte. Anche le infestazioni da acari ematofagi possono essere letali per i nidiacei dato che questi parassiti, nutrendosi del sangue degli sfortunati uccellini, causano una grave anemia.

Portatori sani

La diffusione di questi agenti patogeni è favorita dalla cattiva igiene della gabbia e dei nidi, dalla cattiva conservazione degli alimenti, dal possibile contatto con uccelli selvatici e dal clima caldo-umido.

Dal momento che spesso è la stessa coppia riproduttrice (portatrice sana di germi patogeni) a trasmettere tali infezioni ai neonati è buona regola far controllare lo stato di salute dei volatili prima di metterli in riproduzione.

Allevati ¨allo stecco¨

Nelle nidiate molto numerose può accadere che l’ultimo nato possa morire perché subisce la competizione dei fratelli più grandi; in questi casi, se possibile, si può pensare di trasferire il più piccolo in nidi meno affollati oppure di allevarlo “allo stecco”.

I nidiacei in buona salute hanno il piumino vaporoso e mai umido o appiccicato. Se stimolati aprono immediatamente il becco per chiedere l’imbeccata, contrariamente a ciò che farebbe un nidiaceo malato. Il gozzo del piccolo, pieno di alimento, assicura che la femmina lo sta nutrendo regolarmente.

© Riproduzione riservata