La RITENZIONE dell’uovo negli uccelli

La deposizione delle uova è un evento che normalmente avviene senza inconvenienti anche per gli uccelli allevati in gabbia o voliera.

A cura del Dott. GINO CONZO – Medico Veterinario

Sintomi della retenzione dell’uovo

A volte, tuttavia, accade che la femmina non riesca a deporre uno o più uova e questo è un problema grave che può anche essere causa di morte.

La femmina che non riesce a deporre l’uovo resta generalmente accovacciata sul fondo della gabbia mostrando evidenti segni di malessere (inappetenza, respirazione affannosa, battito di coda).

A volte l’uovo ritenuto comprime il nervo ischiatico e ciò può causare paralisi di una o, più raramente, di entrambe le zampe.

La regione cloacale è generalmente rigonfia e molto spesso è facilmente individuabile la presenza dell’uovo attraverso la palpazione addominale.

Se (anche) il freddo fa male

Spesso la ritenzione dell’uovo avviene in femmine molto giovani o molto vecchie oppure se la deposizione avviene quando la temperatura esterna è piuttosto bassa.

L’ovidutto, infatti, è in grado di contrarsi per permettere all’uovo di progredire fino alla cloaca; tanto le basse temperature quanto l’età possono ridurre la capacità di contrazione di quest’organo fino ad impedire
l’espulsione dell’uovo.

Anche la carenza di calcio, selenio e vitamina E riducono la motilità dell’ovidutto. In altri casi la ritenzione dell’uovo si osserva in femmine obese, con alterazioni delle ossa pelviche od in concomitanza di infezioni dell’ovidutto o di malattie sistemiche.

Infine l’uovo può essere ritenuto in addome se di forma anomala o di dimensioni eccessive, condizioni che impediscono il suo passaggio nel canale pelvico del volatile.

Vapore acqueo

Un modo molto semplice per aiutare la femmina in difficoltà di deposizione è quello di esporla a del vapore acqueo. Tale metodo, facilmente applicabile da parte di ogni proprietario semplicemente ponendo la canarina (od altro piccolo volatile) al di sopra di un pentolino contenente acqua in ebollizione, stimola la motilità dell’ovidutto e permette il rilassamento dell’apertura cloacale.

Può essere utile lubrificare con dell’olio l’apertura cloacale e massaggiare molto delicatamente l’addome. Per nessuna ragione bisogna forzare l’uscita dell’uovo comprimendo l’addome, pena la possibile lacerazione dell’ovidutto e la conseguente peritonite.

L’intervento descritto, tuttavia, può aver successo solo in alcuni casi e non potrà mai essere risolutivo nei casi in cui l’uovo sia di dimensioni tali da non poter attraversare il canale pelvico.

La femmina che non riesce a deporre l’uovo resta accovacciata sul fondo della gabbia mostrando evidenti segni di malessere. A volte l’uovo ritenuto comprime il nervo ischiatico causando paralisi di una o entrambe le zampe.

Esami approfonditi

Il metodo sopra descritto è da considerarsi di emergenza qualora non vi fosse la possibilità di ricorrere immediatamente alle cure veterinarie. Il Veterinario, inoltre, con un esame radiografico può confermare o meno la ritenzione di uova specie negli uccelli di taglia maggiore, dal momento che il guscio radio-opaco si individua facilmente in radiografia, mezzo che permette di stimare anche la dimensione dell’uovo e le possibilità che esso possa essere espulso in modo naturale.

Ossitocina

In base alle condizioni del volatile, il Veterinario potrà suggerire una terapia farmacologica o chirurgica.

Nel primo caso si potrà iniettare Ossitocina (farmaco che stimola le contrazioni dell’ovidutto così come stimola quelle uterine dei mammiferi) preceduta da iniezione di gluconato di calcio.

Se non vi sono ostacoli di natura fisica (uovo troppo grande, lesioni pelviche, aderenze) il trattamento farmacologico sarà efficace permettendo l’espulsione dell’uovo.

Gli uccelli depongono le uova ad intervalli variabili, a seconda della specie, generalmente compresi tra le 24 e le 72 ore. In tale periodo di tempo nei differenti segmenti dell’ovidutto vengono costituite le varie strutture (membrana testacea, albume, calaze) che avvolgeranno la cellula uovo ed infine il guscio calcareo.

“Taglio casareo”

In caso contrario, dopo aver posto il volatile in anestesia generale, il Veterinario potrà optare per la “ovocentesi”, vale a dire alla perforazione del guscio con una siringa ed all’aspirazione del contenuto dell’uovo, lasciando in sede solo il guscio che una volta privo dei suoi liquidi si ridurrà
di volume e potrà essere espulso in poco tempo.

In alternativa il Veterinario potrà decidere di eseguire una laparotomia, vale a dire l’apertura dell’addome e dell’ovidutto per asportare l’uovo, in pratica un vero e proprio “taglio cesareo”.

La laparotomia è sempre consigliata qualora vi siano aderenze del guscio dell’uovo con l’ovidutto ed in molti casi di alterazioni di forma e volume dell’uovo ritenuto.

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