Quando gli uccelli si mettono a parlare

Fin dai tempi antichi l’uomo è stato attratto dai pappagalli per la prodigiosa abilità di questi uccelli nel ripetere la voce delle persone. Pappagalli africani o asiatici erano presenti nelle case dell’antica Roma, mentre le specie sudamericane intrattenevano con le loro “chiacchiere” i marinai europei durante le interminabili traversate transoceaniche dal nuovo mondo…

a cura  Dott. GINO CONZO – Medico Veterinario Specialista in Patologia Aviare

La parola per attirare attenzione

Per molto tempo si è ritenuto che le parole imparate dai pappagalli fossero ripetute senza alcun senso logico.

Per i pappagalli, invece, esprimere parole umane ha molto spesso un significato importante, dal momento che le parole possono essere utilizzate per attirare l’attenzione delle persone o per ottenere cibo e giochi.

In teoria tutti i pappagalli sono in grado di imparare parole, ma in pratica questa capacità è espressa meglio da alcune specie particolari.

Probabilmente il più chiacchierone è il Pappagallo Cenerino (Psittacus erithacus), sebbene anche nell’ambito di questa specie vi siano delle variazioni individuali, tanto che si possono trovare soggetti più o meno dotati nell’apprendimento.

Perché un pappagallo esprima al massimo le sue “capacità oratorie” occorre che si trovi nelle migliori condizioni ambientali, in particolare per ciò che riguarda il suo equilibrio psicologico.

Pappagallo prodigio

La ricercatrice americana Irene Pepperberg ha stupito il mondo scientifico con i risultati ottenuti da “Alex”, il pappagallo che è stato oggetto dei suoi studi per 30 anni. Alex, un Pappagallo Cenerino, era, infatti, in grado di pronunciare correttamente un centinaio di parole e riconoscere di un oggetto la forma, il colore e il materiale di cui era costituito.

In alcuni casi Alex era anche in grado di pronunciare compiutamente il numero degli oggetti che gli erano sottoposti e, caso davvero straordinario, era in grado di comprendere il concetto di “zero”. Fino alla pubblicazione degli studi della Pepperberg si riteneva che solo le grandi scimmie antropomorfe, utilizzando il linguaggio dei sordomuti, fossero capaci di esprimere capacità simili e che il cervello degli uccelli fosse troppo “semplice” per sviluppare concetti così complessi.

A quanto riferisce la Pepperberg nel suo recente libro “Alex and me” – tradotto in italiano in “Parla con Alex” – questo pappagallo era anche in grado di coniare nuove parole, quando non conosceva il nome di un oggetto, partendo da oggetti simili a lui familiari, dimostrando in alcuni casi una capacità intuitiva addirittura superiore a quella espressa dalle grandi scimmie.

I risultati straordinari osservati con Alex sono, ovviamente, la risultante di un metodo scientifico di ricerca e di tanto tempo trascorso dalla ricercatrice in compagnia del pappagallo.

A testimonianza del fatto che le capacità di apprendimento sono molto individuali, sembra che gli altri pappagalli oggetto di ricerca della Pepperberg non abbiano raggiunto le stesse “performance” di Alex.

Una raccomandazione: per quanto sia suggestivo avere in casa un animale parlante, non deve essere questo il motivo principale per prendere in casa un pappagallo. Come più volte ricordato sulle pagine di questa rivista si tratta di uccelli molto impegnativi che richiedono particolari attenzioni e cure da parte dei loro proprietari!

Compagni affascinanti

Anche i pappagalli comunemente ospitati nelle nostre case possono manifestare sorprendenti capacità di apprendimento, come ben sanno molti proprietari di questi uccelli. Anche chi scrive ha avuto modo di assistere più volte a tali dimostrazioni.E’ facile, ad esempio, che i pappagalli chiedano cibo dicendo “voglio pappa”.

Talora ciò è stato insegnato dal proprietario, premiando col cibo il pappagallo per la frase corretta. Altre volte l’uccello ha appreso spontaneamente le parole “giuste”, gratificato dal cibo offertogli una volta che queste erano state pronunciate.

C’è chi chiede “voglio tappo” quando vede un tappo di sughero che ama rompere per gioco o chi chiede “acqua” quando l’acqua da bere manca o è sporca. Molti pappagalli associano una parola a un oggetto o a un’azione, senza apparentemente riceverne una ricompensa tangibile; in questi casi sembra proprio che il compenso per il pappagallo sia l’aver attirato l’attenzione o l’aver interagito col proprietario. Sono tanti, per esempio, i pappagalli che salutano con “ciao” o “buon giorno” l’apparire del padrone o il suo aprire la porta di casa per andar via.

Pappagalli trascurati, mal nutriti, con scarse attenzioni da parte dei proprietari difficilmente diventeranno dei buoni parlatori. Può quindi accadere che una comunissima Cocorita possa imparare a parlare, se ben relazionata al suo proprietario, così come si potrà osservare la totale assenza di apprendimento in un Cenerino trascurato.

Per altri “buona notte” è la logica conclusione della giornata con lo spegnersi delle luci nella stanza.I pappagalli sono anche in grado di imparare alla perfezione alcuni suoni e, talora, di emetterli a proprio vantaggio, come accadeva al pappagallo che imitava alla perfezione dei colpi di tosse perché aveva intuito che la sua padrona, ritenendolo malato, gli dedicava maggiori attenzioni.

Si potrebbero fare ancora tanti esempi a testimonianza di quanto questi animali siano affascinanti e quanto ancora sia inesplorata la loro mente.

In passato si pensava che i pappagalli ripetessero a caso le parole imparate nella loro convivenza con le persone. Da qui l’espressione “ripetere a pappagallo” che non è esattamente un bel complimento…

© Riproduzione riservata