Ho trovato una tartaruga

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Ho trovato una tartaruga

Ho trovato una tartaruga, che fare? La posso tenere? Innanzitutto, la prima domanda che dovremmo porci nell’accogliere un animale domestico, è se questo sia veramente tale. E ciò non è affatto scontato.

A cua di ARIANNA MOSSALI

Ormai è assodato che il posto un tempo saldamente occupato da cani e gatti sul trono di principi e principesse (spesso e volentieri viziatissimi/e!) di casa sia sempre più spesso insidiato da pretendenti al trono più esotici: da pesci e pappagalli tropicali a rettili e roditori di tutte le specie, il giardino zoologico domestico si arricchisce sempre di più.

Ma è sempre un bene?

Siamo sicuri di fare il bene del nostro nuovo amico esibendolo a parenti e conoscenti in un terrario invece di lasciarlo libero nel suo habitat naturale, habitat per il quale ogni cellula del suo corpo è stata perfezionata all’estremo da Madre Natura?

Se ne siamo sicuri, allora dobbiamo ricordarci che per la detenzione di animali esotici esistono regole precise, che riguardano anche le simpatiche, pacifiche tartarughe domestiche che amano mimetizzarsi nel verde del nostro giardino.

Infatti, su tutto il territorio nazionale, è necessario che la nostra piccola testuggine, se nata o acquisita dopo il 1995, abbia un microchip identificativo. Esattamente come cani e gatti, che viene posizionato dal veterinario attraverso la stessa innocua procedura seguita per questi ultimi, entro il primo anno di vita.

Ho trovato una tartaruga in primo piano

Se ho trovato una tartaruga cosa prevede la legge

La legge che regolamenta la detenzione di tartarughe domestiche è l’Allegato “A” del regolamento comunitario n. 2724/2000, riferito al CITES, la principale convenzione vigente, insieme a quella di Berna ratificata nel 1979, in termini di tutela delle testuggini europee Noto anche come Convenzione di Washington, firmata nel 1973 da 77 Paesi tra cui l’Italia, il CITES regolamenta ogni aspetto del commercio e della detenzione delle specie animali e vegetali a rischio di estinzione.

Dunque, se hai trovato una tartaruga è obbligo di legge denunciarla come all’acquisizione, alla nascita o al decesso, entro un termine massimo di 10 giorni dall’evento. Gli uffici CITES mettono a disposizione la modulistica necessaria.

Come trovarli?

Ad esempio attraverso siti come quello dell’associazione Tartaclub Italia, che fornisce un elenco dettagliato di tutti i nuclei CITES presenti sul territorio nazionale e dei relativi contatti. Il costo per la messa in regola di ciascun esemplare è davvero modesto: si tratta di una quindicina di euro per la parte burocratica, più una ventina per l’applicazione del microchip, quindi non ha davvero senso correre il rischio di incorrere in sanzioni pecuniarie ben più elevate.

Tartaruga in primo piano

Il passaggio di proprietà

La cessione di tartarughe tra privati non prevede un vero e proprio passaggio di proprietà, ma deve essere a titolo gratuito, fatto salvo il rispetto degli adempimenti burocratici che abbiamo già descritto; se invece la nostra tartarughina è stata regolarmente acquistata presso un allevamento che risponda ai requisiti di legge, l’allevatore stesso, oltre a fornirci informazioni dettagliate su come prenderci cura del nostro animale , dovrebbe avere provveduto a rilasciarci un documento che ne attesti l’avvenuta registrazione presso la banca dati CITES.

Purtroppo non finiremo mai di ripetere che questi sono parametri importanti da tenere in considerazione nella scelta dell’allevamento in cui acquistare un animale, anche un cane o un gatto: non dobbiamo mai fidarci del prezzo più basso, se il mancato rispetto di alcuni standard fondamentali mette a rischio la salute degli animali, oltre al portafoglio dei proprietari inesperti.

Qualche esempio?

Nel caso di possesso di esemplari privi di microchip o documento identificativo CITES, si rischia il sequestro della tartaruga e una denuncia penale. Per il commercio non regolare di tartarughe la legge stabilisce, oltre a una multa salata, la possibilità di una pena detentiva da tre a dodici mesi. In caso di recidiva l’arresto può arrivare fino a due anni. Per nascite e marcature con chip fuori tempo massimo la sanzione prevista va da 500 a 2000€.

Ho trovato una tartaruga

Se invece dovessimo imbatterci in un esemplare di tartaruga apparentemente smarrito o abbandonato? Portarla a casa e adottarla, al di là delle buone intenzioni, è sconsigliato. Infatti, è la legge a parlare chiaro: è severamente vietato impossessarsi della tartaruga o spostarla dal luogo in cui la si è trovata.

L’animale va rimosso solo se si trova in condizioni di reale e immediato pericolo. Quello che bisogna fare, in questi casi è avvisare il nucleo forestale o la sezione delle guardie zoofile competente per la vostra zona. Saranno loro a provvedere a portare la tartaruga presso un allevamento, un vivaio, o un’altra struttura sicura per effettuare i necessari accertamenti.

Esattamente come per cani e gatti vaganti sul territorio, infatti, occorre verificare che la tartaruga sia provvista di microchip, e quindi se sia possibile risalire al proprietario.

Trovato una tartaruga nella foto mentre mangia insalata

Alcuni adempimenti di legge

Non tutti sanno, infine, che esistono alcuni adempimenti di legge da rispettare anche per le tartarughe d’acqua: le cosiddette Trachemys scripta, o tartarughe palustri americane. Ossia parenti strette di quelle graziose tartarughine dalle vivaci marcature gialle e rosse, che spesso vediamo sguazzare negli acquari e negli stagni insieme a pesci di tutte le fogge.

Ma i laghetti casalinghi non costituiscono il solo habitat delle Trachemys, e ne sanno qualcosa gli abitanti dei parchi lombardi. Infatti in tempi relativamente recenti si sono visti “vittime” di una vera e propria invasione di questi piccoli rettili.

Invasione neppure tanto pacifica, se si considera che le Trachemys sono una specie non autoctona e fortemente invasiva per l’ecosistema acquatico che sono andate ad occupare. Fermo restando che anche le specie invasive vanno tutelate e gestite correttamente. Questo fenomeno è indice, ancora una volta, di una forte inciviltà dell’essere umano: queste tartarughe allo sbando sono infatti per la maggior parte abbandonate.

Importate dagli Stati Uniti verso l’Europa e l’Asia, molte di loro arrivano da noi in pessime condizioni.

E, tra quelle che sopravvivono, tante vengono “liberate” e lasciate al proprio destino appena i proprietari si stancano o si rendono conto di non riuscire a provvedere a loro. Ricordiamo che l’abbandono, quando accertato, costituisce un reato penale oltre che un atto umanamente deprecabile.

Storia triste che si ripete per l’ennesima volta e che, come sempre, crea problemi e sofferenze all’animale e all’ambiente circostante. Se doveste imbattervi in una Trachemys abbandonata, o nel caso siate interessati ad adottarne una, sui siti dell’ENPA e delle altre associazioni competenti. Dove sono reperibili alcune informazioni utili al riguardo, informazioni del tutto analoghe a quelle valide per le tartarughe di terra. Ma, come sempre, utilizziamo questo spunto per invitarvi a riflettere: prima di adottare un animale – qualsiasi animale. Ricordatevi sempre di fare un onesto esame di coscienza, e chiedervi se siate veramente disposti a fare il meglio per lui.

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