Grazie a una sempre maggiore sensibilità delle aziende mangimistiche verso la diminuzione dell’impatto ambientale; gli alimenti biologici e materiali di confezionamento sono sempre più riciclabili e ecocompatibili per cane e gatto, con prospettive di un continuo miglioramento negli anni.
Rubrica a cura di ANMVI Dr. Alessio Arbuatti -Medico Veterinario-
Ritorno alle origini
Il mercato degli alimenti biologici per cane e gatto è un settore in costante crescita e offre un’amplia gamma di prodotti completi. Capaci di soddisfare tutte le esigenze nutrizionali dei pet. E, nel contempo, garantire un prodotto ottimale dal punto di vista igienico-sanitario.
Tra questi, da alcuni anni sono entrate nel mercato nuove proposte che vanno incontro anche alle specifiche richieste di quei proprietari alla ricerca di prodotti biologici, ancestrali o olistici.
Petfood bio: una normativa complessa
Gli alimenti biologici per cane e gatto, (dapprima comparsi sul mercato dei prodotti destinati all’uomo); sono ora presenti con una specifica fetta di mercato anche tra il pet food secco e umido per cani e gatti.
La produzione di alimenti biologici per cane e gatto seguono regole ben precise; sia in termini di materia prima che di eventuali conservanti sia dal punto di vista legislativo nazionale e comunitario. Le materie prime d’origine animale devono provenire dall’allevamento biologico che garantisca il rispetto delle esigenze comportamentali specifiche degli animali.
Il bestiame deve essere alimentato con erba, foraggio e mangimi ottenuti conformemente alle norme dell’agricoltura biologica, provenienti di preferenza dall’azienda dell’allevatore e adeguati ai bisogni fisiologici degli animali. È altresì possibile l’utilizzo di prodotti ottenuti da attività di pesca sostenibili.
Le materie prime vegetali provenienti dall’agricoltura biologica nascono da un intero approccio produttivo che vede al vertice, l’equilibrio dell’ecosistema produttivo agricolo. Cereali, verdura e frutta derivanti da sistemi integrati che non utilizzano pesticidi o fertilizzanti chimici di sintesi, bensì una lotta integrata biologica.
Sono bandite sementi geneticamente modificate e non è raro trovare integrazioni a base di alghe marine provenienti da coltivazioni subacquee. La stessa gestione dei terreni è condotta in maniera tale che sia mantenuta la fertilità tramite la rotazione delle colture vegetali e una fertilizzazione naturale e attenta che non comporti un eccessivo carico organico nell’ambiente.
Come divenire un’azienda Bio
Le aziende che possono avvalersi della dicitura biologica sui propri pet food deve rispettare una specifica serie di passaggi normativi. Il produttore inizia comunicando all’autorità competente la tipologia dell’attività produttiva, le unità coinvolte e le filiere di controllo.
Si impegna a comunicare i dati relativi allo stabilimento che lavora la materia prima biologica e segue la presentazione di un accurato piano di gestione. Questo comprende tutte le misure che il produttore adotterà per rispettare i requisiti della normativa sul biologico, l’elenco dei fornitori, delle materie prime biologiche e le formulazioni dei mangimi che si intende certificare.
A questo punto seguono le verifiche ispettive di avvio e l’emissione del Documento Giustificativo e Certificato di Conformità dell’azienda. Una volta ottenuta la certificazione è possibile iniziare la produzione che sarà controllata sia attraverso sistemi di autocontrollo sia tramite i controlli ufficiali. La legislazione completa contenente le singole specifiche può essere consultata a partire dal Reg. CE 834/2007, Reg. CE 889/2008 e Nota 62392 MIPAF.
Non solo bio: saper interpretare i simboli sulle confezioni
Il packaging presente sulle confezioni di pet food non riporta soltanto il cartellino con i dati nutrizionali ma anche numerosi simboli accessori che caratterizzano l’alimento. Alcuni sono ben noti al consumatore poiché da tempo già presenti sui prodotti destinati all’uomo. Se “Cruelty free” o “OGM free” sono ormai entrati nel lessico giornaliero, altri non sono invece noti a tutti i consumatori.
Specifici disegni forniscono ad esempio indicazioni aggiuntive sull’origine della materia prima come nel caso delle specie ittiche selvatiche provenienti da pesca sostenibile e/o da specifiche zone di pesca FAO note per le acque incontaminate.
Un aspetto non di certo accessorio considerando che alcune tecniche di pesca più impattanti sull’ambiente causano la cattura accidentale di milioni pesci non commercializzabili, mammiferi marini, uccelli e tartarughe.
Sempre in ambito di materie prime ittiche, altri simboli garantiscono la presenza solo di singole specie i cui stock selvatici sono ancora abbondanti e vengono gestiti in maniera consapevole.
Alcune immagini ben conosciute ai proprietari specie di esemplari allergici sono “grain free” e “gluten free”. Sempre rimanendo nell’ambito dell’ecosostenibilità, non bisogna dimenticare la scelta del packaging.
Grazie a una sempre maggiore sensibilità delle aziende mangimistiche verso la diminuzione dell’impatto ambientale, i materiali di confezionamento sono sempre più riciclabili ed ecocompatibili, con prospettive di un continuo miglioramento negli anni.
Ancestrale
Il principio alla base dell’alimentazione e dei prodotti ancestrali (o wild) richiama, nel senso etimologico del termine le materie prime d’origine animale che facevano parte dell’alimentazione dei canidi selvatici. Un link dunque tra passato e futuro che si ottiene utilizzando materie prime animali e tecniche produttive all’avanguardia.
Le specie ittiche selvatiche, prettamente marine o migratorie come il salmone, la selvaggina da piuma, il cervo, il bisonte o il cinghiale sono alcune tre le fonti primarie più spesso utilizzate, ma esistono opzioni anche a base di maiale o pollo.
Nei pet shop sono disponibili sia gamme monoproteiche sia contenenti più fonti proteiche animali. Sono disponibili alimenti completi ancestrali privi di cereali o tutt’al più contenenti piccole quantità di varietà cerealicole antiche e a basso indice glicemico. Una piccola porzione vegetale aggiuntiva può prevedere l’utilizzo di materie prime locali come frutta e verdura.
Olistico
I proprietari che richiedono un prodotto olistico basano la propria scelta su un approccio alimentare nato agli inizi degli anni ’90 che riconosce agli alimenti sia il ruolo nutrizionale sia quello di agenti del benessere psicofisico, utili per prevenire e contrastare sintomi e patologie.
Un approccio al benessere completo che passa anche attraverso l’alimentazione, così come vuole lo stesso termine “holos” che in greco significa “globale”.
Le aziende che producono alimenti olistici scelgono specifiche materie prime di origine animale e vegetale per produrre pet food nel rispetto della normativa vigente. L’alimentazione olistica coinvolge anche la frequenza di somministrazione in quanto devono essere rispettati i bioritmi del singolo esemplare.
Inoltre, anche l’alternarsi delle stagioni influisce sul bioritmo fisiologico e per questo motivo le materie prime possono essere stagionalmente sostituite al fine di consentire all’organismo di seguire anche i cicli naturali.
Non scegliere da soli, il veterinario come unico riferimento
La scelta del giusto alimento è fondamentale per il benessere degli animali da compagnia e solo il medico veterinario, proprio perché conosce dal punto di vista clinico lo stato di salute del pet, deve essere la figura di riferimento nella scelta del corretto pet food.
Grazie alla grande disponibilità di prodotti di qualità, presenti sul mercato, è però senza alcun dubbio possibile, trovare con il proprio veterinario il giusto prodotto; le esigenze alimentari del pet con le preferenze del proprietario.