Il ruolo del cane nell’America

Nei brevi percorsi di caccia come nelle più lunghe migrazioni, da millenni il cane segue l’uomo ovunque. Per questo non poteva mancare quando gli europei cominciarono il cammino che li avrebbe portati alla colonizzazione delle americhe…

Dott.ssa SILVIA DIODATI – Medico Veterinario

I popoli siberiani che 30 mila anni fa giunsero nel nuovo continente attraversando la Beringia, una stretta fascia di terreno che la collegava all’Asia e che oggi è sommersa e conosciuta come stretto di Bering, portarono con loro il cane domestico. Il lupo grigio nordamericano non fu mai addomesticato, ma si accoppiò solo occasionalmente con i cani degli indigeni. Questi, chiamati genericamente cani “pellirosse” o “indiani”, non avevano una funzione specifica e, tranne che al gelido Nord, non furono selezionati in razze. 

Tuttofare

Non esistevano fra gli indiani d’America animali assimilabili ai mastini, ai cani da pastore o ai levrieri, ma solo incroci di piccole o medie dimensioni e, a volte, cani lupoidi. Ma non per questo si dimostravano poco utili. Le loro funzioni riguardavano la guardia, il traino, l’alimentazione e, raramente, la caccia.

I cani delle tribù nomadi delle Grandi Pianure, per esempio, non erano legati all’uomo da rapporti di amicizia e più che altro le due specie convivevano per un discorso di convenienza reciproca. I cani rubavano all’uomo il cibo oppure ne trovavano in abbondanza nei periodi di caccia fortunata al bisonte. Se anche c’erano rapporti di affetto fra uomo e cane durante la giovane età, col passare degli anni questi si affievolivano a causa della dura lotta alla sopravvivenza in quelle aree. 

I cacciatori di pellicce, i trapper che vivevano isolati per molti mesi
l’anno in zone spesso disabitate,normalmente non usavano cani, se non come eventuale provvista di carne, secondo un’usanza appresa dai pellirosse.

In silenzio

Il cane non seguiva mai l’uomo e rimaneva tutto il tempo al villaggio o con le donne impegnate nella raccolta di tuberi e frutti. Anzi, nei casi in cui prendeva l’iniziativa di seguire i guerrieri veniva sempre scacciato. Se i cani avessero seguito gli uomini durante le spedizioni di guerra, infatti, avrebbero immancabilmente vanificato l’effetto-sorpresa che era alla base della stragrande maggioranza delle tattiche di queste popolazioni.

Peggio ancora durante le battute di caccia al bisonte, in cui l’attacco dei cacciatori doveva essere pianificato attentamente e attuato nella più totale cautela, in modo da uccidere un numero sufficiente di questi enormi erbivori nell’arco di pochi minuti. Infatti, se un bisonte, come anche altri animali, corre per troppo tempo, la sua carne diventa fibrosa e molto dura.

Guerrieri per forza

I colonizzatori europei adoperavano i cani solo in rari casi perché per loro questi animali rappresentavano una fonte di pericolo. Il cane infatti poteva far scoprire alle popolazioni indiane ostili dove si trovavano i cacciatori di pellicce oppure poteva disturbare qualche feroce orso Grizzly.

Nel grande Nord, come nelle famose aree dello Yukon e del Klondike, al seguito dei cacciatori d’oro giunsero le più disparate razze canine che, come narrano i racconti di “Zanna Bianca” o “Il richiamo della foresta”, finivano spesso nelle arene di combattimento. I molossoidi a pelo corto come il famoso Bulldog vincitore di Zanna Bianca, erano destinati a perire nel freddo polare e non avevano altre funzioni oltre a quelle di combattimento. Né essi potevano servire alla guardia, in aree dove gli orsi polari più di mezza tonnellata e i lupi, grandi quanto un alano, si muovevano in branchi di 15-20 esemplari. 

Sentinelle

I cuccioli, crescendo, entravano a far parte del branco dei cani del villaggio e non della comunità degli uomini. Gli insediamenti dei pellirossa erano effettivamente vigilati dai cani che dormivano sempre all’aperto tra le tende. Probabilmente gli animali, al calare delle tenebre, si ritiravano all’interno dell’accampamento, i cui dintorni potevano essere visitati da varie specie selvatiche in cerca di cibo come lupi o coyote.

Gli esemplari di taglia medio-grande durante gli spostamenti delle tribù servivano al traino dei travois, cioè delle specie di slitte molto utili per un popolo che non conosceva la ruota. Erano soggetti tra i 20 e i 30 chili, a volte anche più pesanti, quando derivavano dall’incrocio occasionale con un lupo. Per quanto riguarda la caccia, invece, l’utilizzo era quasi nullo, se si eccettuano le battute al daino svolte in determinati periodi da alcune tribù dei boschi.

Caccia allo schiavo

Al sud, invece, i cani si dimostrarono utili come lo erano in Europa, tranne che nel caso della pastorizia. Le carovane dei coloni potevano portarsi appresso dei cani, che segnalavano i pericoli e servivano al servizio di guardia durante la notte. Altri cani segugi detti Bloodhound, ma in realtà molto diversi della razza che attualmente porta questo nome, venivano impiegati negli stati meridionali per la caccia degli schiavi fuggitivi. Gli uomini bianchi intanto portavano con sé gli usi europei come la caccia. I territori americani dovevano sembrare un paradiso ai cacciatori che cominciarono ad allevare bracchi e segugi…

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