Riprodurre a casa propria i pesci d’acquario è una soddisfazione per tutti gli appassionati, dai principianti ai più esperti, perché permette di vedere la nascita di nuovi esemplari e seguirne la crescita.
A cura della Redazione
Grazie alla moderna componentistica e all’alimentazione sempre più appassionati possono cimentarsi nella riproduzione dei pesci d’acqua dolce tropicale. L’acquariofilo deve però informarsi bene prima di acquistare pesci di questo tipo: alcuni di essi sono talmente facili da riprodurre che in poco tempo l’acquario potrebbe diventare così affollato da favorire la comparsa di malattie batteriche e parassitarie.
Come si riproducono i pesci: tutto ciò che c’è da sapere
Nei pesci d’acqua dolce ci sono tre differenti forme di riproduzione: l’ovoviviparità, la viviparità e l’oviparità. Le specie ovovivipare comprendono molte di quelle tipiche del “primo acquario” come i guppy, i platy, i portaspada, i molly.
In queste specie esiste un dimorfismo sessuale, ossia i maschi sono riconoscibili per la presenza di un vero e proprio organo riproduttivo maschile chiamato: “gonopodio”. In seguito all’accoppiamento, gli embrioni si sviluppano nell’ambiente ovarico materno all’interno di uova che non vengono riassorbite durante la gestazione.
Genitori pesci cannibali
Al momento della nascita, dopo circa due mesi, le uova si schiudono all’interno del corpo materno facendo fuoriuscire dei piccoli pesci completamente autosufficienti.
In queste specie spesso si presenta il problema del cannibalismo da parte dei genitori verso i propri piccoli; questi ultimi hanno perciò maggiori possibilità di sopravvivere se in vasca è presente una folta vegetazione. L’alimentazione e la crescita dei neonati possono essere gestite utilizzando mangimi specifici, in polvere, bilanciati per avannotti di pesci ovovivipari.
La Famiglia dei Ciclidi, che comprende interessanti specie ovipare, è nota per la cura che i pesci dedicano alle uova deposte e agli avannotti; dal momento della schiusa questi ultimi vengono accuditi, infatti, dai genitori che li seguono mantenendoli raggruppati insieme finché i piccoli non raggiungono dimensioni tali da non essere predabili dagli altri pesci.
Non tutti i Ciclidi sono consigliabili per un acquariofilo alle prime armi in quanto alcune specie tra le quali quelle di alcuni laghi africani, possono essere particolarmente territoriali e di difficile gestione.
Vi sono però alcune specie rustiche come ad esempio Pelvicachromis pulcher ed altre specie del Genere Pelvicachromis e Nanochromis che coniugano dimensioni ridotte, buona prolificità ed intense cure parentali nei confronti dei piccoli.
Cordone ombelicale dei pesci
La seconda tecnica riproduttiva che ritroviamo nei pesci d’acqua dolce è l’oviparità che, pur essendo simile all’ovoviviparità, se ne differenzia per una caratteristica sostanziale.
Infatti nelle specie vivipare come quelle comprese la Famiglia dei Goodeidi messicani o degli Emiranfidi, l’uovo, fecondato con una modalità simile a quelle presenti nei pesci ovovivipari, pur persistendo all’interno dell’ovaio materno, viene parzialmente riassorbito e gli avannotti si accrescono nel corpo della madre grazie alla formazione di propaggini funzionalmente molto simili al cordone ombelicale dei mammiferi.
Al momento del parto tali strutture (trofotenie) si distaccano ed i piccoli, da subito autonomi, possono essere alimentati con mangimi per avannotti in polvere o con flakes e cibo vivo precedentemente vitaminizzato.
Il commercio dei pesci un mercato fiorente
La riproduzione dei pesci marini ornamentale è sicuramente una sfida estremamente avvincente per l’acquariofilo amatoriale, in quanto è più complessa e richiede conoscenze ed attrezzature “ad hoc”.
Il commercio di pesci ornamentali provenienti dalla barriere coralline è nato negli anni ‘30 nello Sri Lanka ed ha acquisito nel tempo un’importante rilevanza economica a partire dagli anni ‘70 fino a raggiungere, ad oggi, un fatturato di diverse decine di milioni di dollari annui.
Cosa è l’oviparità?
L’oviparità è l’ultima, seppur la più diffusa, forma di riproduzione dei pesci e consiste nella deposizione di uova e nella contemporanea fecondazione di queste da parte del maschio che rilascia al di sopra di esse una nube di spermatozoi. In acquario anche i neofiti possono vedere comportamenti etologici estremamente interessanti in alcune specie ovipare come quelle che fanno parte della famiglia dei Ciclidi.
I pesci vengono catturati in natura
Al mondo sono commercializzate circa 1400 specie ittiche marine tropicali, ma a differenza di quelle ornamentali d’acqua dolce, che vengono riprodotte da ormai diversi anni per circa il 90% in allevamenti intensivi o familiari principalmente nel sud est asiatico, quelle d’acqua salata sono per il 99% prelevate in natura con diverse tecniche tra le quali la cattura con reti fisse e con il cianuro disciolto in acqua.
Le specie più comuni in acquario: pesci angeli e pagliacci
Le Famiglie più commercializzate sono i Pomacentridae comprendenti i “pesci damigella” ed i “pesci pagliaccio” che occupano più del 40% della fetta di mercato delle importazioni, mentre i Pomacanthidae (pesci angelo) insieme agli Acanthuridae (pesci chirurgo), Labridi, Gobidi e Chaetodontidae (pesci farfalla), occupano una porzione di mercato inferiore pari al 25%.
Cosa c’è da sapere sugli allevamenti intensivi di pesci da acquario
A fronte dell’elevata richiesta, solo poche specie possono essere allevate intensivamente; tra queste, alcune di esse appartengono alle Famiglie più commercializzate; ne sono un esempio i Pomacentridae che occupano il 47% del mercato.
Questa Famiglia comprende i ben noti: “pesci pagliaccio” e “pesci damigella Le riproduzioni in acquario dei “clownfishes” sono note fin dal 1976, però per un corretto allevamento si rende necessario, oltre al rispetto della qualità dei parametri-chimico fisici dell’acqua, particolarmente stabili negli habitat oceanici, la scelta di soggetti idonei alla riproduzione.
Ecco come si riproduce il pesce pagliaccio
La specie più comune nell’acquario filia domestica è sicuramente il ben noto “pesce pagliaccio” Amphiprion ocellaris. Per tentarne la riproduzione in cattività le coppie vanno isolate in acquari singoli ed alimentate due o più volte al giorno con alimenti surgelati (trito di pesce, o Artemia salina) preventivamente vitaminizzati.
L’utilizzo esclusivo di alimento secco commerciale comporta una diminuzione della qualità delle uova che si presentano pallide e di facile rottura. Il sito di deposizione naturale generalmente costituito da anemoni o attinie, può essere sostituito con vasi in terracotta. In seguito alla deposizione e fecondazione le uova vengono aerate dai genitori e la schiusa coincide con periodi di buio naturali o forzati.
La riproduzione dei pesci in casa necessita anche quella di plankton
L’alimentazione delle larve neonate è senza dubbio il principale collo di bottiglia nell’allevamento di qualsiasi specie marina ornamentale e può causare la perdita di intere colonie. Ogni acquariofilo che desideri riprodurre pesci marini dovrà munirsi di una piccola sezione per produrre plankton.
Il fitoplankton è composto da alghe unicellulari coltivate in appositi reattori termostatati dotati d’illuminazione ed aerazione; le specie maggiormente coltivate sono quelle dei Generi Isochrysis sp. e Nannochloropsis sp.
L’85% delle specie marine ornamentali commercializzate annualmente proviene da un’area di cattura limitata che comprende le Filippine e l’Indonesia. Tra i paesi importatori sono da citare gli U.S.A. con una movimentazione annuale pari a 45 milioni di dollari U.S.A (USD), la Comunità Europea (12,2 milioni di USD) ed il Giappone (3 milioni di USD).
Per uno sviluppo corretto
Queste ultime specie possono essere utilizzate direttamente per l’allevamento in “acqua verde” delle larve di pesci o per alimentare lo zooplankton allevato in reattori contigui.
Il Genere maggiormente utilizzato in acquacoltura è Brachionus ed alle colture di questi invertebrati vanno addizionati degli arricchitori sintetici. Una carenza di fitoplankton e zooplankton arricchito comporta inevitabilmente un insuccesso nell’allevamento dei pesci marini tropicali ornamentali, fin dalle prime fasi post schiusa.
Acquistare prodotti che non causano danno alla natura
Solamente dopo circa 10 giorni è possibile introdurre nell’alimentazione larvale i naupli arricchiti di Artemia salina. Questa lunga procedura dimostra che l’allevamento casalingo è possibile ma non sicuramente alla portata di tutti gli acquariofili.
Da segnalare, infine, che nei negozi di acquariofilia più forniti è possibile acquistare soggetti nati in cattività in allevamenti europei ed italiani, che hanno il doppio vantaggio di essere sani e ottenuti senza causare danni alle barriere coralline naturali.