Le caratteristiche dell’ acqua in acquario con acqua dolce è fondamentale per un ecosistema complesso il cui equilibrio consente la sopravvivenza di tutti i suoi abitanti.
a cura della redazione
Se le condizioni di allevamento sono errate, si può arrivare a una situazione di stress più o meno prolungata, che rappresenta la causa fondamentale di quasi tutte le patologie dei pesci.
Caratteristiche per gestire bene un acquario d’acqua dolce
Gestire un acquario non è necessario trasformarsi in una sorta di “piccolo chimico”. È sufficiente acquisire alcune nozioni di base che potranno essere approfondite col tempo. I principali parametri da prendere in considerazione e da tenere sotto controllo, per quanto riguarda l’acquario di acqua dolce, sono pH, durezza, ammoniaca, nitriti, nitrati, fosfati.
Acido… acida
Il pH, assieme alla durezza, sono i parametri più noti e più spesso misurati in acquariofilia, anche se la loro importanza è dipendente dal tipo di pesci che ospitiamo in vasca. In natura la maggior parte dei pesci d’acqua dolce vive con un pH compreso tra 5 e 9. Valori più bassi si trovano nelle acque cosiddette “scure” (ossia in presenza di fondali torbosi, foglie o detriti vegetali) come quelle dei torrenti che scorrono negli stagni di acqua piovana o nel Rio Negro.
Il pH esprime la concentrazione nell’acqua di un tipo particolare di ioni, chiamati “ioni idrogeno” e si misura su una scala da 1 a 14. Con valori pari a 7 si considera “neutro”, mentre è “acido” a valori inferiori e “alcalino” a valori superiori.
Misurare il pH è semplice: è sufficiente munirsi dell’apposito kit singolo o in abbinamento ad altri parametri come nitriti, nitrati e altri, tutti facilmente reperibili in commercio.
Pesci resistenti
Invece i fiumi e i laghi maggiori del Sud America e dell’Asia hanno un pH neutro. Nei laghi africani infine si registrano valori decisamente alcalini. Un pH neutro è la situazione migliore per un “acquario di comunità”, anche perché spesso questo ospita pesci riprodotti in allevamento, e abituati a
valori non sempre uguali a quelli degli habitat naturali.
Rubinetto e la durezza dell’acqua
La durezza misura la quantità di sali disciolti nell’acqua. Esistono diversi tipi di durezza, ma in acquariofilia se ne misurano solamente due: la durezza carbonatica e la durezza totale.
La maggior parte delle acque tropicali da cui provengono pesci e piante è caratterizzata da una durezza assai bassa in confronto a quella della nostra acqua del rubinetto, che è piuttosto “dura” in quasi ogni parte d’Italia.
La misura giusta
Non è necessario, soprattutto per gli acquari di comunità, ricreare gli stessi valori di durezza che si riscontrano in natura. Una durezza carbonatica compresa tra 3 e 5 °dKH e una durezza totale intorno ai 10-12 °dGH, sono valori ottimali per qualsiasi acquario (ad eccezione delle vasche che ospitano Ciclidi del Malawi e del Lago Tanganica, che richiedono valori un po’ più elevati).
Velenosi
Ammoniaca, nitriti e nitrati si concentrano nell’acqua attraverso i prodotti di rifiuto dei pesci, gli avanzi di cibo, e i detriti organici, e vengono trasformati da speciali batteri “buoni”, presenti nel filtro e sul fondo della vasca.
Soprattutto ammoniaca e nitriti sono molto tossici per i pesci, anche a bassissime concentrazioni, e per questo vanno costantemente tenuti sotto controllo.
Cambi… parziali
I nitrati possono accumularsi raggiungendo livelli dannosi per i pesci o addirittura letali per i “nuovi arrivati”. Il modo più semplice per evitare che aumentino a dismisura è provvedere a un regolare cambio parziale dell’acqua. Tutte queste sostanze si possono misurare attraverso appositi test liquidi, strisce colorimetriche e altro.
Fertilizzanti
I fosfati, infine, derivano in parte dalla trasformazione degli escrementi dei pesci, ma possono essere contenuti in quantità variabile anche nell’acqua del rubinetto. Si accumulano lentamente e se in quantità eccessiva portano una proliferazione di alghe infestanti (per le quali costituiscono un ottimo fertilizzante), decisamente poco piacevole da un punto di vista estetico.
La durezza carbonatica è determinata dai carbonati e dai bicarbonati di calcio e di magnesio (misurati in gradi tedeschi, ossia °dKH). La durezza totale indica la quantità totale di sali disciolti nell’acqua (misurata sempre in gradi tedeschi, ossia °dGH). La misurazione della durezza è abbastanza agevole da compiere, è sufficiente munirsi di test liquidi o di stick, chiamarti strisce colorimetriche.
La misurazione dei fosfati non è agevole come per le altre sostanze: esistono appositi test, ma sono un po’ cari e non sempre reperibili in commercio.
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