Gli ambienti naturali dei pesci d’acqua salata

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Aquario acqua salata

Contrariamente a quello che succede per i pesci d’acqua dolce, ormai allevati da diverse generazioni, la grande maggioranza dei pesci d’acqua salata in vendita nei negozi di acquariologia proviene da ambienti del loro habitat naturale.

A cura della Dott.ssa FEDERICA MICANTI Medico Veterinario

Gli allevamenti dei pesci d’acqua salata

Ciò è dovuto a molti fattori, che comportano tutti enormi costi gestionali per gli allevamenti. Per esempio le difficoltà che si incontrano nell’alimentazione dei pesci marini, nei primi mesi di vita.

Molte specie infatti depongono un numero considerevole di uova da cui poi, alla schiusa, nascono larve che si nutrono di organismi microscopici chiamati “plancton”, assai difficili da reperire in commercio.

Acquario ampi spazi

Un altro fattore che rende complesso l’allevamento è l’assenza di caratteristiche fisiche che possano far riconoscere agevolmente i maschi dalle femmine, in moltissime delle specie allevate in acquario.


Infine, ma non per questo meno importante, la necessità, per le specie più grandi e territoriali (Pomacantidi, Chetodontidi e altri), di avere a disposizione spazi assai ampi per l’allevamento.

Normative (sempre più) severe

Attualmente in Italia è molto difficile trovare in commercio pesci marini riprodotti in cattività: si tratta spesso di esemplari di taglia ridotta e prezzo più elevato rispetto a quelli selvatici, quindi meno richiesti dagli acquariofili.

Tutto ciò non giova certo all’acquariofilia marina, in quanto le normative internazionali, per la protezione delle specie animali, stanno diventando sempre più rigorose e prima o poi con molta probabilità non si potranno più effettuare prelievi di pesci nei loro ambienti naturali.

Immagine di un cavalluccio marino
Circa il 90% dei pesci d’acqua salata tropicali proviene dai loro ambienti naturali dall’area indo-pacifica.

Sostanze tossiche

La cattura dei pesci di acqua salata marini è praticata normalmente da pescatori professionisti nei loro ambienti naturali e, nei Paesi più poveri (come le Filippine), spesso questa attività rappresenta la principale fonte di sostentamento per numerose famiglie.

Purtroppo ancora oggi, per agevolare la cattura delle specie che rendono di più da un punto di vista commerciale, alcuni fanno uso di sostanze tossiche che, oltre a stordire i pesci, procurano loro grossi danni sia al fegato sia al sistema nervoso e che causano magari la loro morte improvvisa, anche diverso tempo dopo la cattura.

Viaggi difficili

I “luoghi di raccolta”, sono spesso molto lontani dagli aeroporti i pesci devono affrontare un viaggio lungo e disagiato per mare e per terra. A bordo di navi o macchine, prima di raggiungere la loro prima destinazione, ossia la vasca dell’esportatore; dove trascorreranno un periodo, durante il quale dovranno abituarsi a vivere, appunto, in una vasca e a nutrirsi di mangimi commerciali.

Bellissimo pesce color bianco con le pinne gialle di acqua saltata
Oggi in Italia è molto difficile trovare in commercio pesci marini riprodotti in cattività.

Acclimatazione

Successivamente i pesci vengono spediti ai grossisti/importatori europei. Questi ultimi provvedono alla vera e propria “acclimatazione” dei pesci, ossia alla definitiva “assuefazione” alla vita in acquario e alla cosiddetta “quarantena sanitaria”. Che riveste una estrema importanza in quanto consente di verificare le condizioni di salute dei pesci.

Questa “tappa” è sottovalutata da qualche negoziante, che, allettato dall’idea di risparmiare, acquista i suoi pesci direttamente dall’esportatore. A farne le spese maggiori è l’acquariofilo che in questi casi corre il rischio di acquistare pesci stressati, malati e che magari si alimentano esclusivamente con cibo vivo, difficilmente reperibile.

Splendidi e rari

Circa il 90% dei pesci marini tropicali che vediamo nelle vasche dei negozi di acquariofili;a proviene dall’area indo-pacifica, che si estende dalle coste orientali africane alla Polinesia ed alle Hawaii. In Italia sono scarsamente reperibili i pesci caraibici e dell’Atlantico tropicale americano, assai più diffusi, per ovvi motivi, sul mercato degli Stati Uniti.

Rari sono i pesci della Grande Barriera, anche a causa delle rigorose normative esistenti in Australia sulla protezione della fauna autoctona. Dallo Sri Lanka giungono invece gli splendidi esemplari di Pomacantidi, Acanturidi, Chetodontidi, che non sono facilmente adattabili alla vita in acquario. Dall’Indonesia sono importate una grande varietà di specie, con centri di raccolta localizzati a Giacarta e Bali.

Immagine di alcuni pesci pagliaccio nel loro ambiente naturale
Alcune specie di pesci marini sono riprodotte in allevamenti specializzati molto attrezzati, situati principalmente in Europa e negli Stati Uniti. Tra queste, i “cavallucci marini” (Hippocampus spp.) qualche “pesce pagliaccio” (Amphiprion ocellaris, A. frenatus), il “pesce cometa” (Calloplesiops altivelis).

Dal mar Rosso con amore

Forse però il maggior numero di pesci corallini proviene dalle Filippine. Le acque di Singapore non sono molto ricche di pesci d’acquario, tuttavia in questo luogo esistono degli esportatori molto qualificati; che indirizzano verso l’Europa buona parte degli esemplari pescati nell’Indo-Pacifico.

Il Mar Rosso ospita pesci meravigliosi, protetti tuttavia da una legislazione assai severa che rende sempre più difficile la pesca per il mercato dell’acquariofilia.

Tutto ciò, malgrado la relativa vicinanza, fa sì che dal Mar Rosso arrivino pesci splendidi e generalmente in ottime condizioni (vista la brevità del viaggio). Ma anche estremamente costosi e quindi destinati a chi ha le possibilità economiche di acquistarli.

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