Devono contenere una sola singola fonte proteica, che sia animale o vegetale per essere definiti alimenti “monoproteici”.
Rubrica a cura di ANMVI Articolo del Dott. Alessio Arbuatti Medico Veterinario
Un po’ di chiarezza per gli alimenti monoproteici
Il segmento degli alimenti monoproteici per cane e gatto rappresenta un’importante fetta di mercato del pet food. Ed è un importante strumento utilizzato nella clinica e nutrizione veterinaria in presenza di specifiche condizioni (RAC – Reazioni Avverse al Cibo) che richiedono un approccio e risoluzioni multidisciplinari, anche sul piano dietetico.
Negli ultimi anni il proprietario non è sempre riuscito a comprendere a pieno i valori e l’importanza degli alimenti monoproteici. I motivi ipotizzabili sono diversi, in parte perché il segmento in questione è talora divenuto oggetto di incomprensioni derivanti sia dall’utilizzo commerciale del termine stesso. Sia da tendenze e mode che hanno influenzato il consumatore nell’acquisto. A ciò va aggiunta una comunicazione non sempre adeguata.
Fortunatamente oggi, grazie alla normativa e all’intervento dalla FEDIAF sulla corretta dicitura da apporre, è stata fatta chiarezza sulla terminologia. Un alimento “monoproteico” propriamente detto deve contenere una sola singola fonte proteica animale o vegetale.
Invece, un “alimento con singola fonte proteica animale” contiene proteine derivanti da una fonte/materia prima proteica animale, ossia da una sola specie, ma nel prodotto possono essere presenti ulteriori proteine derivanti dalle altre materie prime (vegetali) che sono sempre dichiarate in etichetta.
Sarà il veterinario curante a indicare quale tra le due differenti tipologie di alimenti è più idonea per le singole esigenze del pet. Resta comunque importante che le differenze siano ben note al consumatore. Nel dubbio sia i Medici Veterinari sia i costumer service delle singole aziende sono riferimenti per chiarire qualsiasi dubbio al proprietario acquirente.
Reazioni avverse al cibo
Le RAC (Reazioni Avverse al Cibo), sono una vera e propria sfida clinica nella medicina del cane e del gatto e richiedono sempre una consulenza veterinaria ma anche il ferreo rispetto delle regole, anche di tipo alimentare, da parte del proprietario che deve formare un asse unico con il Veterinario curante. Queste reazioni comprendono le allergie alimentari e le intolleranze alimentari.
Allergie alimentari
Le allergie alimentari compaiono a seguito di un meccanismo patogenico che coinvolge il sistema immunitario. Gli esemplari colpiti ricadono più spesso all’interno della fascia d’età 1-5 anni. I sintomi clinici sono la conseguenza dell’attivazione di due diverse vie, distinte in relazione al coinvolgimento o meno delle IgE (anticorpi specifici).
Nelle forme mediate (reazioni immunologiche di tipo 1) si apprezza il legame degli allergeni presenti nell’alimento con le IgE localizzate su specifiche cellule immunitarie: i mastociti e i basofili. La conseguenza di questo legame è la degranulazione delle cellule interessate che rilasciano composti pro-infiammatori tra i quali istamina e prostaglandine.
Ha inizio, quindi, una sequenza di eventi clinici a catena che portano alla sintomatologia clinica. Questa può essere molto varia e si può ben apprezzare attraverso i sintomi cutanei caratterizzati da prurito intenso. Come conseguenza non sono rare le lesioni secondarie autoindotte, le piodermiti con coinvolgimento batterico e fungino e, infine, alopecia.
Numerosi distretti cutanei possono essere colpiti. Tra i più comuni: inguine, muso, ventre, orecchie e zampe.
Sintomi di allergia
I sintomi non si limitano però solo all’apparato tegumentario ovvero cute, pelle o annessi cutanei. Il coinvolgimento gastroenterico si manifesta con un’ampia gamma di manifestazioni che vanno dalla flatulenza, fino a vomito, diarrea e dimagrimento progressivo.
Altre tipologie di allergie
Vi sono inoltre reazioni allergiche di tipo 3 (immunocomplessi) e di tipo 4 (ipersensibilità ritardata cellulomediata), coinvolte per lo più nelle manifestazioni intestinali.
Intolleranze alimentari
Le intolleranze alimentari, al contrario, non sono immunomediate e la diagnosi può divenire complessa. Poiché i sintomi clinici ricalcano non di rado quelli presenti nelle forme allergiche con sintomi gastroenterici, cutanei e talora neurologici o anafilattoidi. Quest’ultime così chiamate perché prive dell’interessamento immunitario.
Quest’ampia gamma di forme e manifestazioni cliniche evidenzia il ruolo fondamentale del Medico Veterinario curante nel ricercare la causa eziologica sottostante. Poiché i segni clinici possono essere comuni a numerose altre patologie con un’eziologia anche molto lontana da quella allergica.
Terapia
Il Veterinario procederà a tutta una serie di analisi e, se riterrà la sintomatologia correlata a una RAC, procederà innanzitutto con una dieta a eliminazione. Seguendo un protocollo che il proprietario dovrà rispettare nel tempo in maniera ferrea e che prevede anche l’utilizzo di linee dietetiche specifiche; al fine di individuare la fonte proteica dalla quale derivava l’antigene che ha scatenato la condizione patologica.
Normativa europea
Il peso in termini clinici di queste condizioni è importante e sentito; tanto che all’interno della complessa normativa sul pet food, nel marzo scorso è stato emanato il Regolamento europeo 2020/354. Contenente le disposizioni generali per i prodotti destinati a particolari fini nutrizionali (parnuts) con specifico riferimento alle caratteristiche nutrizionali essenziali; specie di destinazione, dichiarazioni in etichettatura, periodo d’impiego raccomandato e altre disposizioni.
La norma è stata accolta con particolare favore dalla Federazione europea dell’industria degli alimenti per animali da compagnia (FEDIAF) e dall’Associazione Nazionale Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia (Assalco).
Materie prime innovative e di qualita
L’ampia scelta di materie prime di qualità, disponibili oggi negli alimenti monoproteici, è frutto della continua ricerca scientifica che le aziende del pet food portano avanti da anni, al fine di soddisfare le esigenze dei singoli pet e forinire a Veterinari e proprietari un ampio ventaglio di opzioni.
Alle fonti proteiche da più tempo utilizzate nelle specifiche linee ipoallergeniche oggi si aggiungono interessanti materie prime provenienti da specie animali allevati che per motivi geografici o zootecnici non erano disponibili in passato.
Tra queste troviamo ad esempio: cervo wapiti, bisonte, alce, cavallo, quaglie, struzzo, anatra e non da ultimi, gli insetti (grilli, camole, larve di mosca soldato), il cui interesse dal punto di vista alimentare è molto alto anche nell’alimentazione umana, in quanto rappresentano una fonte proteica nobile, povera di grassi, facile da allevare a basso costo.
Salmone selvaggio, platessa, trota anadroma, aringa, sgombro, acciughe e storione sono solo alcune tra le numerose materie prime disponibili sul mercato del pet food sia nei formati umidi che secchi, coniugando così gustose opzioni alimentari con la sicurezza della filiera produttiva. Non da ultimo queste materie prime sono spesso associate a linee commerciali prive di talune specie cerealicole o glutine.
Un mercato in crescita
Dall’analisi del rapporto Assalco-Zoomark-2020 emerge come gli alimenti monoproteici siano collocati nella categoria “alimenti-speciali”, unitamente a quelli biologici, olistici, ancestrali, vegetariani, senza glutine e BARF.
Dall’analisi sulle tipologie di alimenti somministrati, emerge come i proprietari ad oggi alternano alimenti confezionati di base, alimenti specifici, speciali o dietetici, dando al proprio pet una media di 3,5 alimenti diversi. Tale aspetto deve far riflettere, poiché, la dieta è un tema centrale fondamentale per la salute fisica e il benessere animale.
Tale principio deve valere sia per gli esemplari che non hanno esigenze alimentari specifiche dettate da particolari condizioni; sia per quelli che invece richiedono una selezione ancor maggiore della tipologia e del formato del pet food.
Nello specifico, all’interno del marcato, gli alimenti monoproteici occupano una fetta di mercato del 16% nel segmento cani e del 10% nel segmento gatti. Posizionandosi al terzo posto dietro gli alimenti di base e quelli destinati a specifiche categorie come razze, stile di vita e taglie.