La corazza rappresenta per le tartarughe una formidabile difesa, tuttavia non si tratta di una protezione impenetrabile, efficace contro ogni tipo di trauma.
A cura della Dott.ssa MARTA AVANZI,
Medico Veterinario AAE – Associazione Animali Esotici www.aaeonlus.org
TARTARUGHE, i rettili CORAZZATI
La corazza è infatti un tessuto vivo, un vero e proprio scheletro esterno che può subire lesioni e fratture. La corazza è una valida protezione nell’ambiente naturale ma in quello domestico numerosi pericoli possono avere la meglio su questa struttura. È importante conoscere i pericoli a cui può andare incontro la tartaruga per valutare con attenzione l’ambiente in cui vive e poter quindi prevenire i potenziali rischi perché, purtroppo, quando il danno è fatto spesso è molto grave se non irreversibile.
La struttura della corazza
La corazza è un tessuto vivo, molto vascolarizzato e sensibile, costituito da due strati. Il più esterno è una sottile lamina di tessuto corneo (simile a quello che forma le unghie) che ha una funzione protettiva contro le abrasioni dell’ambiente naturale. Il più profondo, più spesso e robusto, è costituito da tante piccole ossa, una cinquantina, unite tra loro come le tessere di un puzzle, che proteggono gli organi interni.
In caso di infortunio, in attesa di raggiungere l’ambulatorio veterinario, la tartaruga va avvolta in un panno pulito e messa in un piccolo contenitore
Pericoli in giardino
La corazza, contrariamente a quanto molti credono, ha una resistenza limitata alla compressione e ai traumi; di certo non ha la capacità di resistere alla forza esercitata da un veicolo che vi passa sopra o dalla caduta da una certa altezza. Lo schiacciamento da parte di automobili è uno degli incidenti più comuni e drammatici e, purtroppo, molto frequente proprio in giardino, dove si crede che la tartaruga sia al sicuro.
Per questo motivo la tartaruga deve essere separata dalla zona in cui vi è passaggio di macchine con una solida recinzione. La presenza di cancelli elettrici pone un altro grave pericolo per l’incolumità delle tartarughe, che
possono inavvertitamente restare schiacciate. Anche in questo caso bisogna isolare le tartarughe in modo che non vi abbiano accesso, o controllare con cura che non siano nelle vicinanze quando li si mette in funzione.
Niente cani con le tartarughe
I cani rappresentano un pericolo molto grave per le tartarughe: se ne hanno la possibilità non esitano a morderle come fossero un osso succulento. Purtroppo questo tipo di incidenti è così frequente da sconsigliare totalmente di tenere nella stessa casa i due tipi di animali. Neppure recinzioni e catene si dimostrano mezzi sufficienti a tenere i cani lontani da questi rettili: molti episodi traumatici si verificano proprio con cani
teoricamente isolati dalle tartarughe. Spesso l’aggressione si verifica con
cani abituati a convivere con le tartarughe da anni, pertanto non si
può mai avere la certezza che il cane di casa un giorno non decida
di dilaniare il povero rettile.
Le cadute dall’alto
Mentre in natura non potrebbe accadere, in casa le tartarughe non di rado cadono da terrazze, terrari o vasche, riportando lesioni più o meno gravi alla corazza e agli organi interni. Anche questi sfortunati incidenti si possono prevenire con un po’ di accortezza, non sottovalutando mai i pericoli determinati dall’altezza e dalla capacità delle tartarughe di arrampicarsi e lanciarsi nel vuoto.
Attenzione ai maschi
Un pericolo spesso ignorato deriva dalla convivenza tra maschi e femmine, in particolare per quanto riguarda Testudo hermanni, la più comune tartaruga di terra. In natura, dopo l’accoppiamento la femmina si allontanerebbe, ma nell’ambiente ristretto del giardino si tratta di una convivenza forzata: la femmina non può sottrarsi ai violenti rituali di corteggiamento del maschio, che finisce per lesionarle la corazza e la cloaca causando ferite talvolta mortali. Per evitare questi incidenti i maschi e le femmine vanno tenuti separati; in alternativa, un maschio dovrebbe coabitare con almeno cinque o sei femmine, per suddividere tra tutte le sue attenzioni, cosa raramente possibile.
Primo soccorso
Se i danni subiti dalla tartaruga non sono troppo gravi, con le cure giuste può guarire. È quindi importante rivolgersi immediatamente a un veterinario esperto in rettili ed evitare cure improvvisate “fai da te”. Le ferite non curate adeguatamente possono andare incontro a infezioni e, cosa ancora più grave, a infestazione da larve di mosca. In attesa di giungere in ambulatorio, la tartaruga va avvolta in un panno pulito, in modo che le ferite non si contaminino, e messa in un piccolo contenitore, perché si muova meno possibile.
Ciò vale anche per le tartarughe acquatiche, che non devono assolutamente essere messe in acqua: l’acqua entrerebbe nelle ferite o addirittura nella cavità corporea, portando sporcizia e batteri. Se il danno agli organi interni non è eccessivo e l’emorragia non troppo grave, molto spesso la corazza si può riparare, come si riparano le fratture delle ossa nei mammiferi e la tartaruga può tornare a vivere nel suo giardino.
Mentre in natura non potrebbe accadere, in casa le tartarughe non di rado cadono da terrazze, terrari o vasche.