In questo articolo prenderemo in considerazione soprattutto il risveglio dal letargo delle tartarughe terrestri, che si sono adattate perfettamente ad ogni clima. Mettendo in atto strategie indispensabili per la loro sopravvivenza, con particolare riferimento alle specie Mediterranee (Testudo hermanni, Testudo graeca ibera e Testudo marginata).
A cura di AGOSTINO MONTALTI – Tarta Club Italia
Tartarughe e il risveglio dal letargo
Le tartarughe, sono degli animali eterotermi la cui temperatura interna dipende da quella ambientale. Avendo organi che lavorano correttamente solo ad un determinato range di temperature, che quando scendono sono costrette a mettere in atto un sistema di protezione. Non è altro che la diminuzione del metabolismo, il rallentamento di tutte le funzioni compreso il battito cardiaco che può arrivare a 4 battiti minuto.
L’abbassamento del metabolismo crea però difficoltà a reagire ai batteri, a micosi e virus, per cui a volte al risveglio potrebbero sopraggiungere patologie, specialmente respiratorie. Questo vale soprattutto per gli esemplari che sono entrati in letargo non in perfette condizioni. (in questi casi si consiglia di effettuare una visita da un veterinario esperto in tartarughe).
Il letargo al nord e al sud
Il modo di fare il letargo cambia in base al clima e quindi un letargo a nord è molto diverso da quello al sud. Al sud e nelle isole in genere in natura, le tartarughe si ritirano sotto un rovo o un cespuglio; possibilmente con foglie secche e umide, senza scavare.
In cattività, si sotterrano parzialmente.
Nelle regioni più a nord dove in passato erano presenti fino alla valle Padana le Testudo hermanni boettgeri, si sotterravano per proteggersi dai forti freddi. In modo che il calore proveniente dal sottosuolo le proteggesse e nello stesso tempo la terra umida garantisse la migliore condizione possibile.
Specialmente in Italia, dove da nord a sud ci sono climi totalmente differenti, non esiste una data di risveglio dal letargo delle tartarughe. In genere gli esemplari che escono molto presto dalla fase del letargo sono un avviso che non si sono ben protette per l’inverno; e quindi occorre fare più attenzione l’anno successivo che magari si presenterà molto più freddo, salvandole così da possibili problemi di congelamento.
Cosa rappresenta il risveglio dal letargo per le tartarughe
Per le tartarughe allevate in cattività al nord, l’uscita dal letargo rappresenta spesso un momento critico. Specialmente per le specie originali del sud o delle isole come Testudo hermanni hermanni e Testudo marginata. Queste essendo abituate a non scavare molto, sovente sono le prime che percepiscono gli aumenti di temperature e fuoriescono per prendersi i primi raggi di sole; ma spesso questa è una trappola mortale per loro (specialmente per i piccoli esemplari che sono molto più delicati).
A volte succede anche in gennaio o febbraio che arrivi una settimana particolarmente calda con temperature superiori alla media; ma poi ritorna il freddo anche forte e le tartarughe che erano uscite dal letargo ora si trovano in forte difficoltà e senza l’aiuto dell’uomo possono mettere a proprio rischio la loro vita.
Per cui in questi casi è bene che gli esemplari adulti siano ben coperti con tante foglie o paglia. Per i piccoli meglio far finire il letargo mettendoli gradualmente in un terrario riscaldato in attesa del rialzo stabile delle temperature.
Chi ha la fortuna di possedere una cantina ad una temperatura di circa 8° centigradi può inserirle in una cassetta con terra e foglie umide in modo da farle continuare il letargo (avendo l’avvertenza ogni tanto umidificare con spruzzate di acqua).
Le Testudo horfieldii (tartaruga della Russia), che hanno un areale molto ampio che va dalla Russia sudorientale fino al all’Iran, Pakistan, Afghanistan e Cina occidentale. Diffuse nei tanti negozi di animali, in natura sono abituate ad un lunghissimo letargo che in alcuni casi può arrivare anche fino ai 9 mesi. Si proteggono dal fortissimo gelo scavando a profondità incredibili (sembra che possano arrivare anche a 3 metri di profondità).

Quindi non allarmatevi se ritardano ad uscire dal letargo.
Mi ricordo di una Terrapene ornata che spariva ad inizio settembre e usciva dal letargo quasi due mesi dopo le Mediterranee ed ero sempre preoccupato per lei. Ovviamente poi una volta uscite dal letargo devono eseguire tutto il ciclo vitale molto in fretta.
In genere è considerato normale un calo del 10% del peso corporeo durante tutto il letargo, ma sovente ci sono tartarughe neonate, che a fine letargo pesano di più che all’entrata. Questo è dato dall’assorbimento di umidità, e ci fa capire a quanto poi in fondo il letargo, se ben fatto, non sia pericoloso.
Consigli sul risveglio della tartaruga
Al risveglio le tartarughe hanno più bisogno di disidratarsi che di alimentarsi, quindi è consigliabile mettere a disposizione una piccola ciotola di acqua pulita con bordi bassi in relazione alla taglia della tartaruga.
Molti allevatori preferiscono fare un bagnetto con acqua tiepida alle loro amiche, ma occorre molta attenzione agli sbalzi termici, eseguendolo durante gli orari con temperature più calde in modo che possano subito riscaldarsi bene, asciugandole accuratamente dopo il bagno.
L’acqua deve essere leggermente tiepida, va cambiata continuamente per evitare che si raffreddi troppo e deve coprire oltre la metà del carapace ma permettere alla tartaruga di alzare la testa per poter respirare. Le tartarughe poi hanno bisogno di continuare a rifugiarsi in un luogo che abbia un discreto livello di umidità.
Ricordiamo che il risveglio delle tartarughe
E’ la migliore occasione per correggere eventuali errori alimentari o “vizietti”, per cui è bene somministrare da subito cibi naturali come erbe selvatiche (graminacee) che sono ricche di fibre e calcio, evitando frutta e cibi proteici.
In primavera i campi o prati sono abbondanti di graminacee, ma è consigliabile raccoglierle lontani dai veleni rilasciati dai veicoli e quindi non a fianco delle strade. Evitare per quanto possibile di acquistare erbe e verdure dai mercati o supermercati in quanto ricchi di veleni a cui le tartarughe sono molto più sensibili dell’uomo.
Una passeggiata, anche in un parco cittadino permetterà di raccogliere qualche manciata di ottime erbe selvatiche. Se le tartarughe sono entrate in letargo non in perfetta forma o il letargo è stato eseguito male, possono presentare diverse patologie e quindi qui serve, urgentemente, rivolgersi ad un veterinario esperto sulle tartarughe.
E’ consigliabile fare un buon controllo visivo per vedere se ci sono stati attacchi tipo micosi, ferite da topi, occhi gonfi, scoli nasali con difficoltà a respirare o i classici “sbadigli” che se sono continui sono sintomi di raffreddamento. Verificare anche zampe e coda per vedere se ci sono zone rigonfie della pelle o posizioni mal odoranti che potrebbero essere causate da necrosi.
Nella prima settimana di uscita dal letargo, è consigliabile separare i maschi che in genere da subito sono aggressivi, dalle femmine; che invece sarebbe bene si ricarichino un pochino e restino tranquille al sole. In natura l’incontro con i maschi non è frequente ed è per questo che l’evoluzione ha portato a fornire le femmine di alcune specie, di una spermateca che può essere utilizzata in mancanza di maschi fino a circa 5 anni.