La ricerca scientifica ha evidenziato che gli animali da compagnia non sono immuni all’effetto del fumo passivo. E dati recenti dipingono un quadro chiaro del tabagismo in Italia; I fumatori sono circa 11,6 milioni (7,1 milioni di uomini e 4,5 milioni di donne).
Rubrica a cura di ANMVI Articolo del Dott. Alessio Arbuatti Medico Veterinario
Una realtà con i propri dinamismi interni, infatti secondo i dati 2020 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), durante il lockdown del 2020 sono diminuiti i fumatori di sigarette tradizionali, mentre sono aumentati quelli che utilizzano altre fonti, come ad esempio la sigaretta elettronica e il tabacco.
In Italia nel 2016 le morti attribuibili al fumo sono oltre 93.000, una percentuale del 7,9% nelle donne e il 20,6% negli uomini. Un problema sia di salute sia sociale che non ha ripercussioni solo sul tabagista; poiché nelle case degli italiani vivono infatti 30,4 milioni di esemplari tra cani gatti, uccelli, roditori, piccoli mammiferi e rettili.
Una nuvola di invisibili molecole
Solo una piccola parte del fumo (meno del 20%) viene aspirato dal fumatore. Nell’ambiente permane la porzione rimanente, che tende a stratificare creando un’invisibile colonna chimica. Nel fumo sono stati infatti riconosciuti più di 4000 composti chimici che sedimentano in relazione al proprio peso.
Tra queste molecole, ve ne sono diverse riconosciute per le proprietà mutagene e cancerogene, come la nicotina, il catrame, gli IPA, il benzene, le aldeidi, i fenoli, le ammine, l’ammoniaca e gli idrocarburi non aromatici.
Non solo cani e gatti, ma anche piccoli mammiferi, uccelli e rettili, inalano fumo passivo con conseguenze variabili in relazione alle molecole e alle singole fisiologie delle specie coinvolte. Non bisogna inoltre dimenticare che le molecole aeree non solo stratificano ma si depositano anche sul mantello dei pet con i quali condividiamo l’ambiente domestico.
Fumo passivo i pericoli negli animali
Gli animali sono immuni all’effetto del fumo passivo? Assolutamente no, e la ricerca scientifica ha evidenziato numerosi spunti di riflessioni. Uno studio brasiliano condotto su 30 esemplari di Yorkshire appartenenti a proprietari che fumavano almeno 20 sigarette al giorno ha evidenziato la presenza di microparticelle di carbone nei polmoni (antracosi) dei pet e nello specifico inglobati all’interno di specifiche cellule difensive chiamate macrofagi.
A ciò si aggiunge il riscontro della cotinina (metabolita della nicotina) a livello urinario. Uno studio condotto negli U.S.A. ha evidenziato come gli esemplari appartenenti alle razze canine dotate di una canna nasale più lunga, comunemente note come dolicocefale, siano maggiormente soggette (fino a 2,5 volte in più) a neoplasie nasali quando vivono con proprietari fumatori. Nelle razze brachicefale, ossia con il muso schiacciato, le neoplasie sono più comuni nei distretti anatomici respiratori più profondi, bronchiali e polmonari.
Nei gatti appartenenti ai tabagisti è emersa una maggior frequenza nella comparsa di carcinomi squamo cellulari orali buccali in aggiunta ad alcune forme di linfomi. La maggior condivisione, anche in termini di tempo e luoghi, degli ambienti domestici può essere nei felini una maggior fonte di rischio.
Allo stesso modo il grooming (pulizia del mantello), comportamento tipico della specie, favorirebbe l’ingestione delle molecole derivate dal fumo di sigaretta depositatesi sul pelo. Non solo però forme neoplastiche, poiché sono state descritte ulteriori sintomi e patologie collegate al fumo passivo. Tra queste vi sono: tosse cronica, fenomeni allergici, problemi oculari e persino dermatiti.
Un gesto per un doppio guadagno in salute
Grazie alle continue campagne mediatiche e alle ancora più impattanti comunicazioni grafiche presenti sulle confezioni stesse di molti prodotti, i rischi del fumo sono ormai ben noti ai proprietari.
Purtroppo, invece, non tutti conoscono ancora i rischi del fumo passivo sui pet, una tematica che merita una sempre maggiore considerazione e che può definirsi “in progress” grazie anche ai continui risultati provenienti dalla ricerca scientifica. L’importanza della tematica è dimostrata anche dai progetti pilota veterinari, finalizzati alla sensibilizzazione dei proprietari, che sono nati fin dal 2016 grazie all’attività degli ordini veterinari.
Formare e informare è la strada giusta che aiuta il proprietario a riflettere sulle proprie azioni domestiche e sulla ricaduta che esse possono avere sui propri animali da compagnia. Questa consapevolezza può inoltre fungere da ulteriore stimolo affinchè i proprietari scelgano di smettere di fumare.
Una strategia efficace, come dimostrato da uno studio condotto negli Stati Uniti dal Center for Health Promotion and Disease Prevention, Henry Ford Health System di Detroit su 3293 proprietari di pet, 698 dei quali fumatori. Gli intervistati hanno dichiarato che sapere che il fumo passivo possa nuocere ai propri pet potrebbe fungere da ulteriore stimolo.
L’11% ha detto che smetterebbe di fumare, il 28,4% quanto meno ci proverebbe, il 18,9% dichiara di non consentire di fumare all’interno della casa, il 14,2% di vietare agli estranei di fumare nella propria casa e ben il 40% ha richiesto di avere più informazioni sul tema.
Prodotti contenenti nicotina: non solo fumo passivo per gli animali da compagnia
Le molecole chimiche derivanti dal consumo di prodotti a base di tabacco possono penetrare attraverso un’ulteriore via in aggiunta a quella aerea. Un’evenienza da non sottovalutare è infatti la potenziale ingestione di quei prodotti contenenti molecole come la nicotina.
Questi possono infatti essere facilmente individuati dal pet sia in ambiente domestico sia durante la passeggiata. Non solo sigari, sigarette e tabacco in busta ma anche specifiche gomme da masticare, patch cutanee, spray nasali; e non da ultime le cartucce delle moderne sigarette elettroniche sono tutte potenziali fonti domestiche di nicotina.
La prevenzione domestica passa attraverso la messa in atto semplici norme di sicurezza al pari di quelle utilizzate per la sicurezza domestica dei bambini. I prodotti appartenenti a questa categoria devono dunque sempre tenuti al chiuso e in posti non accessibili.
Attenzione alle passeggiate
Il proprietario deve mantenere un occhio altrettanto attento anche durante le passeggiate, poiché i mozziconi di sigarette sono spesso purtroppo ancora gettati a terra. Il tempo di degradazione di due anni, li rende particolarmente persistenti nell’ambiente.
Molti cani, tra i quali gli esemplari giovani, quelli più curiosi, o specifiche categorie come i Retriever; non di rado tendono ad avere comportamenti che li portano più di frequente a ingerire ciò che trovano a terra, mozziconi compresi.
Molti di questi prodotti sono spesso caratterizzati da gusti intensi, forti e decisi che li rendono poco attraenti per alcuni individui. Vi sono però delle eccezioni, come le cartucce aromatizzate delle sigarette elettroniche che rappresentano un importante rischio emergente.
In riferimento all’ingestione di sigarette o mozziconi e ai conseguenti report veterinari; nei soli Stati Uniti tra il 2005 e il 2010 sono stati registrati 801 casi nei cani di proprietà e 41 nei gatti.
Nonostante esistano alcuni meccanismi fisiologici protettivi come il pH acido dello stomaco, il rigurgito e il vomito, la diffusione sistemica della nicotina può avvenire e causare un vero e proprio avvelenamento al quale fa seguito una sintomatologia variabile.
Si possono infatti manifestare un’ampia serie di segni clinici tra i quali tremori, ipersalivazione, incoordinazione, poliuria, vomito e letargia. Per questo motivo è sempre opportuno contattare il Medico Veterinario quando anche solo si sospetta l’ingestione, al fine di poter intervenire tempestivamente.
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