Come educare il gatto

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Come educare il gatto

Come educare il gatto attraverso la conferma e non la correzione! Il gatto non apprende per imposizione, ma per associazione e rinforzo, un sì per ogni no.

A cura della Dott.ssa EWA PRINCI Consulente esperta in comportamento ed etologia del gatto. Centro di Cultura Felina

Educare il gatto

Dirgli “no” spesso non produce l’effetto desiderato, perché non dà indicazioni chiare su cosa fare. Al contrario, un “sì” dato al momento giusto diventa una guida preziosa: segnala al gatto che quel comportamento è positivo, sicuro, vantaggioso. In questo articolo esploriamo come e perché usare i “sì” nel percorso educativo felino.

Apprendimento per associazione, non per giudizio

Il gatto non interpreta il “no” come un rimprovero: non ha un senso morale delle azioni. Nella nostra mente umana, dire “no” è spesso legato a un’idea di errore, colpa o disobbedienza. Ma nel mondo etologico del gatto, questa struttura non esiste. I felini non possiedono un concetto morale del comportamento, non agiscono secondo ciò che è “giusto” o “sbagliato” in senso etico o sociale.

Ogni loro comportamento è semplicemente funzionale a uno scopo biologico: sicurezza, sopravvivenza, benessere, autoregolazione. Riceve solo un’informazione emotiva (spavento, frustrazione, etc), ma non capisce cosa avrebbe dovuto fare al posto di quel gesto.

Quando diciamo “NO!”, magari con voce alta, tono secco, o una reazione brusca, il gatto non comprende la “regola” o la norma che abbiamo in mente. Quello che riceve è una scarica emotiva, un’esperienza spiacevole che può tradursi in:

  • spavento (attivazione del sistema difensivo),
  • tensione o frustrazione (senso di impotenza),
  • distanza sociale (evitamento dell’umano).

Non riceve però nessuna indicazione comportamentale utile per orientarsi. Non sa cosa avrebbe dovuto fare e quindi non ha una direzione precisa.

Educare con il sì rafforza il gatto all’apprendimento

Quando il gatto fa qualcosa di desiderabile (usa la lettiera, si fa toccare con calma o gioca nel modo corretto) e vogliamo rafforzare quel comportamento, dobbiamo attribuirgli una conseguenza positiva:
carezza gradita;

  • snack;
  • parola dolce;
  • conferma sociale (presenza, voce, carezza).

Invece di urlare “NO!” se il gatto graffia il divano, offriamogli un tiragraffi vicino e premiamolo quando lo usa.

Educare il gatto con carezze e baci come nella foto la proprietaria stà baciando il suo bellissimo gatto

Evitiamo il no generico

Dobbiamo educare il comportamento, non punire il gatto! Dire solo “no” confonde, non fornisce un’alternativa. Il rischio è che il gatto si spaventi o sviluppi diffidenza verso l’umano, ma continui a fare ciò che faceva, magari in tua assenza. Il gatto non capisce l’intento educativo. Un tono duro o un urlo viene percepito come rumore spiacevole, non come insegnamento.

Non riceve un’informazione chiara su cosa fare al posto di quel comportamento. L’unica cosa che apprende è l’effetto emotivo. Associa il “no” al nostro tono arrabbiato e può attivarsi stress o evitamento dell’umano. Il comportamento non si estingue, si sposta, infatti, se quest’ultimo è motivato da un bisogno reale (es. graffiare, marcare, esplorare), il gatto continuerà a farlo, solo altrove o in momenti in cui non è osservato.

Ad esempio: il vostro micio morde quando viene accarezzato.

1°- fermati subito prima del morso (osserva i segnali premonitori);
2°- togli la mano con calma indicando “fine del gioco”;
3°- riprendi solo se il contatto è tranquillo.
In questo modo, il gatto associa “morbidezza” alla continuità del contatto.

I sì che CREANO fiducia e prevedibilità

I “sì” coerenti costruiscono un contesto stabile per l’apprendimento. Il gatto inizia a prevedere le conseguenze delle sue azioni e sceglie in autonomia quelle più gratificanti.

Nel mondo felino, fiducia e prevedibilità sono fondamentali per il benessere e per l’apprendimento. I “sì”, intesi come rinforzi positivi o conferme, sono strumenti potentissimi per costruire entrambe. Etologicamente parlando, infatti, la fiducia non nasce da una gerarchia, né da una sottomissione: il gatto non riconosce il capobranco o i proprietari.

La fiducia si costruisce quando:

  • il comportamento dell’umano è coerente e leggibile;
  • il gatto sa cosa aspettarsi in risposta a una sua azione;
  • l’ambiente sociale non è minaccioso ma rispettoso della sua autonomia.
gatto sdraiato con il suo umano che lo accarezza

Quindi un “sì” espresso con tono calmo, una carezza gradita, un piccolo premio, l’apertura dello spazio desiderato, comunica al gatto: “sei al sicuro, puoi fidarti!”. Questo lo predispone a rilassarsi, esplorare, restare vicino all’umano, non per dipendenza ma per scelta.

Ricordiamo, poi, che il gatto è anche un animale abitudinario e territoriale. Apprende e si autoregola attraverso sequenze ripetitive di esperienze. Ogni volta che un suo comportamento riceve un “sì”, si attiva un circuito di apprendimento positivo: l’azione si rinforza e si ripete; la risposta dell’umano diventa prevedibile, quindi, percepisce maggiore sicurezza e avviene un abbassamento dello stress.

In pratica il comportamento si associa a qualcosa di buono e quindi: aumenta la probabilità che lo ripeta; impara cosa “funziona” nel sistema relazionale.

Se però il comportamento del gatto viene regolarmente interrotto, ignorato o punito, il sistema si inceppa ed ecco allora che appaiono:

  • imprevedibilità;
  • ansia o evitamento;
  • mancanza di feedback chiari;
  • comportamento disorganizzato;
  • relazioni tese;
  • rottura della comunicazione spontanea.

Edicare il gatto a piccoli passi

Il gatto non apprende tutto in una volta, a differenza di quanto si tende a credere, non “capisce” di colpo cosa vogliamo da lui. L’apprendimento felino avviene per approssimazioni successive, cioè attraverso una serie di micro-passaggi che costruiscono gradualmente un comportamento più complesso. Ogni micro-comportamento giusto, premiato al momento giusto, diventa un mattoncino.

Ad esempio: entrare nel trasportino.
– lo annusa: rinforzo (voce calma, snack, carezza, se gradita);
– ci mette una zampa dentro: rinforzo;
– entra e resta per un attimo: rinforzo.
– si lascia chiudere per pochi secondi: rinforzo.
Invece di forzarlo o dirgli “no” se scappa, premi ogni micro-vittoria. In questo modo il gatto:

  • sente di avere il controllo;
  • mantiene motivazione;
  • costruisce associazioni positive;
  • memorizza per esperienza diretta.

Ogni “sì” attiva un circuito di apprendimento sicuro, rilassato e duraturo. Il comportamento non è appreso per imposizione, ma per scelta e scoperta. L’apprendimento efficace avviene quindi a micro-passaggi. Non serve aspettare il comportamento perfetto: premia ogni micro-vittoria nella direzione desiderata.

Conclusione

Il gatto apprende meglio quando capisce cosa funziona, non quando viene corretto. Nel suo mondo un “sì” coerente vale più di cento “no” inutili. Non dirgli cosa non deve fare: insegnagli cosa può fare con piacere.

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