Sono poche ormai le aree che si possono dire “Leishmaniosi free”.
NESSUN LUOGO è a rischio zero
Contano microclima e microhabitat: nei luoghi caldi e umidi la probabilità di contagio è maggiore, ma la malattia sta diventando endemica anche nella fascia prealpina.
- Le aree endemiche per la Leishmaniosi sono sempre più estese: gli ultimi dati del Centro di Referenza Nazionale per le Leishmaniosi (C.Re.Na.L) confermano la presenza stabile di casi anche nelle Regioni del Nord e prealpine. Complice, probabilmente, l’aumento delle temperature.
- La prevalenza si attesta oltre il 17%. Si stima che la patologia possa interessare circa un milione e 200mila cani domestici.
- Una volta che il cane si è infettato, il parassita non può più essere debellato. Ecco perché è fondamentale la prevenzione. Per sensibilizzare sul rischio di contrarre la Leishmaniosi canina e come prevenirla, MSD Animal Health ha lanciato una campagna informativa per promuovere e diffondere la cultura sulle malattie trasmesse da vettori e un relativo progetto formativo presso le farmacie e i veterinari.
Trentino Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Piemonte e Valle D’Aosta
Può sembrare strano pensare che in queste regioni, persino nelle aree prealpine, possa diffondersi una malattia tipica dei luoghi tropicali. Ma gli ultimi dati raccolti dal Centro di Referenza Nazionale per le Leishmaniosi (C.Re.Na.L) per il Ministero della Salute (riferiti al 2006) lo confermano: diversi casi di Leishmaniosi sono stati osservati anche molto a Nord, e l’insetto vettore – chiamato flebotomo, o più comunemente pappatacio, più piccolo di una zanzara – è dichiarato ormai endemico anche in città non certo tropicali, come Varese e Trento1.
Ma sappiamo davvero cos’è la Leishmaniosi, come si contrae, come riconoscerla e quali sono i rischi sia per l’animale sia per l’uomo? La Leishmaniosi canina è una malattia causata da un protozoo, Leishmania infantum, che viene trasmesso tramite la puntura del flebotomo.
Che sviluppi i sintomi o meno, una volta infettato il cane rimane per sempre un “serbatoio” del parassita: quando la malattia si sviluppa, può essere tenuta sotto controllo, ma non può guarire, proprio per questo la prevenzione è fondamentale. E c’è di più: se la patologia non viene adeguatamente trattata, può progredire e diventare molto grave, fino a portare in alcuni casi alla morte del cane.
Con l’estate alle porte, per sensibilizzare sul rischio di contagio di Leishmaniosi e come prevenirlo, Presso le farmacie e i veterinari che aderiscono all’iniziativa, sarà possibile trovare informazioni grazie a poster e opuscoli che spiegano la malattia e come prevenirla. Il periodo estivo, infatti, è considerato particolarmente a rischio, a causa dell’aumento delle temperature da un lato e gli spostamenti per le vacanze in zone endemiche dall’altro.
È quindi importante parlare della malattia con il proprio veterinario
Che valuterà caso per caso la protezione più idonea (ad esempio, una vaccinazione associata ad antiparassitari esterni che riducono il rischio di puntura) in base al luogo in cui si vive e quello in cui si andrà in vacanza.
E questo, a totale vantaggio del benessere del cane, che così potrà, ad esempio, passeggiare al sicuro anche nelle ore serali in nostra compagnia, dal momento che i flebotomi sono insetti ad attività crepuscolare, questo significa che il rischio di puntura si osserva dal tramonto all’alba.
Per quanto riguarda la protezione meccanica, poi, è bene ricordare che i pappataci sono insetti molto piccoli, di appena 2-3 millimetri, ed è quindi consigliabile che le zanzariere e le reti protettive abbiano una maglia molto fitta.
Ma qual è la situazione nel nostro paese?
Secondo i dati del C.Re.Na.L, nel 2016 su 83.237 campioni analizzati in Italia, ne sono stati trovati 14.490 positivi, con una prevalenza media nazionale di oltre il 17%. Se la si estende ai circa sette milioni di cani domestici presenti in Italia2, si arriva a stimare che possano essere colpiti dall’infezione un milione e 200mila animali. Si parla di stime perché, sebbene in alcune regioni esistano piani di sorveglianza obbligatori, manca un piano a livello nazionale.
La mappatura del nostro paese riguardo la presenza endemica di Leishmaniosi è in corso dal 2011. Ancora non è completa, ma mostra un dato incontrovertibile: le aree interessate si sono espanse.
Un tempo, infatti, questa malattia era tipica delle zone costiere, in particolare del Centro-Sud. Una delle cause è probabilmente il cambiamento climatico e, in particolare, l’aumento delle temperature medie a cui stiamo assistendo. Soprattutto quelle invernali, che consentono alle larve del flebotomo di sopravvivere nel terreno, per poi tornare a completare il ciclo vitale quando le temperature sono più miti (maggio-ottobre).
“Non disponiamo ancora di ricerche che correlino in modo certo la diffusione dei flebotomi al cambiamento climatico, ma è vero che la Leishmaniosi si sta diffondendo su tutto il nostro territorio, ben oltre i confini delle zone endemiche individuate in precedenza”, commenta Fabrizio Vitale, Responsabile Centro di Referenza Nazionale per le Leishmaniosi e Direttore Area Biologia Molecolare presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia A. Mirri: “I fattori che ne influenzano la presenza sono numerosi.
Tra questi, gli ambienti umidi e caldi, anche nelle campagne a ridosso delle grandi città, sono particolarmente adatti alla loro proliferazione. Molto dipende quindi dal microclima e dal microhabitat, ma possiamo dire che, allo stato dell’arte, sono ormai pochi i luoghi in Italia in cui i cani possono essere completamente al sicuro dalla Leishmaniosi. In Italia abbiamo una delle prevalenze più elevate dell’Europa del Sud”.