Le acque lente del bacino del Rio delle Amazzoni e degli altri corsi d’acqua di Brasile, Colombia, Ecuador e Perù, sono la casa di una delle specie ittiche d’acqua dolce più straordinarie al mondo: l’Arapaima gigas, un pesce che può raggiungere i 4,5 metri di lunghezza e i 300 Kg di peso.
a cura Dott. Alessio Arbuatti
Noto agli indios con il nome di: “Pirarucu”
l’Arapaima gigas è considerato dagli abitanti quasi come un essere magico in quanto, pur essendo un pesce, è obbligato a respirare aria atmosferica per sopravvivere. Infatti emerge in superficie circa ogni 20 minuti per poi immergersi nei fondali spesso limacciosi.
Tale caratteristica fisiologica permette a questo grande predatore di colonizzare anche corsi d’acqua particolarmente poveri in ossigeno disciolto.
Un predatore invisibile
L’Arapaima gigas si nutre principalmente di pesci e altri piccoli animali che cadono in acqua. Il corpo allungato ed una colorazione tendenzialmente grigia con piccole zone arancioni tra le scaglie nella zona caudale ed inferiore del corpo, lo rendono pressoché invisibile nelle acque scure della maggior parte dei bacini sudamericani.
La deposizione delle uova avviene durante la stagione secca in nidi appositamente preparati e sorvegliati da entrambi i genitori. Questi ultimi si occupano anche di ossigenare le uova con i movimenti delle pinne. Se non lo facessero rischierebbero la morte embrionale dei piccoli, a causa del poco ossigeno disciolto in acqua.
Vicino a me
Dopo circa tre-cinque giorni le uova si schiudono e la femmina lascia al maschio il compito di proteggere gli avannotti. Il padre controlla i piccoli costantemente e non permette loro di allontanarsi per più di un metro. Con il ripresentarsi delle piogge stagionali, i soggetti migrano negli acquitrini e nei canali allagati. I giovani restano circa tre mesi con il genitore. Al termine di tale stagione gli adulti e i giovani si separano. Questi ultimi raggiungono la maturità sessuale in quattro-cinque anni.
Sempre più rari
Le popolazioni indigene pescano l’Arapaima gigas con ampie reti, veleni dispersi in acqua o mediante frecce e lance nel momento in cui i soggetti salgono in superficie per respirare. Purtroppo la pesca, non quella delle popolazioni indigene, ma quella sportiva e anche il forte inquinamento di lunghi tratti del Rio delle Amazzoni, stanno facendo diminuire molto il numero di soggetti in natura, tanto che l’Arapaima gigas sta diventando una specie molto vulnerabile. Questo pesce è presente sia nella Lista Rossa della IUCN che in Appendice 2 della CITES (Convenzione di Washington).
L’Arapaima non ha un appetito molto selettivo: causalmente ingerisce anche sassi, sabbia e carbone.
Una specie difficile
La popolazione selvatica è stimata tra i 50.000 ed i 100.000 esemplari in natura. La riproduzione in cattività non è comune anche a causa della mancanza di molte notizie riguardanti la biologia riproduttiva (a partire dal riconoscimento delle differenze fisiche tra soggetti di sesso maschile e femminile, che da pochi anni è divenuto possibile mediante valutazioni su campioni di sangue).
In futuro la riproduzione in cattività, unitamente all’ampliamento delle zone di protezione amazzoniche, permetteranno una miglior salvaguardia di tale specie. Al momento attuale, diversi esemplari sono ospitati in acquari pubblici in tutto il mondo per far conoscere a tutti i visitatori la maestosità e insieme la fragilità di questa magnifica specie.