Il grit è un elemento tradizionalmente considerato indispensabile nel corretto mantenimento degli uccelli
A cura del Dott. GINO CONZO – Medico Veterinario Specialista in Patologia Aviare
Recenti cognizioni scientifiche dubitanodella necessità
E’ ampiamente consigliato da molti allevatori, rivenditori ed autori di libri divulgativi sugli uccelli, però recenti studi hanno tuttavia messo seriamente in dubbio la reale necessità che hanno gli uccelli di ingerire particelle di grit.
Tanto i pappagalli quanto i canarini e gli altri piccoli passeriformi comunemente allevati in cattività usano sbucciare i semi prima di ingerirli. Il seme, quindi, è completamente privato del guscio, ammorbidito nel gozzo ed è, dunque, perfettamente aggredibile dai succhi gastrici.
In questi uccelli, quindi, la funzione di macinatura, svolta dal grit insolubile nello stomaco, non è necessaria ai fini della digestione. Dati scientifici dimostrano che pappagalli ed altri uccelli in buona salute sono vissuti in perfetta forma sebbene privati del grit per oltre 20 anni.
Nei pappagalli con insufficienza pancreatica od altre difficoltà digestive sembra, invece, che l’assunzione di piccole quantità di grit possa giovare alle funzioni digerenti in quanto la funzione meccanica di macinatura compenserebbe, almeno in parte, il deficit enzimatico.
E’ consigliabile, tuttavia, che in questi casi sia il veterinario a decidere il trattamento più opportuno, piuttosto che ricorrere autonomamente alla somministrazione di grit.
Discorso diverso merita il grit solubile, in quanto, come detto, viene utilizzato come fonte di calcio per un organismo che, se alimentato con dieta basata sui semi (ricca in fosforo), presenta fatalmente un equilibrio calcio/fosforo sbilanciato in favore di quest’ultimo, richiedendo un integrazione alimentare di calcio.
Tale scompenso può, tuttavia, essere corretto più semplicemente somministrando agli uccelli una dieta bilanciata od un integratore alimentare appo-sito.
Che cos’è?
Vi sono due tipi differenti di grit: quello insolubile e quello solubile. Il grit insolubile è costituito da piccole particelle di silicati, non è digerito dal sistema gastroenterico degli uccelli, permanendo, quindi, a lungo nell’organismo, molto spesso all’interno dello stomaco per tutta la vita del volatile.
Data la particolare consistenza esso svolge la funzione di “macina” nel ventricolo degli uccelli, supportando l’opera della muscolatura gastrica e contribuendo significativamente alla digestione di alimenti grossolani altrimenti poco digeribili. In particolare lo stomaco degli uccelli, in assenza di grit, non avrebbe la possibilità di aggredire i semi interi in quanto il guscio impedirebbe ai succhi gastrici di accedere alla parte edibile del seme stesso.
L’azione di macinatura delle particelle silicee di grit insolubile presenti nello stomaco contribuisce, appunto, allo sfaldamento del guscio (già ammorbidito dopo il transito nel gozzo) permettendo agli enzimi gastrici di penetrare e digerire il seme.
Questa azione è fondamentale per il sistema digerente di quegli uccelli granivori (colombi, tortore, polli, struzzi, ecc…) che usano ingoiare semi interi, senza sbucciarli preventivamente.
Sperimentalmente è stato evidenziato che la capacità digestiva dei semi in polli a cui veniva offerto del grit era del 10% superiore a quella di polli deprivati di grit. Risultati simili non sono stati mai dimostrati negli uccelli da gabbia.
Il grit solubile, invece, è costituito essenzialmente da carbonato di calcio per cui può essere digerito dall’apparato digerente degli uccelli. Il grit solubile è utilizzato soprattutto quale apportatore di calcio per l’organismo, ma svolge una limitata azione di macinatura nello stomaco.
POSSIBILI PROBLEMI CAUSATI DAL GRIT
Gli uccelli in cattività possono essere indotti, per noia, per problemi comportamentali o semplicemente per gioco, ad ingerire grandi quantità di grit nel caso in cui possano avere libero accesso ad esso. Tale evenienza è decisamente più probabile nei pappagalli, piuttosto che in uccelli di altri ordini.
Le particelle di grit, in questi casi, andranno a depositarsi nel gozzo, nel proven-tricolo e quindi nel ventricolo, causandone progres-sivamente la distensione. In queste condizioni lo stomaco costipato non è più in grado di svolgere i propri movimenti e le funzioni di-gestive vengono ad essere interrotte, causando, in poco tempo, la morte del volatile.
E’ da ricordare che tali fenomeni di costipazione possono avvenire non solo in seguito all’assunzione di grit insolubile, ma anche per ingestione di quantità elevate di grit solubile.
In particolare bisogna evitare di somministrare grit al-le coppie di riproduttori con piccoli; talora sono stati osservati casi di morte dei nidiacei in seguito a costipazione del gozzo e dello stomaco causato dal grit immessovi dai genitori.
Il carbone attivo presente in alcuni prodotti, inoltre, inibisce l’assorbimento delle vitamine A, B2 e K, potendo causare uno stato di ipovitaminosi che va ad aggravare le condizioni di carenza in cui si trovano molti pappagalli alimentati con diete a base di semi.
Tali effetti collaterali sono decisamente più importanti di eventuali benefici apportati dal carbone attivo, il cui impiego può essere considerato solo in caso di effettiva necessità.
CONCLUSIONI
L’equivoco che ha indotto a consigliare l’impiego del grit nasce dal fatto che piccole pietruzze sono state osservate nello stomaco di uccelli selvatici. Tuttavia bisogna considerare che essi, in natura, hanno la possibilità di beccare solo piccole particelle di minerali che possono apportare quegli elementi importanti per il loro benessere ed, in quanto presenti in limitata quantità, essere un po alla volta eliminate dall’organismo.
In cattività, al contrario, gli uccelli hanno a disposizione generalmente grandi quantità di grit (la cui consistenza è maggiore di quella dei minerali reperibili in natura) e possono essere indotti a sovralimentarsene. Questo non vuol dire, ovviamente, che il grit debba necessariamente causare problemi agli uccelli, in particolare se viene fornito grit solubile in limitate quantità.
Tuttavia, non essendo mai stato scientificamente provato che si tratti di un elemento indispensabile all’organismo, ma al contrario sono stati documentati vari casi di costipazione gastrica causata dal grit è consigliabile che esso non venga somministrato agli uccelli, ricorrendo ad altri metodi più sicuri per integrare il calcio nella dieta.