L’Acariasi respiratoria è una malattia parassitaria causata da un acaro denominato Sternostoma tracheacolum.
A cura del Dot.. GINO CONZO – Medico Veterinario
Il parassita, di piccole dimensioni e dal colorito nerastro, vive e si riproduce nella trachea, nei bronchi e nei sacchi aerei dei volatili parassitati, nutrendosi del loro sangue e svolgendovi l’intero ciclo vitale che è compreso tra le 2 e le 3 settimane.
La trasmissione degli acari dagli uccelli parassitati a quelli sani avviene, il più delle volte, attraverso l’assunzione di cibo ed acqua contaminata dalle uova degli acari (eliminate dal volatile infestato attraverso colpi di tosse e feci).
I sintomi dell’acariasi respiratoria
Gli uccelli malati evidenziano difficoltà respiratoria (becco mantenuto aperto, colpi di tosse, movimenti battenti della coda) e spesso emettono un tipico rumore metallico (“click”), facilmente ascoltabile avvicinando il volatile all’orecchio.
Altri sintomi sono rap-presentati dalla perdita della voce, frequente strofinio del becco sul posatoio, debolezza e calo di peso. L’emissione di muco dalle narici è un altro sintomo della malattia.
Nei casi più gravi proprio la massiccia produzione di muco (conseguenza dell’azione irritati-va del parassita sulla muco-sa respiratoria) è causa di morte in quanto va ad ostruire le vie respiratorie del volatile determinandone l’asfissia.
Gli acari appartengono alla classe Arachnida (la stessa dei ragni) ed all’ordine Acarina (che include anche le zecche). Di dimensioni molto ridotte gli acari svolgono parassitismo temporaneo o continuo. L’azione parassitaria degli acari può determinare problemi di gravità variabile negli animali infestati, dipendente, come spesso accade in molte malattie, anche dalle condizioni generali (stato immunitario, malattie concomitanti, stato nutrizionale, ecc.) dell’animale.
Come si diagnostica l’acariasi respiratoria?
E’ possibile individuare gli acari direttamente dal-l’osservazione della trachea degli uccelli parassitati. Per fare ciò occorre dapprima inumidire con alcool le piume della gola del volatile, quindi, dopo averle scostate in modo da visualizzare la pelle, si procede all’illuminazione diretta della trachea con una fonte di luce incidente.
Se presenti, gli acari appari-ranno come dei puntini neri in movimento. Questa operazione, ovvia-mente, riesce semplice nei volatili a pelle chiara, ma può riservare non poche difficoltà quando si tratta di osservare soggetti a cute fortemente pigmentata. Il non osservare gli acari in trachea non esclude, tutta-via, l’infestazione giacché questi potrebbero essere localizzati nelle vie respiratorie profonde (biforcazione bronchiale, bronchi, sacchi aerei).
L’individuazione dei parassiti risulta, invece, semplice negli uccelli venuti a morte in quanto, durante l’autopsia, è relativamente facile osservare gli acari negli organi parassitati. E’ anche possibile individuare le uo-va di questi parassiti nelle feci o nelle secrezioni respiratorie dei volatili infestati.
Quali specie vengono maggiormente attaccate da questi acari?
L’acaro può infestare varie specie di piccoli passeriformi, in particolare Fringillidi ed Estrildidi, domestici e selvatici. Decisamente più rara la diffusione di questo parassita negli Psittacidi, tra i quali il Pappagallino Ondulato sembra essere la specie più facilmente parassitata. Tra i Fringillidi è possibile riscontrare l’infestazione da Sternostoma soprattutto nel Canarino, meno di frequente nel Cardellino e nei Ciuffolotti, mentre un maggior numero di specie della famiglia Estrildidae può essere parassitato. Tra queste il Diamanti di Gould paga il tributo più alto a questo parassita dal momento che rappresentano la specie, tanto in cattività quanto in natura, più gravemente parassitata.
Le cure per l’acariasi respiratoria
Il trattamento di elezione per questa malattie è fondamentalmente basato sull’impiego di Ivermectina, molecola in grado di paralizzare i centri nervosi dell’acaro.
Poiché il farmaco può agire anche nei confronti del sistema nervo-so dei volatili e le concentrazioni attualmente in commercio ne prevedono l’impiego nei grossi animali, occorre valutare molto attentamente il dosaggio da impiegare negli uccelli.
Per mantenersi con un sufficiente margine di sicurezza è conveniente diluire il farmaco con glicole propilenico in rapporto di 1:9. Una sola goccia di questa diluizione, somministrata per via orale direttamente nel becco, può essere sufficiente per trattare il volatile infestato.
Poiché il farmaco presenta un buon assorbimento per via percutanea può risultare utile, in alternativa, porre 1-2 gocce della diluizione direttamente sulla cute del collo, o dello spazio inter-scapolare, del volatile infestato. In quest’ultimo caso, specie se si deve trattare un gruppo di uccelli coabitanti in gabbioni o voliere, con-viene impedire ai volatili di bagnarsi; se ciò avvenisse, infatti, il farmaco (non idro-solubile) potrebbe deposi-tarsi sulla superficie del-l’acqua ed intossicare facilmente gli uccelli che andassero a berla. Nei casi lievi un’unica somministrazione di Ivermectina può essere sufficiente a debellare gli acari, ma nei casi più gravi può rendersi necessario ricorrere ad una o più somministrazioni a distanza di 5-7 giorni.