La conoscenza reciproca, che avviene nel corso degli anni trascorsi insieme, rappresenta un motivo ulteriore di gioia e di condivisione e contribuisce a rendere unico ed ineguagliabile il rapporto tra una persona ed il suo cane o il suo gatto.
A cura della Dott. ssa FEDERICA MICANTI – Medico Veterinario
La vita accanto ai nostri amici a quattro zampe
Purtroppo però la durata media della vita dei nostri pet è decisamente inferiore a quella di noi esseri umani. È per questo motivo che cani e gatti invecchiano prima e ad un certo punto tutti i proprietari devono confrontarsi con un periodo critico della vita dei loro beniamini che possono iniziare ad ammalarsi, purtroppo in mondo anche grave.
Bisognosi di cure
Arrivano in questo momento le visite frequenti dal Medico Veterinario di fiducia, gli accertamenti diagnostici e purtroppo può arrivare anche una brutta notizia che ci informa che il nostro amico è affetto da una patologia più o meno grave.
Si tratta di notizie che mai nessun proprietario vorrebbe sentir pronunciare e che magari annunciano che la vita del nostro Micio o Fido non sarà poi così lunga e che necessiterà di terapie continue. Inizia così il lungo calvario della cura che ci si augura porterà al miglioramento della situazione.
Se vince la malattia…
Alcune malattie però possono essere talmente gravi da diventare incurabili: patologie tumorali, malattie dei reni (per esempio insufficienza renale), malattie metaboliche all’ultimo stadio (per esempio il diabete), malattie cardiache, patologie polmonari, nei gatti spesso anche in giovane età Leucemia felina (FeLV), Immunodeficienza felina (FIV), Peritonite Infettiva e molte altre. A volte poi, nonostante i tentativi fatti, la patologia rimane grave e in breve tempo non c’è più niente da fare.
Una decisione drammatica
A parte il senso d’impotenza che ci assale, l’angoscia e la frustrazione di non poter fare nulla per il nostro amico a quattro zampe, si impone una decisione terribile e drammatica. Infatti le possibilità che ci si presentano sono due: aspettare il decesso spontaneo, spesso accompagnato da sofferenze profonde e da un’agonia prolungata, oppure porre fine alle inutili sofferenze del nostro amico con un’eutanasia.
Alcuni proprietari rifiutano l’eutanasia per motivi religiosi o etici oppure perché nell’uomo è vietata dalla legge, altri la accettano perché la vivono come l’unico modo per porre fine ad un disagio profondo e doloroso del loro amico a quattro zampe.


Una morte “dolce”
L’eutanasia è un atto medico veterinario che consiste nel porre fine alla vita di un animale, in maniera controllata e se così si può dire “dolce”. È una pratica che il professionista compie in una situazione di estrema gravità, quando l’animale risulta affetto da una patologia grave ed incurabile o terminale.
Questo con lo scopo di risparmiare al cane e al gatto inutili sofferenze. Di solito l’eutanasia viene praticata endo-vena, perché il farmaco utilizzato è molto lesivo per i tessuti. Tuttavia in alcuni casi, in animali molto piccoli o molto debilitati può essere necessario effettuarla tramite la via intra-polmonare o intra-cardiaca.
Quando è il momento?
La domanda che angoscia il proprietario di fronte a una scelta del genere è sempre una, e cioè capire quando è il momento giusto per l’addio finale. Ovviamente non esiste un’unica risposta, ma mai come in questo caso è importante affidarsi alle indicazioni del Medico Veterinario di fiducia, che saprà guidare al meglio il proprietario in questo difficile passo.
L’eutanasia prevede tre fasi: la sedazione dell’animale, l’anestesia profonda ed infine l’eutanasia vera e propria. Per effettuare l’eutanasia esiste un
solo farmaco registrato per cani, gatti ed animali di piccola taglia.
Contiene principi come l’embutramide ed il mebenzonio ioduro e può essere molto tossico e persino letale anche per l’uomo. Alcuni proprietari rifiutano l’eutanasia per motivi religiosi o etici, oppure perché nell’uomo è vietata dalla legge, altri la accettano perché la vivono come l’unico modo per porre fine ad un disagio profondo e doloroso del loro amico a quattro zampe.
Eutanasia, come e
quando
A cura della Dott. ssa FEDERICA MICANTI
– Medico Veterinario
La vita accanto ai nostri amici a
quattro zampe è spesso ricca di eventi piacevoli, di sorprese e di
scoperte.
La conoscenza reciproca, che avviene
nel corso degli anni trascorsi insieme, rappresenta un motivo
ulteriore di gioia e di condivisione e contribuisce a rendere unico
ed ineguagliabile il rapporto tra una persona ed il suo cane o il suo
gatto.
Purtroppo però la durata media della
vita dei nostri pet è decisamente inferiore a quella di noi esseri
umani. È per questo motivo che cani e gatti invecchiano prima e ad
un certo punto tutti i proprietari devono confrontarsi con un periodo
critico della vita dei loro beniamini che possono iniziare ad
ammalarsi, purtroppo in mondo anche grave.
Bisognosi di cure
Arrivano in questo momento le visite
frequenti dal Medico Veterinario di fiducia, gli accertamenti
diagnostici e purtroppo può arrivare anche una brutta notizia che ci
informa che il nostro amico è affetto da una patologia più o meno
grave.
Si tratta di notizie che mai nessun
proprietario vorrebbe sentir pronunciare e che magari annunciano che
la vita del nostro Micio o Fido non sarà poi così lunga e che
necessiterà di terapie continue.
Inizia così il lungo calvario della
cura che ci si augura porterà al miglioramento della situazione.
Se vince la malattia…
Alcune malattie però possono essere
talmente gravi da diventare incurabili: patologie tumorali, malattie
dei reni (per esempio insufficienza renale), malattie metaboliche
all’ultimo stadio (per esempio il diabete), malattie cardiache,
patologie polmonari, nei gatti spesso anche in giovane età Leucemia
felina (FeLV), Immunodeficienza felina (FIV), Peritonite Infettiva e
molte altre.
A volte poi, nonostante i tentativi
fatti, la patologia rimane grave e in breve tempo non c’è più
niente da fare.
Una decisione drammatica
A parte il senso d’impotenza che ci
assale, l’angoscia e la frustrazione di non poter fare nulla per il
nostro amico a quattro zampe, si impone una decisione terribile e
drammatica.
Infatti le possibilità che ci si
presentano sono due: aspettare il decesso spontaneo, spesso
accompagnato da sofferenze profonde e da un’agonia prolungata,
oppure porre fine alle inutili sofferenze del nostro amico con
un’eutanasia.
Alcuni proprietari rifiutano
l’eutanasia per motivi religiosi o etici oppure perché nell’uomo
è vietata dalla legge, altri la accettano perché la vivono come
l’unico modo per porre fine ad un disagio profondo e doloroso del
loro amico a quattro zampe.
Una morte “dolce”
L’eutanasia è un atto medico
veterinario che consiste nel porre fine alla vita di un animale, in
maniera controllata e se così si può dire “dolce”. È una
pratica che il professionista compie in una situazione di estrema
gravità, quando l’animale risulta affetto da una patologia grave
ed incurabile o terminale.
Questo con lo scopo di risparmiare al
cane e al gatto inutili sofferenze.
Di solito l’eutanasia viene praticata
endo-vena, perché il farmaco utilizzato è molto lesivo per i
tessuti. Tuttavia in alcuni casi, in animali molto piccoli o molto
debilitati può essere necessario effettuarla tramite la via
intra-polmonare o intra-cardiaca.
Quando è il momento?
La domanda che angoscia il proprietario
di fronte a una scelta del genere è sempre una, e cioè capire
quando è il momento giusto per l’addio finale.
Ovviamente non esiste un’unica
risposta, ma mai come in questo caso è importante affidarsi alle
indicazioni del Medico Veterinario di fiducia, che saprà guidare al
meglio il proprietario in questo difficile passo.
L’eutanasia prevede tre fasi: la
sedazione dell’animale, l’anestesia profonda ed infine
l’eutanasia vera e propria.
Per effettuare l’eutanasia esiste un
solo farmaco registrato per cani, gatti ed animali di piccola taglia.
Contiene principi come l’embutramide
ed il mebenzonio ioduro e può essere molto tossico e persino letale
anche per l’uomo.
Alcuni proprietari rifiutano
l’eutanasia per motivi religiosi o etici, oppure perché nell’uomo
è vietata dalla legge, altri la accettano perché la vivono come
l’unico modo per porre fine ad un disagio profondo e doloroso del
loro amico a quattro zampe.