Problemi epatici nel cane e nel gatto

Quando il fegato smette di funzionare in modo corretto, quindi, il cane ed il gatto possono sviluppare segni di denutrizione anche molto gravi.

A cura della Dott.ssa SABRINA DOMINIO Medico Veterinario

Una questione di fegato

Il fegato è un organo vitale per i nostri amici a quattro zampe e svolge importantissime funzioni digestive, metaboliche e legate all’assorbimento e all’immagazzinamento delle sostanze nutritive.

La buona notizia è che il fegato è un organo in grado di rigenerarsi, perciò, in caso di alcune patologie, l’intervento tempestivo può portare alla completa guarigione senza ripercussioni permanenti sulla salute dell’organismo. Ovviamente una dieta mirata deve supportare e nutrire l’organismo per dare il tempo al fegato di guarire e rigenerarsi.

Gli squilibri nutrizionali vanno corretti apportando i nutrienti e l’energia necessari. Inoltre vanno somministrate sostanze nutritive extra per fornire al fegato i “materiali” indispensabili per la sua rigenerazione, come ad esempio le proteine. Nei casi più gravi, se sono già subentrate complicanze metaboliche dovute alla specifica patologia, una dieta corretta può ridurne l’entità e la velocità di progressione.

Una dieta “ad hoc”

Innanzitutto, prima di impostare un qualsiasi regime nutrizionale, bisogna identificare e classificare il tipo di patologia del fegato. Quelle acute sono più rare e generalmente dovute all’ingestione di sostanze tossiche o ad infezioni virali. Naturalmente, una volta riscontrata la causa, è necessario rimuoverla il più velocemente possibile e magari aiutare il paziente a nutrirsi con l’applicazione di un sondino, specialmente se digiuna da più di tre giorni.

Un ottimo aiuto può venire dalla somministrazione di un buon integratore di antiossidanti. Il fegato è un organo vitale per i nostri amici a quattro zampe e svolge importantissime funzioni digestive, metaboliche e legate all’assorbimento e all’immagazzinamento delle sostanze nutritive.

Intossicazioni… subdole

Purtroppo, la maggior parte delle patologie epatiche è cronica, subdola ed il proprietario se ne accorge quando ormai i danni all’organismo sono considerevoli e non si riesce nemmeno più ad identificarne la causa primaria.Nel caso di patologie epatiche acute si riscontra una carenza di zuccheri nel sangue, l’esatto contrario succede nel caso di patologie croniche.

In questo caso è meglio evitare apporti di carboidrati superiori al 45% della razione, preferendo cereali sottoposti ad una cottura prolungata, anche se l’ideale sarebbe adottare una dieta commerciale che contiene ingredienti trattati in maniera tale da renderli ultra digeribili. Contestualmente, è buona norma somministrare fibre solubili, che regolano la concentrazione di zuccheri nel sangue.

Inappetenti e debilitati

Di norma, una patologia epatica rende il nostro amico a quattro zampe inappetente, aspetto particolarmente critico visto che in questi casi sarebbe necessaria una quota maggiore di proteine, minerali e vitamine, rispetto a quella che serve ad un soggetto sano. Infatti, se l’organismo non assume abbastanza energia, inizierà a bruciare il tessuto muscolare, con conseguente e crescente debilitazione del vostro amico peloso.

Si ipotizza che l’integrazione alimentare con L-carnitina, sostanza simile ad un enzima, supporti in maniera molto efficace il fegato, in quanto essa aiuta l’organismo a trasformare i grassi in energia di pronto utilizzo.

Pappa proteica

La sua dieta, quindi, deve essere molto appetibile, concentrata in termini di energia ed estremamente digeribile, al fine di creare al fegato, già danneggiato, il minor lavoro digestivo possibile. Le proteine devono essere abbondanti, ma l’aumento deve avvenire in maniera graduale, per evitare che l’organismo vada in “tilt”.

In caso di patologie croniche è consigliabile integrare la dieta con dosi aumentate di vitamine B e K, che vengono proprio sintetizzate a livello del fegato. Queste vitamine sono importantissime per la produzione di altri fattori essenziali all’organismo, per cui il loro apporto non va sottovalutato.

Sali minerali

Se il fegato non lavora in modo corretto si possono verificare carenze di sali minerali, come il potassio e lo zinco, per cui è necessario integrare queste sostanze nella dieta. Consigliabile è anche una maggiore integrazione di vitamina C ed E, taurina, selenio e manganese. Se adottate una dieta commerciale specifica per i problemi epatici, comunque, non dovrete somministrare ulteriori integrazioni di queste vitamine e sali minerali, perché questi alimenti sono formulati tenendo conto dei fabbisogni aumentati.

Il discorso cambia se il vostro amico peloso assume una dieta casalinga, in questo caso è bene rivolgersi ad un veterinario esperto in nutrizione, che saprà prescrivere gli integratori alimentari migliori per il problema del vostro animale e calcolarne i giusti dosaggi. Approfondimento: La lipidosi epatica del gatto La lipidosi epatica del gatto è una patologia in cui i grassi, ed in particolare i trigliceridi, si accumulano a livello del fegato del nostro amico felino.

Questa patologia colpisce soprattutto i gatti adulti, specialmente se sterilizzati. La causa scatenante è uno scarso appetito per un tempo prolungato, che perdura da almeno un mese, specialmente se il gatto è sovrappeso o obeso. Le cause dell’inappetenza possono essere tra le più disparate: scarsa appetibilità della pappa, stress dovuto a episodi come l’arrivo di un altro animale, la nascita di un bebè o un trasloco.

Chi decide di mettere a dieta il proprio gatto deve fare attenzione a non farlo dimagrire in modo troppo brusco perché questa è una delle cause principali di lipidosi nel gatto. Una volta effettuata la diagnosi, il veterinario opterà per un’alimentazione forzata, ricorrendo anche all’utilizzo di un sondino. Visto che il gatto con questo disturbo di solito presenta vomito e diarrea, è consigliabile somministrare pasti piccoli e frequenti, aumentando progressivamente il volume di cibo.

La nutrizione con sonda, che dovrà durare almeno 10-15 giorni, permette di evitare che il gatto associ l’alimento utilizzato per curarlo con la sensazione di nausea che caratterizza la patologia. Una volta trascorso il periodo indicato dovrete proporre al gatto un cibo che non ha mai assunto nella fase di nausea, per incoraggiarlo a mangiare di nuovo da solo. Se i primi tentativi si rivelassero un fallimento non disperatevi e non continuate a cambiare alimento: basterà avere pazienza e riproporre la dieta spontanea dopo un paio di giorni.

Alleate preziose

Le fibre sono di fondamentale importanza. Quelle insolubili, come cellulosa e lignina, funzionano da spugna e assorbono le tossine. Quelle solubili, come i FOS (frutto-oligo-saccaridi), invece, rallentano la produzione e l’assorbimento di ammoniaca, uno scarto tossico che un fegato compromesso non è in grado di eliminare.

Spuntini

È meglio suddividere la razione giornaliera in tanti piccoli spuntini, per non affaticare troppo l’organismo con il processo digestivo e permettere all’animale di mangiare con gusto. Nonostante sia importantissimo incoraggiare il nostro amico a mangiare, non forziamolo mai, perché così potrebbe prendere in odio l’alimento e il suo appetito potrebbe peggiorare ancora di più.

Questo discorso vale soprattutto per il gatto, animale già fisiologicamente più predisposto all’avversione verso un dato alimento. In caso di problemi epatici, una dieta mirata deve supportare e nutrire l’organismo per dare il tempo al fegato di guarire e rigenerarsi.

© Riproduzione riservata