Riconoscere le patologie comportamentali i disturbi psicologici e di ambientazione del cane e del gatto è importantissimo per imparare ad aiutarli.
A cura della Dott.ssa CHIARA PASSALACQUA PhD Medico Veterinario – Esperto in comportamento
Gli animali hanno una coscienza, lo dice anche la scienza
I nostri animali sono dotati di una mente e sono in grado di provare emozioni tanto quanto gli esseri umani. Questa non è sicuramente una novità per tutti i fortunati proprietari di animali che quotidianamente hanno modo di appurare questo dato. E’ interessante sapere che anche il mondo scientifico lo conferma attraverso affascinanti ricerche su cani gatti e altri animali.
Sospettate di patologie comportamentali del cane o gatto? Rivolgetevi a un esperto.
Partendo da questo presupposto dobbiamo sapere che anche i nostri animali possono soffrire di disagi emotivi, paure, stress o eccessiva reattività. Che sono genericamente chiamate “Patologie comportamentali del cane e gatto”. Se pensate che il vostro cane o gatto soffra di uno di questi disturbi potete rivolgervi ad un medico veterinario esperto in comportamento. Che è la figura professionale che ha acquisito le competenze (anni di studio e master) per potervi aiutare.
Quando paure e fobie sono sintomi di un malessere
Vediamo quali sono le principali problematiche comportamentali che potrebbero presentarsi nel cane e nel gatto. Ricordando che anche altri animali quali pappagalli, conigli, cavalli etc. potrebbero manifestare analoghe patologie. Paure e fobie non sono delle patologie, ma dei sintomi di un malessere emotivo.
La paura è una reazione normale adattativa degli esseri viventi; diventa una fobia quando si manifestata in maniera esagerata rispetto allo stimolo o se si presenta in maniera decontestualizzata. I nostri animali soffrono spesso di paure, ad esempio dei rumori forti, del temporale o anche solo del traffico cittadino.
La sindrome da privazione sensoriale
Una forte paura che tracima in un vero e proprio stato fobico è sintomo di patologia comportamentala definita “sindrome da privazione sensoriale”. La causa di questa patologia del comportamento è lo sviluppo del cucciolo o del gattino in un ambiente privo di stimoli. O comunque ipo stimolante rispetto a quello dove, in seguito, l’animale sarà inserito. Altri fattori che possono concorrere alla patologia sono predisposizione genetica e un disturbo dell’attaccamento che vedremo in seguito.
Quali sono i sintomi piu frequenti?
Nel caso si tratti di un cane, può presentare difficoltà ad uscire all’esterno, cammina rasente i muri o tira al guinzaglio cercando di divincolarsi come in preda al panico. A causa della paura e dello stress che prova durante la passeggiata, non riesce a compiere i propri bisogni fisiologici quindi elimina quando rientra in casa. Presenta attacchi di panico in occasione di temporali o botti: trema, ansima, mostra abbondante salivazione e cammina avanti e indietro.
La sindrome di iperattività e di ipersensibilità
La sindrome di iperattività/ipersensibilità è una sindrome molto simile a quella presente nei bambini e per questo motivo porta lo stesso nome. Può manifestarsi sia nel cane che nel gatto fin da quando sono cuccioli. I pazienti hanno difficoltà a gestire il contatto fisico e per questo reagiscono mordicchiando o graffiando quando vengono presi in braccio o abbracciati e accarezzati.
Il mordicchiare o graffiare è dovuto ad un aumento dell’eccitazione emozionale che l’animale prova quando viene toccato. La comunicazione di questi animali è spesso caotica e confusa, ossia hanno difficoltà a farsi comprendere sia degli esseri umani che dai propri simili. Nei cani può capitare che vengano morsi o “sgridati” da altri cani quando vanno al parco; proprio perché il loro modo di interagire è troppo caotico.
Hanno spesso pochissima capacità di attenzione perché sono sempre distratti da mille stimoli e fanno fatica a concentrarsi su una sola attività. Mangiano molto voracemente e continuamente, quasi aspirando il cibo. Non riescono mai a rilassarsi veramente ne a dormire in maniera profonda e continuativa, salvo “svenire” per la stanchezza.
Spesso questi animali, soprattutto i cani, vengono percepiti dai famigliari come semplicemente “agitati” o maleducati. Per i loro comportamenti eccessivi e fastidiosi mentre in realtà stanno mostrando un disagio.
La mancanza di imprinting all’origine di questa sindrome
L’origine della sindrome da ipersensibilità/iperattività è legata ad una mancanza di educazione da parte della madre che non ha insegnato correttamente gli autocontrolli al cucciolo durante i primi due, tre mesi di vita. La madre infatti è in grado di calmare il cucciolo e di fermarlo quando raggiunge un livello di eccitazione troppo alto, cosi facendo mantiene la sua omeostasi sensoriale. Se la madre a sua volta è affetta da questa sindrome o è assente, come nel caso degli orfani, o ha troppi cuccioli cui badare, non sarà in grado di trasmettere alla sua cucciolata questo importante bagaglio emozionale.
I disturbi dell’attaccamento sono più frequenti nei cani che nel gatto.
I sintomi più eclatanti sono distruzioni, vocalizzazioni, eliminazione di feci o urine; salivazione intensa quando il cane é lasciato solo o allontanato dalla figura di riferimento. Il cane affetto da disturbo dell’attaccamento vive ogni allontanamento, anche breve, dalla figura di riferimento o dal gruppo famigliare; come un vero e proprio abbandono che causa un disagio profondo fino ad arrivare in alcuni casi ad un vero e proprio attacco di panico.
Anche in presenza della figura di riferimento il cane cerca di non perderla mai di vista e tende a seguirla come un ombra ogni volta che si muove per casa. La capacità esplorativa dei soggetti che presentano questo disturbo è molto ridotta, cosi pure la loro autostima e la loro capacità di iniziativa. I disturbi dell’attaccamento sono alla base di molti problemi comportamentali e sono influenzate dall’accudimento fornito dalla madre nei primi mesi sviluppo.
Quando le eliminazioni inappropriate sono sintomo di un disagio
Per eliminazione inappropriate si intende la deposizione di feci o urine in luoghi non idonei, ad esempio fuori dalla lettiera per quanto riguarda il gatto o all’interno dell’abitazione per quanto riguarda il cane. E’ un disturbo che avviene più frequentemente nel gatto e solitamente è uno dei campanelli d’allarme che devono far sospettare l’insorgenza di un disagio da parte del nostro animale.
I nostri amici non ci fanno dispetti, ma chi chiedono aiuto.
Non si tratta di “dispetti” ma di vere e proprie manifestazioni di malessere e di stress. Nell‘ipotesi più semplice sono dovute ad errori da parte del proprietario nella gestione della lettiera; ad esempio una inadeguata pulizia della lettiera o all’utilizzo di detergenti troppo aggressivi quali ammoniaca o detersivi, oppure ad un errato posizionamento di questa in luoghi troppo di passaggio.
Attenzione al tipo di lettiera ed evitare le fonti di stress
Anche il tipo di lettiera (sabbietta) utilizzata è molto importante: generalmente il gatto predilige una sabbia agglomerante non profumata con grana fine che sia in grado di dare una sensazione di “assorbimento” delle urine. Se il gatto è particolarmente esigente può succedere che vada a cercare altrove questo tipo di effetto, sperimentando cuscini, copriletti e divani.
In altri casi le eliminazioni inappropriate si verificano in seguito ad episodi stressanti per il gatto come per esempio un trasloco, dei lavori in casa, l’arrivo di un nuovo membro della famiglia, sia esso un altro animale o un essere umano, come per esempio un bambino.
E ricordate sempre di rivolgervi a un medico veterinario
Riconoscere e prevenire i segnali di stress nel proprio animale è di fondamentale importanza per il proprietario. E’ il primo passo per una corretta convivenza. Se riconoscete uno dei sintomi o delle patologie che abbiamo brevemente elencato rivolgetevi ad un medico veterinario esperto in comportamento. Per identificare una adeguata terapia di supporto al vostro animale.