Per la cura della cute da dermatite atopica nei pet; è doveroso fare attenzione alla sua complessa stratificazione e il continuo turnover cellulare, svolge numerosi ruoli fondamentali per la loro sopravvivenza.
Rubrica a cura di ANMVI Articolo del Dott. Alessio Arbuatti Medico Veterinario
La cute rappresenta innanzitutto una barriera difensiva nei confronti degli insulti esterni, ed è quindi fondamentale conservarne l’integrità. Allo stesso tempo però, le patologie dermatologiche sono tra i primi motivi di visita veterinaria. Proprio per la sensibilità e gli innumerevoli ruoli della cute e dei suoi annessi.
La combinazione tra predisposizioni genetiche, fattori scatenanti ambientali e reazione immunomediata sono il mix alla base della comparsa della dermatite atopica, la cui prevalenza nel cane è stimata da alcune ricerche scientifiche tra il 10% e il 15%.
Fattori predisponenti alla cura della cute per dermatite atopica nei cani
Genealogia
Dall’analisi dei dati scientifici è possibile osservare una maggior predisposizione nei cani, specie se di razza pura, dovuta probabilmente a una multifattorialità ereditaria. Ciò è confermato dalla non rara comparsa dei sintomi in esemplari appartenenti a una medesima genealogia o linea di sangue. Tra le razze più colpite ci sono: il Dalmata, West-Highland White Terrier, Pastore Tedesco, Beagle, i Setter, il gruppo dei Retriever, Pitbull, Boxer e Boston Terrier.
Età
Un ulteriore parametro è quello dell’età. È infatti possibile osservare i primi segni clinici a partire dai sei, sette mesi fino al terzo anno d’età.
Ambiente
Gli ambienti nei quali vivono i pet offrono un ulteriore spunto di riflessione. Infatti, gli esemplari che vivono in ambienti più ricchi di antigeni e allergeni ambientali come, ad esempio, quelli propri degli acari o i pollini, sono più colpiti e, quando sviluppano la dermatite, questa mostra un andamento continuo o stagionale.
Cura della cute per dermatite atopica nei gatti
Spostandoci al mondo felino, vi sono meno dati epidemiologici ma la patologia è ugualmente diffusa, anche se non è stata fino ad ora dimostrata una relazione con il sesso. In relazione alle razze, uno studio ha dimostrato una maggiore predisposizione nei Devon rex, negli Abissini e nel Soriano a pelo corto.
Una complessa concomitanza di cause
Gli allergeni vegetali, quelli della polvere, degli acari o di altra natura ambientale, sono riconosciuti come cause della dermatite atopica. Da soli però questi non bastano a scatenare la sintomatologia, poiché concorrono un’ampia serie di fattori e di predisposizioni sia ambientali sia legate al pet.
Come si giunge alle manifestazioni cliniche?
L’allergene agisce da antigene, ossia è una piccola porzione estranea all’organismo che, una volta penetratavi, dà il via al processo. A seguito della penetrazione per via transcutanea (a causa della disfunzione strutturale) o attraverso la via respiratoria, l’allergene viene subito a contatto con le prime cellule difensive qui presenti, le Antigen presenting cells (cellule che presentano l’antigene).
Queste, preso contatto con l’antigene, migrano verso il linfonodo regionale più vicino dove, con il coinvolgimento di speciali cellule, i linfociti, si osserva la produzione di specifiche immunoglobuline note come IgE. Il processo è però ancora all’inizio. Infatti queste sono rilasciate nella circolazione sanguigna e vanno a fissarsi a specifiche cellule, i mastociti. Quando in tempi successivi l’antigene si ripresenta alle porte dell’organismo e riesce nuovamente a penetrarlo, questo viene presentato al mastocita che è stato dunque già sensibilizzato dal precedente contatto.
Il legame tra l’antigene e le IgE poste sul mastocita portano questa cellula a rilasciare tutta una serie di molecole che mediano l’infiammazione e che iniziano a riversarsi in circolo.
Inizia così una sequenza di eventi concatenati che coinvolge ulteriori cellule (granulociti), che a loro volta rilasciano molecole pro-infiammatorie che si distribuiscono nei tessuti, dando origine alla sintomatologia infiammatoria a carico dei distretti descritti in precedenza. Dunque, le manifestazioni infiammatorie pruriginose sono conseguenza della reazione immunomediata.
Un occhio sempre attento
Il proprietario deve sempre osservare i comportamenti del proprio pet senza tralasciare alcun cambiamento. La dermatite atopica è caratterizzata da un’infiammazione accompagnata dal tipico prurito a carico di zone del corpo caratteristiche.
Queste sono in genere quei distretti con minor quantità di pelo. In particolare la porzione dorsale delle zampe, l’inguine, i gomiti, le labbra, i padiglioni auricolari, le ascelle e le porzioni intorno agli occhi.
In presenza di una sindrome atopica è raro non poter apprezzare i segni dermatologici, ma vi sono anche casi con coinvolgimento gastroenterico o respiratorio. Altre volte i sintomi non sono molto evidenti perché in apparenza meno estesi. In questi casi si osserva la dermatite da leccamento, l’otite esterna, la blefarite o la congiuntivite.
Quando non si interviene precocemente, la dermatite atopica porta a un processo di progressiva modificazione dell’intera qualità della porzione cutanea interessata con modificazioni del tipico microambiente e microbioma che la popola.
A conferma della progressione della sintomatologia, nelle zone colpite da prurito vi è la comparsa di lesioni dovute ad auto traumatismi, non di rado complicate da batteri (piodermiti) e da lieviti come quelli appartenenti al genere Malassezia.
Nel tempo, l’intero impianto della cute si modifica in quanto possono comparire ulcere, piaghe, croste fino a modificazioni dello spessore (ipercheratosi) e deposizione di pigmento melaninica scuro.
Appare chiaro come in questa fase si assista a una progressiva diminuzione dell’attività protettiva del tessuto che, a seguito delle modificazioni, si mostra ancora più sensibile sia ad eventuali agenti patogeni secondari (come batteri e miceti), sia alla penetrazione di ulteriori antigeni.
Diagnosi precoce e trattamenti mirati
La comparsa di segni cutanei non deve essere mai sottovalutata dal proprietario. E’ dunque sempre fondamentale portare il proprio pet dal Medico Veterinario al fine di una visita clinica e dermatologica specifica. Sono infatti numerose le potenziali cause eziologiche di patologie cutanee anche non atopiche.
Inoltre, eventuali lesioni già complicate, ad esempio in seguito all’irruzione di batteri secondari, potrebbero mascherare ulteriormente la reale causa eziologica sottostante. Un’attenta visita dermatologica veterinaria consentirà di escludere con semplici test ambulatoriali alcune tra le cause di infiammazione e prurito cutaneo.
Quando si sospetta una forma allergica di origine ambientale è possibile effettuare test intradermici basati sull’inoculazione di più antigeni/allergeni in forma acquosa. In tal modo è possibile testare allergeni di piante, pollini, muffe o acari, singoli o in miscela. In caso di positività compariranno sul sito d’esame pomfi e infiammazione.
Terapie su misura
Il medico veterinario deve essere sempre l’unica figura di riferimento sia per la diagnosi che per la selezione del trattamento opportuno. La dermatite atopica è una manifestazione cronica; in relazione alle lesioni, alla sintomatologia e alla conferma dell’allergene scatenante, possono essere necessari trattamenti differenti tra loro, topici e/o sistemici, nonché integrazioni alimentari e modifiche dietetiche. Il riconoscimento della causa scatenante, le specifiche moderne molecole e la collaborazione del proprietario sono punti cardine per garantire il benessere nel pet.