La storia del gatto Burmese

Gatto burmese la scheda

Il Burmese è un gatto dotato di forza insospettata, estroverso, con una forte personalità, esuberante e coraggioso. Dall’antica Siam alla moderna San Francisco storia e carattere del gatto Burmese

A cura della Dott.ssa Grazia Franco Medico Veterinario di Royal Canin

La storia e le caratteristiche del gatto Burmese

Nel 1930 un medico militare J.C. Thompson portò dalla Birmania a San Francisco una gatta chiamata Wong Mau, dal mantello marrone scuro quasi mogano e gli occhi giallo-oro. Thompson la incrociò con Tai Mau, un Siamese seal point.

Uno dei piccoli di colore bruno scuro, nato da questa unione, fu incrociato con la madre. Da questo accoppiamento nacquero dei gattini di colore marrone che sancirono l’origine dell’attuale razza Burmese.

Nel 1949 alcuni esemplari importati in Gran Bretagna ed esposti per la prima volta a Londra nel 1952. Secondo alcune fonti, dei gatti con caratteristiche sovrapponibili sono stati avvistati in Inghilterra già alla fine del XIX secolo, invece per vedere in Francia questa razza si dovette aspettare il 1956. Inizialmente al Burmese era attribuito un solo colore di mantello, ovvero il marrone scuro, noto con il nome “Zibellino” per la somiglianza con l’animale siberiano.

Nel 1955 si ottenne un esemplare con mantello grigio-azzurro e uno cioccolato, nel 1959 un Lilac e negli anni 70 una varietà tartaruga (Tortie).

Il Burmese nel corso degli anni è stato incrociato con diverse altre razze, ottenendo nuove linee di selezione; dall’unione con il Siamese è nata la nuova razza Tonkinese, da quella con l’American Shorthair è nato il Bombay e da quella con il Persiano è nato il Burmilla.

Esiste inoltre una variante del Burmese a pelo lungo, nota col nome di Tiffany. La popolarità del Burmese è dilagata in tutto il mondo, riscuotendo particolare successo nei paesi anglosassoni.

ASPETTO: Un felino di seta dagli occhi oro

Il Burmese è un gatto di taglia media, con un peso compreso tra 3,5 kg e 6,5 kg e dotato di eccellente muscolatura. Lo standard di razza ammette un tipo “americano” piuttosto compatto e massiccio, e un tipo “inglese” o “europeo” più elegante e slanciato.

Particolarmente evidente tra i due sottogruppi la diversità della testa: nel ceppo inglese è corta, ascrivibile in un triangolo equilatero, con il cranio largo e leggermente arrotondato, gli zigomi sporgenti e le mascelle larghe; nel ceppo americano invece la testa è più larga, con guance rotonde e una depressione a livello del naso.

Gli occhi

Gli occhi sono di colore oro, intenso e brillante, di grande dimensione e ben distanziati. La rima palpebrale superiore ha un taglio orientaleggiante, mentre quella inferiore arrotondato. Le orecchie sono di taglia media, larghe alla base e con estremità arrotondata, abbastanza distanziate e leggermente inclinate in avanti. Il mantello è costituito da pelo corto fine, setoso, brillante, munito di scarso sottopelo. La coda è di media lunghezza e si assottiglia leggermente verso la punta.

Il colore definitivo sia del mantello che degli occhi si fissa intorno ai due mesi e mezzo di età. Generalmente la pigmentazione è più accentuata alle estremità (maschera, zampe, coda) che risultano quindi di colore più scuro, mentre la schiena, i fianchi e il ventre sono gradualmente più chiari.

La scheda del Gatto Burmese

Lo standard di razza riconosce quattro varietà di base; quella bruno scuro nota come “Zibellino” (Brown in Gran Bretagna, Dark sable negli Stati Uniti). Quella grigio argentato, nota come “Blue”, quella color cioccolato al latte chiamata “Chocolate” o “Champagne” e quella grigio con sfumature rosate chiamata “Lilac”.

In Europa, sono state ammesse nuove varietà non riconosciute in America, come quella red, albicocca, cream e squama di tartaruga. Negli USA quest’ultima è considerata una razza a sé stante che prende il nome di Malayan.

Se dividono l’appartamento con altri gatti, i Burmesi tendono naturalmente ad imporsi sui conspecifici, trasformandosi in risoluti despoti che si ergono a custodi del focolare.

Questi felini sono molto socievoli e mal tollerano la solitudine. Sono estremamente orientati verso l’essere umano, tra le mura domestiche diventano l’ombra del proprietario, col quale desiderano scambiare effusioni d’affetto. Proprio per il loro attaccamento all’uomo e per l’instancabile giocosità, che impiegano con i bambini, vengono spesso paragonati ai cani.

PATOLOGIE

La femmina ha il primo calore verso i 9 mesi ed è più prolifica rispetto alla media della specie, conseguenzialmente i gattini sono caratterizzati da un peso inferiore alla nascita. Nella razza Burmese sono riscontrate patologie più e meno gravi, tra le quali molte hanno natura genetica. Per questo motivo la scelta di adottare un gattino di razza deve essere guidata da un allevatore affidabile.

Tra le patologie più ricorrenti bisogna segnalare quelle cardiologiche (come la fibroelastosi endocardica), comportamentali (ansia da separazione), endocrinologiche (come il diabete mellito), oftalmologiche, dermatologiche e neurologiche.

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