La leptospirosi nel cane

E’ frequente in primavera e in autunno, ed è causata da microrganismi chiamati Leptospire. Colpisce gli animali selvatici e domestici. E purtroppo può fare ammalare anche l’uomo

Dott. DIEGO MANCA – Medico Veterinario

La Leptospirosi

La leptospirosi è una patologia che si trasmette tramite le urine dei roditori e degli animali selvatici, che sono detti appunto i “serbatoi dell’infezione”. Le Leptospire così eliminate nell’ambiente provocano la diffusione della malattia attraverso il contatto diretto con mucose o cute (sia integra che ferita) oppure ,indirettamente, con acque stagnanti o pozze contaminate.

Questi microrganismi, anche se hanno una scarsa sopravvivenza nell’ambiente, riescono a essere infettanti in presenza di umidità e a temperature inferiori ai 25°C. La luce solare diretta, il calore, e l’assenza di umidità, invece, uccidono rapidamente e leptospire.

Una brutta faccenda

Le Leptospire, una volta penetrate nell’organismo, invadono rapidamente il torrente sanguigno e raggiungono i reni dove si riproducono determinando infiammazioni acute e insufficienza renale. Colpiscono anche il fegato provocando la morte dei tessuti epatici.

Gli animali malati possono manifestare febbre, depressione, mancanza di appetito, pallore delle mucose, gastroenterite, vomito, insufficienza renale, presenza di sangue nelle urine, insufficienza epatica, ittero, piccole emorragie puntiformi sulla cute o sulle mucose, feci nerastre (indice di un’emorragia interna), sangue dal naso e congiuntivite.

Attenti al ratto

Per capire se l’animale è affetto da leptospirosi esiste uno speciale test, chiamato MAT. La diagnosi definitiva, tuttavia, si compie con la ricerca delle leptospire nelle urine, nel sangue o nei tessuti. La leptospirosi si cura con un trattamento a base di antibiotici e di penicillina G, anche se i risultati sono spesso mediocri. Importante è dunque il capitolo prevenzione.Bisogna evitare di venire a contatto con le urine di animali potenzialmente pericolosi. Pericolose le acque stagnanti o quelle contaminate per la presenza di topi o ratti. I cani giovani privi di immunità materna che vivono all’aperto, i cani da caccia e da lavoro sono i più a rischio e dovrebbero essere vaccinati ogni sei mesi.

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