L’approccio tradizionale, sulla mente del cane sperimentato da Pavlov (etologo russo il cui nome è legato alla scoperta del riflesso condizionato sui cani), consiste nel misurare il comportamento di un cane in circostanze diverse e cercare di dedurre il motivo per cui fa quello che fa.
A cura di Tiziana DaRe Educatore e ri-educatore cinofilo professionista. www.obbiettivocane.com
Diplomata in educazione e rieducazione del cane (hnc in dog training and behaviour).
Specialista nel comportamento del gatto (cat behavior specialist).
Risposte diverse sulla mente del cane
Ma se consideriamo un esempio comune, tipo insegnare ad un cane a prendere la pallina, noteremo che alcune razze, fra cui i Retriever, possono farlo istintivamente, mentre ad altre occorre più tempo per imparare.
Come funziona la mente del cane?
Questo succede forse perché i “non performanti” non capiscono cosa è richiesto? O capiscono cosa è richiesto ma preferirebbero fare altro? A volte è facile cadere nell’errore di proiettare una spiegazione umana sul cane, antropomorfizzando così l’animale.
L’esempio del riporto evidenzia anche un punto importante: i cani, come le persone, sono individui. Dobbiamo stare attenti a generalizzare i risultati poiché non esiste un cane generico, come allo stesso modo non esiste un essere umano “generico”.
Differenze e somiglianze con il genere umano
Prima di tutto occorre specificare che i cani non hanno le stesse strutture neurologiche degli umani. Tuttavia, mediante la risonanza magnetica, si è potuto constatare che entrabe le specie presentano le stesse strutture di base.
Ciò è confermato per grandi regioni del cervello quali la corteccia cerebrale, il cervelletto, l’ippocampo e l’amigdala, che hanno ruoli importanti nel movimento, nella memoria e nelle emozioni. I cani sono dotati di un grande sistema olfattivo che comprende circa il 2% del peso totale del loro cervello, paragonato al nostro che corrisponde solo allo 0,03%. Il lobo frontale del cervello di Fido occupa un misero 10%, mentre negli esseri umani rispecchia il terzo anteriore dell’organo.
Stesse strutture, stesse esperienze?
La comunanza delle strutture cerebrali vale per tutti i mammiferi. Sebbene possano esserci differenze a livello microscopico, tutti noi portiamo in giro lo stesso “hardware” di base. Scienziati e filosofi continuano a discutere se le esperienze di un cane siano le stesse dell’essere umano. Poiché la comunanza della struttura del cervello suggerisce anche una certa comunanza nella sua funzione.
I cani sono dotati l’ippocampo perché devono anche loro ricordare le cose, hanno l’amigdala perché sentono eccitazione, paura e felicità come l’essere umano, e probabilmente anche loro soffrono di alcuni disturbi mentali.
Sono state scoperte molte cose sulle esperienze percettive dei cani, ma quelle più interessanti sono nei gruppi dei domini cognitivi, in particolare in quello della cognizione sociale. Una delle teorie che spiega come mai il cervello umano e quello del cane siano cosi simili è che ci siamo evoluti assieme.
I cani sono la specie domestica più antica, hanno interagito con le persone per millenni. E di conseguenza, hanno imparato a capire come comunicare con noi meglio di qualsiasi altra specie. Il loro forte senso di osservazione permette loro di cogliere indizi del nostro linguaggio, mediante il movimento del corpo; il tono della nostra voce, l’odore che emettiamo etc. Se le persone in generale reagiscono a livello di sub inconscio a tono, odore, movimento il cane sembrerebbe reagire a livello conscio.
Il momento giusto per premiare il cane
Ad ogni modo la mente del cane opera diversamente rispetto alla nostra, ad esempio, reagisce ad eventi che accadono quando si presentano. Pertanto, durante l’addestramento occorre prestare molta attenzione al momento in cui il cane viene premiato. Se stiamo praticando l’esercizio “seduto”, premieremo il cane solo quando è in posizione.
Se siamo troppo lenti o troppo veloci, potremmo rischiare di premiare involontariamente posizioni non desiderate (es. il cane con il posteriore elevato da terra, o il cane che si sta sdraiando mentre chiediamo un seduto, etc.).
Allo stesso modo, se il cane compie qualcosa di sbagliato in nostra assenza (mastica le nostre scarpe nuove) e al nostro ritorno quando ci viene incontro per salutarci noi lo sgridiamo, la sua associazione sarà: rientro padrone + richiamo = punizione. Ecco perché poi il cane si dimostrerà riluttante ai nostri richiami, ma continuerà a masticare le nostre scarpe!
È importante capire che, se il nostro cane compie qualcosa di scorretto, dobbiamo coglierlo nell’atto, anche solo pochi secondi dopo l’accaduto può essere già tardi.
Quando vogliamo riprendere il nostro cane è sufficiente richiamarlo interrompendo l’azione che non vogliamo che compia, per poi premiarlo per essere corso da noi e quindi aver interrotto l’azione indesiderata. A quel punto si dovrà cercare di ridirigere l’attenzione del cane su di una attività gratificante per lui ma anche di nostro piacimento, per esempio “non rosicchiare le scarpe ma mastica il tuo osso”.
Win-win: tutti vincitori!
Conseguenze considerate positive per un animale verranno riproposte: questo è il fondamento su cui si base l’educazione mediante rinforzo positivo. Poiché l’animale deve essere motivato per poter eseguire un determinato comportamento, viene proposto al cane un qualcosa di interessante per lui e rilasciato solo a compimento dell’esercizio o comportamento richiesto.
Si tratta di una situazione cosìdetta “win-win”, tutti sono vincitori, sia il cane esecutore dell’esercizio che l’essere umano il richiedente. È certo che i cani siano in grado di fare associazioni sia positive che negative e di reagire agli stimoli. Cosa pensano e come sono elaborate le informazioni rimangono però ancora un mistero. Come è impossibile leggere i pensieri di un’altra persona, è impossibile ipotizzare cosa stia pensando un cane.