Chi sono i migliori amici del cane? Di tutti gli animali domestici, i cani svolgono la più ampia gamma di ruoli: protettori, aiutanti, salvavita e compagni. Ma cosa rappresentiamo noi per loro?
A cura di Tiziana DaRe Educatore e ri-educatore cinofilo professionista.Diplomata in educazione e rieducazione del cane (hnc in dog training and behaviour). Specialista nel comportamento del gatto
(cat behavior specialist). www.obbiettivocane.com
Specie diverse, stesse attitudini
I cani sono amici incredibili per le persone e sono stati compagni per secoli. Il rapporto tra cani e persone è profondo e antico: iniziarono, infatti a vivere insieme 15.000 anni fa, quando questi animali seguirono la migrazione degli umani in tutta l’Asia orientale. La connessione era naturale perché sia le persone che i cani sono esseri sociali.
Nessuno dei due può prosperare da solo ed entrambi beneficiano mentalmente (e spesso fisicamente) di forti legami sociali. Sebbene i cani domestici condividano il 99% del loro DNA con i lupi, si differenziano molto rispetto agli ultimi per i loro atteggiamenti sociali.
A differenza del lupo, che rimane un animale molto scettico e in difensiva, il cane, generalmente, ha un atteggiamento più docile e propenso alle interazioni anche con esseri viventi di altre specie. È un’animale da branco, prospera quindi con attenzioni e affetto che lo rende appunto un ottimo candidato per essere il miglior amico di noi umani.
Un relazione inizialmente difficile
Questa relazione, però, non è avvenuta dall’oggi al domani, come dimostrato da una nuova ricerca su dei resti canidi. Per lunghi periodi di tempo gli esseri umani hanno vissuto in tensione con i loro compagni canini, spesso mangiandoli e scuoiandoli per ottenere le loro pelli.
Il loro rapporto inizialmente era un rapporto di necessità e convenienza. La loro relazione era altalenante; i cani erano spesso preda degli umani, a volte venivano usano come guardia, altre come animali da compagnia. Queste informazioni ci arrivano dagli scienziati che hanno studiato gli isotopi stabili, cioè forme di atomi che lasciano tracce nei campioni biologici, rivelando dettagli su dieta, ambiente e altre condizioni. La scoperta ci dice quanto fosse mutevole la natura del rapporto fra uomini e cani. La domesticazione, dopo tutto, è un affare alquanto complesso.
Rapporto simbiotico
Ad ogni modo, poiché i cani sono stati addomesticati al punto da aver bisogno dell’essere umano per sopravvivere, si è scoperto che lo stesso essere umano ha altrettanto bisogno di loro per stare bene. Le persone ed i cani hanno sviluppato una relazione simbiotica; non a caso la maggior parte dei proprietari afferma con certezza che il loro cane è parte integrante della famiglia.
La presenza di questi animali all’interno delle nostre vite ha arricchito il nostro mondo e modo di vivere. Per gli esseri umani i vantaggi si questa relazione sono molto più profondi del semplice gioco di riporto o di una scusa comoda per fare una passeggiata.
Quando il cane non viene rispettato
Ci chiediamo spesso se l’essere umano sia o meno il vero amico del cane. Il biologo americano Raymond Coppinger, uno dei più famosi studiosi delle origini del cane e della sua psicologia. Nel suo coinvolgente libro “Dog’s” (ormai tradotto da molti anni anche in lingua italiana ma purtroppo non molto conosciuto come invece dovrebbe). Parla in modo inequivocabile su chi sia il cane, sul perché si adatti così facilmente a vivere al fianco dell’uomo e su quali siano le reali esigenze dell’animale.
Rifacendoci a questo libro di etologia e paragonando come a volte vengono trattati i cani. Ci si chiede veramente se, con l’andare degli anni, abbiano tratto veramente vantaggio dal vivere con l’essere umano.
Negli ultimi anni, si sono verificati casi di violenza nei confronti dei cani, picchiati, relegati in un recinto isolato, o legati h24 ad una catena di 1 metro etc.
Ma vi è un’altra forma di maltrattamento, ovvero l’antropomorfizzazione (cioè l’attribuzione di caratteristiche e qualità umane ad esseri animati o inanimati). I cani vengono trattati come surrogati di bambini/figli mancanti; ecco che possiamo vedere questi animali con vestitini, occhiali da sole, scarpe fashion e via dicendo.
Un conto è una vera necessità che può avere un cane per migliorare lo stato di salute (vedi scarpe o tutori ortopedici post operatori etc.) E un conto è vestire l’animale come fosse una bambola. In quest’ultimo caso non potremo definirci come “i migliori amici del cane” poiché l’etologia dell’animale non è presa per nulla in considerazione.
Rapporto speciale con il cane
Altra grande piaga da considerare che potrebbe portarci ancora a pensare se siamo veramente degni del rapporto speciale che si instaura con il cane. Sono i frequenti abbandoni, molto spesso per motivi futili a volte risolvibili. I rifugi sono pieni non solo di cani trovati vaganti nel territorio ma anche di vere e proprie cessioni di proprietà, cioè la rinuncia del proprio animale.
Il motivo più frequente è la nascita di un figlio, a seguire, cambio di lavoro, casa, decesso del proprietario, incapacità di gestire l’animale e via dicendo. Avere un cane è una responsabilità e un impegno e l’animale dovrebbe essere tutelato sia nell’aspetto psicofisico (rispettando l’etologia e le necessità dell’animale), sia nell’aspetto civico-legale, in base alle ordinanze comunali che dettano le basilari linee guida sulla detenzione degli animali d’affezione (cioè non reclusi in spazi angusti, non a catena, condotti a guinzaglio in centro urbano, etc).
Ovviamente la gestione del cane nel pieno rispetto delle sue strette necessità animali può sembrare che richieda più impegno e accortezze, di come probabilmente avviene ora, ma forse non è del tutto cosi.
Come essere veramente i migliori amici del cane
Studi recenti su cani che vivono in libertà e sfamati dalle popolazioni locali in varie parti del mondo (Nepal, India, Africa, Asia, etc). Riportano cani mediamente molto equilibrati e ben inseriti nel contesto pseudo urbano, con ottime relazioni fra esseri umani, altri cani e/o altri animali. Certamente nelle nostre città altamente urbanizzate sarebbe difficile gestire branchi di cani liberi, ne andrebbe della loro sopravvivenza a causa del traffico, pericoli, etc.
L’obbiettivo della ricerca è far notare che se al cane venisse permesso (nei limiti del possibile) di svolgere quei normali comportamenti che fanno parte della sua etologia. Ci troveremmo ad avere un animale appagato, rispettoso nei nostri confronti e molto probabilmente con meno problemi a livello di comportamento. Quindi, per essere veramente i migliori amici del cane, dovremmo imparare a guardarlo sotto il suo profilo etologico. E adeguarci anche alle sue necessità, non solo alle nostre.
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