Test chimici per l’acquario d’acqua dolce

La chimica è fondamentale nella corretta gestione dell’acquario d’acqua dolce: una sua conoscenza di base permette di avere il polso della situazione dell’ambiente artificiale ricostruito.

a cura della redazione

Come effettuare i test chimici in acquario

Basta controllare pochi parametri per diagnosticare, qualora presentino, problemi che possono riflettersi non solo sugli organismi animali, ma anche su quelli vegetali e sulla flora batterica del filtro. Per fare una semplificazione utile anche a livello pratico, è possibile riconoscere diverse classi di parametri chimici.

Caratteristiche dell’acqua

Tra queste innanzitutto è fondamentale il controllo del pH che influenza sempre il metabolismo dei pesci, ma anche delle piante e delle colonie batteriche ospitate. Questo parametro influisce anche sullo sviluppo di potenziali agenti patogeni ed sull’ambito riproduttivo dei pesci.

I valori possono cadere all’interno di un range acido (fino a 7), neutro (pH 7), o alcalino (superiore a 7). I pesci in commercio possono provenire da ambienti acquatici estremamente diversi tra loro, dalle acque acide di molte zone del Sudamerica fino ad ambienti alcalini quali i laghi della Rift Valley. Di conseguenza è importante scegliere animali con esigenze uguali ed, a meno che si vogliano creare condizioni specie-specifiche, gestire il ph al fine di avere un valore intorno al 7.

La funzionalità biologica

Il ciclo dell’azoto deve essere mantenuto costantemente sotto controllo: la valutazione di nitriti e nitrati permette di monitorare la funzionalità biologica del filtro e della sua flora. I nitriti NO2 sono composti intermedi nel ciclo dell’azoto che sono più tossici e più stabili dell’ammoniaca e possono causare gravi fenomeni di avvelenamento nei pesci, qualora non venissero trasformati in nitrati, meno tossici.

Gli avvelenamenti da nitriti, i cui valori limite in acquari d’acqua dolce sono x ≤ 0,1 mg/L provocano morte nei pesci per formazione di metaemoglobina, con una sintomatologia improvvisa e grave. caratterizzata da dispnea, nervosismo, anoressia e morte improvvisa senza mostrare alcuna lesione esterna visibile.

L’azione di particolari batteri chemio-autotrofi permette la trasformazione dei nitriti in nitrati NO3- . Questi hanno una tossicità estremamente inferiore e nell’ acquario d’acqua dolce possono esserne tollerate senza problemi, in base alle singole specie, concentrazioni fino a 30 mg/L. inoltre possono essere utilizzati come substrato specialmente dalle piante a rapida crescita ed essere eliminati con i cambi d’acqua parziali. Sia i nitriti che i nitrati possono essere misurati con test liquidi comunemente in commercio.

La durezza

I valori sono influenzati dalle durezze KH e GH e possono essere misurati mediante test chimici a strisce, liquidi o elettronici (pH metri portatili).
Il KH rappresenta la durezza carbonatica, data da ioni carbonato e bicarbonato, ha un ruolo fondamentale in quanto funge da tampone, cioè non permette che avvengano sbalzi del pH che comporterebbero improvvise modificazioni a carico della fisiologia dei pesci ospitati potendone causare anche una morte improvvisa con compromissione circolatoria, respiratoria e degli scambi a livello cellulare.

Il valore medio che permette di evitare sbalzi improvvisi di pH è tra 10-14 dh. Il GH, o durezza totale, è data dagli ioni calcio e magnesio disciolti nell’acqua; in base al valore ottenuto con gli appositi test è possibile classificare l’acqua da “molto tenera” a “dura”.

Generalmente biotopi con acqua tenera sono quelli di buona parte del Sudamerica e del Sud est asiatico, risalendo man mano a durezze maggiori riscontrabili generalmente in centro America fino a valori ancora superiori in buona parte dei laghi centroafricani. Anche questo parametro può influenzare il metabolismo delle specie ittiche in quanto gli ioni Ca2+ e Mg2+, sono coinvolti negli scambi tra cellule e tessuti extracellulari.

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