Il miglior modo di praticare un hobby è quello di avere una conoscenza riguardante tutti gli aspetti del campo in questione. Infatti anche in un mondo, come quello dell’ acquariofilia, che può sembrare sicuro e privo di rischi, possono nascondersi spiacevoli imprevisti.
A cura del Dott. Alessio Arbuatti – Medico Veterinario
Acquario evitare i pericoli
Il miglior modo di praticare un hobby è quello di avere una conoscenza riguardante tutti gli aspetti del campo in questione. Infatti anche in un mondo, come quello dell’ acquariofilia, che può sembrare sicuro e privo di rischi, possono nascondersi spiacevoli imprevisti.
Un acquariofilo può con-trarre infezioni da Myco-batteri (Mycobacterium sp.), agenti di una forma patogena con struttura spesso granulomatosa, il cosiddetto “Granuloma dell’acquariofilo”.
I batteri del genere Mycobacterium, agenti delle di-verse forme di Tubercolosi, sono presenti in numerosi ambienti diversi tra loro, tra questi ricordiamo: il latte, le feci, le urine, la terra, i pascoli, e per finire, l’acqua.
Sono microrganismi di forma bastoncellare, immobili che necessitano di ossigeno per sopravvivere, resistenti a molti fattori, tra i quali i disinfettanti come l’alcool. La specie che causa principalmente patologie negli acquariofili è il Mycobacterium marinum.
Batteri nei pesci
I Mycobatteri possono essere presenti nei pesci fin dal momento del loro acquisto, ma possono ritrovarsi normalmente anche nelle zone della vasca dove c’è una minore quantità di ossigeno disponibile, come in alcune zone del filtro. Nei pesci, generalmente, la malattia ed i sintomi ad essa correlata, non appaiono come patologia primaria nel soggetto, sono piuttosto la conseguenza dei fattori stressanti che colpiscono il pesce.
I segni clinici della patologia sono variabili in base alla specie colpita ed alle condizioni dell’animale.
Come riconoscerli
Tra i segni più comune-mente visibili ad un esame obiettivo veterinario ritroviamo: abbassamento della sensibilità, anoressia, enoftalmia, presenza di essudato e trasudato in cavità toraci-ca, alterazioni della colonna vertebrale, ulcere aperte, diminuzione del colore della livrea, riflessi diminuiti e ventre a coltello.
Il mycobatterio trova il luogo d’impianto più idoneo nelle lesioni della pelle precedentemente presenti sulle mani di chi opera in acquario e il periodo d’incubazione può arrivare fino a qualche settimana. Va detto che la presenza del batterio rima-ne localizzata, di solito, nel-la zona di penetrazione, so-lo il 20% dei casi presenta noduli secondari.
La lesione si presenta sotto forma di noduli, oppure come lesioni multiple.Successivamente si trasformerà in una simil-verruca.
Al microscopio le lesioni mostrano un infiltrato infiammatorio aspecifico nei primi mesi dal contagio, le lesioni più vecchie hanno un aspetto granulomatosico.
La prevenzione
Si basa su poche e normali regole che ogni informato acquariofilo dovrebbe attuare durante la manutenzione della vasche:
1) Evitare di mettere le mani in acqua in caso di lesioni della cute. Utilizzare dei guanti usa e getta per le operazioni di routine in vasca.
2) Attuare sempre una corretta detersione e disinfezione dopo ogni intervento nella vasca. Per ciò che riguarda la disinfezione, è inutile utilizzare alcool, essendo, come detto in precedenza, batteri alcool resistenti.
In vasca, visto l’impossibilità di un controllo di routine della presenza del batterio, la miglior prevenzione che si può attuare consiste nel cercare di mantenere un corretto ambiente, in modo tale, tra l’altro, che anche la
crescita del batterio, qualora presente in vasca, possa essere regolata dalla presenza di un già presente pool batterico non patogeno che ne va ad occupare la superficie vitale.
Purtroppo sui pesci, specialmente quelli importati, il controllo non è possibile sul singolo soggetto poichè sono spesso portatori asintomatici e sviluppano solo in un secondo momento la patologia.
In Patologia umana due sono gli ambiti dove le lesioni granulomatose da M. marinum sono più comuni. Il primo caso è rappresentato dalla possibilità di infezione in piscina (granuloma da piscina) che colpisce particolarmente gomiti e ginocchia.
Il secondo caso mostra una casistica in crescita ed è rappresentato dai fenomeni infettivi negli acquariofili o comunque in coloro che lavorano nella gestione di vasche e in chi ha a che fare con l’acquacoltura, infettando principalmente le mani.
In letteratura sono riportate diverse casistiche come i 63 casi in Francia tra il 1996 ed il 1998.