Come curare i pesci d’acquario

Poter disporre di prodotti medicinali per la cura delle principali patologie dei pesci d’acquario è garanzia del benessere animale e tutela lo stato di salute di un intero settore. 

A cura di CARLO SPERANZA associato AIPA

È una domanda che ci siamo posti molte volte: come si possono curare i pesci d’acquario?

Per il mercato italiano dell’acquariologia si tratta di una nota dolente perché i medicinali a uso veterinario esistenti non possono essere venduti liberamente, poiché non sono dotati dell’ AIC, ossia l’autorizzazione ministeriale richiesta dallo Stato italiano.

Un percorso difficile

L’Aipa (Associazione italiana pesci e acquari) è ormai impegnata da diversi anni in una campagna per la semplificazione e la riduzione delle tariffe di certificazione dei farmaci destinati ai pesci ornamentali.

Nonostante questo la burocrazia e le tempistiche oggi necessarie ancora non consentono di far sì che le principali case produttrici riescano a legalizzare i loro prodotti medicinali, tra l’altro venduti già in quasi tutti gli altri paesi europei, dove la regolamentazione comunitaria viene recepita in maniera meno restrittiva rispetto al nostro paese, tramite delle deroghe.

Purtroppo oggi l’acquariofilio non ha la possibilità di curare autonomamente i propri pesci, con conseguenze molto pericolose per il futuro della passione di tante persone che spesso e volentieri finiscono per abbandonare questo meraviglioso hobby.

Conseguenze pericolose

Poter disporre di prodotti medicinali per la cura delle principali patologie dei pesci d’acquario è garanzia del benessere animale e tutela lo stato di salute di un intero settore; per contro l’attuale situazione di mancanza di cure dà libero spazio all’uso indiscriminato di prodotti destinati ad altri animali o all’uso di sostanze abusive e all’introduzione illegale nel paese di medicinali provenienti da altri stati.

Le autorità dovrebbero prendere coscienza di questo, rendersi conto che un mercato con regole più semplici da rispettare è un mercato più facilmente controllabile.

L’Aipa si è battuta per il riconoscimento della categoria dei pesci ornamentali, il nostro settore è sempre stato assimilato a quello dell’acquacoltura intensiva che certamente ha valori di fatturato ben più alti rispetto a quelli degli acquari

Tante esigenze, poche risorse

Data questa, necessaria, premessa purtroppo si capisce come oggi l’acquariofilio non abbia la possibilità di curare autonomamente i propri pesci, con conseguenze molto pericolose per il futuro della passione di tante persone che spesso e volentieri finiscono per abbandonare questo meraviglioso hobby.

Gli strumenti a disposizione, a parte qualche prodotto alternativo oggi in commercio, sono quelli di cui poteva avvalersi l’appassionato trent’anni fa, ossia metodi empirici basati su prove ed esperimenti, il più delle volte totalmente inefficaci. La questione, come si capisce, resta quindi ancora aperta.

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