I pesci potenzialmente pericolosi per l’acquariofilo

Nel mondo degli animali da compagnia il mercato acquariofilo è quello che offre la maggior quantità di specie di libera vendita, sia d’acqua dolce sia marina. Vi è, però, una mancanza dal punto di vista legislativo in riferimento alle specie ittiche che si possono ospitare in casa.

Dott. ALESSIO ARBUATTI – Medico Veterinario 

Questo perché, al contrario di quanto succede per aracnidi e animali potenzialmente pericolosi, non c’è alcuna regolamentazione nazionale per la vendita di pesci potenzialmente pericolosi.  

Incidenti in acquario

Sicuramente le specie ittiche d’acquariofilia capaci di infliggere danni all’uomo non sono molte. Eppure, purtroppo, gli infortuni si verificano spesso. Il più delle volte la causa è una non conoscenza delle caratteristiche etologiche e gestionali della specie in cattività da parte dell’acquariofilo. 

Pinne velenose

Senza dubbio le specie, o meglio i Generi di pesci potenzialmente più pericolosi (e comuni) sono due. Il primo, Scorpaeniformes, comprende tra le varie specie commercializzate un pesce d’acqua marina estremamente elegante ma potenzialmente pericoloso, che è Pterois volitans.

Questa specie, che popola le barriere coralline dell’Oceano Indopacifico, può raggiungere la lunghezza di 35-40 cm. La potenziale pericolosità è dovuta alla produzione di una tossina che viene inoculata dalle pinne. 

Pericolo di morte

I conseguenti infortuni e fenomeni di avvelenamento dovuti alle punture sono possibili non solo nei subacquei ma anche negli acquariofili e possono dar luogo a conseguenze più o meno gravi.

La pericolosità della puntura dipende dall’età del pesce e dalle condizioni fisiologiche e patologiche della persona colpita. Nella bibliografia scientifica mondiale sono riportati casi che vanno da semplici infiammazioni locali (mani, dita) fino a rarissimi casi estremi di morte.

Acqua calda

Le cause principali degli infortuni sono la scarsa conoscenza della specie e comportamenti errati dell’acquariofilo in vasca, specialmente durante le comuni manualità (alimentazione, pulizia). 

Tra le forme di automedicazione da mettere in atto dopo la puntura, si può sull’immergere la zona colpita in acqua riscaldata a circa 45°C per un tempo variabile, in base alla scomparsa dei sintomi locali. Questo perché la tossina viene neutralizzata dal calore.  

Coda assassina

Nell’ambito dell’acquariofilia d’acqua dolce non va sottovalutato il veleno delle Razze d’acqua dolce sudamericane, della Famiglia Potamotrygonidae, che possono ferire i malcapitati con il loro pungiglione velenifero posto sulla coda. Nei loro paesi di origine sono tra le principali cause di infortuni tra gli indios: solo in Colombia sono state segnalate 8 morti, 23 amputazioni degli arti inferiori e altri 1114 casi di avvelenamento. 

Anche nell’acquariofilia domestica ci sono numerosi infortuni segnalati e pubblicati anche su importanti riviste scientifiche; alcuni di questi sono stati segnalati in Italia. 

© Riproduzione riservata