Per chi vive con un gatto, riconoscere i segnali di disagio o malessere è fondamentale: non solo per intervenire tempestivamente, ma anche per rafforzare il legame profondo che ci unisce a loro.
A cura della Dott.ssa EWA PRINCI Consulente esperta in comportamento ed etologia del gatto Centro di Cultura Felina – culturafelina.it
I gatti sono creature affascinanti, autonome e misteriose. Ma dietro alla loro apparente calma, si nasconde un mondo interiore ricco e complesso. Come possiamo capire se hanno qualche diagio, malessere o se sono sereni?
Perché il gatto comunica in modo sottile
A differenza del cane, il gatto non è stato selezionato per cooperare attivamente con l’uomo. La sua comunicazione è spesso silenziosa, fatta di posture, sguardi e microsegnali.
Questo deriva dal fatto che in natura sarebbe sia un predatore che preda e, se mostrasse vulnerabilità, potrebbe essere esposto a pericoli.
Per questo, nel tempo, ha sviluppato una strategia di comunicazione indiretta, mimetica e selettiva.
Quando un gatto prova disagio (fisico o emotivo) non lo manifesta apertamente come farebbe un cane, si ritrae, si allontana o altera le sue abitudini in modo graduale. È come se dicesse: “Qualcosa non va, ma non posso permettermi di mostrarlo”.

In natura, un gatto ferito si nasconde, uno spaventato immobilizza ogni movimento. Per questo motivo, il disagio raramente si manifesta in modo diretto. È più probabile che emerga attraverso cambiamenti comportamentali improvvisi o segnali corporei poco eclatanti.
Ma questi segnali non vengono mai “enfatizzati”. Il gatto non vuole attirare attenzione su di sé.
Spesso, quindi, il disagio passa inosservato, finché non esplode in un comportamento più eclatante (aggressività, ritiro totale, malattie da stress).
I gatti sono creature affascinanti, autonome e misteriose.
Ma dietro la loro apparente calma, si nasconde un mondo interiore ricco e complesso. Per chi vive con un gatto, riconoscere i segnali di disagio è fondamentale: non solo per intervenire tempestivamente, ma anche per rafforzare il legame profondo che ci unisce a loro.
Disagio mascherato: quando sembra tutto normale
Un errore comune è credere che se il gatto mangia, dorme e si muove, allora stia bene. Ma anche in presenza di funzioni vitali apparentemente regolari, potrebbe esserci un disagio profondo in corso.
Un esempio classico: un gatto continua a mangiare, ma non gioca più come prima. Chi lo osserva superficialmente dice: “È solo più pigro”. Chi, invece, lo conosce bene sa che sta spegnendo una parte di sé: la curiosità, la vitalità, l’esplorazione. Questa è una forma sottile di sofferenza. Imparare a leggere il disagio felino significa educarsi alla sottigliezza.
Significa osservare entrando nel ritmo del gatto, abbandonando l’idea umana che tutto debba essere evidente, dichiarato, immediato.

Non esiste una “tabella standard” dei segnali validi per tutti.
Ciascun soggeto ha il proprio modo di manifestare disagio. Solo chi lo conosce da vicino può dire: “Di solito non miagola così”; “Non si nasconde mai durante il giorno”; “Non ha mai rifiutato la coccola mattutina”.
Molti problemi comportamentali o di salute vengono purtroppo riconosciuti troppo tardi. Un cambiamento lieve, se osservato subito, può essere gestito prima che diventi un disagio cronico.
Le cause più comuni del disagio
Dietro questi segnali si possono celare diverse cause. Le principali sono:
- Dolore fisico non diagnosticato
- (problemi dentali, articolari, urinari…).
- Stress ambientale (rumori,
- nuovi arrivi, cambi di routine…).
- Conflitti relazionali (con altri animali o membri della famiglia).
- Noia e frustrazione (ambiente poco stimolante, assenza di gioco…).
I segnali comportamentali più comuni di disagio
Ecco i segnali di disagio o malessere principali da osservare nel nostro gatto:
1- Cambiamenti nel comportamento abituale.
Il gatto che smette improvvisamente di giocare, dorme molto di più del solito o al contrario è iperattivo, può nascondere uno squilibrio emotivo o fisico. I cambiamenti nelle routine (anche piccoli) sono spesso i primi campanelli d’allarme. Ad esempio, un micio che solitamente è vivace e socievole, da qualche giorno non viene più a dormire sul letto e resta nella stanza più lontana della casa. Mangia normalmente, ma sembra “spento”.
2- Eliminazioni inappropriate
Fare pipì fuori dalla lettiera non è sempre un atto di “dispetto”. Può indicare un disagio profondo: dolore fisico, ansia, bisogno di marcatura per sentirsi più sicuro nel territorio. La marcatura con urina può aumentare in situazioni percepite come instabili (nuovi arrivi, traslochi, rumori forti…). Ad esempio, il gatto inizia a fare pipì sul letto del proprietario. I controlli veterinari non rivelano problemi. Il comportamento è iniziato dopo un trasloco, quindi, per lui, una situazione di stress territoriale.

3- Gatto che si nasconde spesso
Un gatto che passa gran parte del tempo sotto il letto, dietro ai mobili o in angoli appartati sta cercando un rifugio sicuro. Questo comportamento può indicare paura, ansia o dolore fisico. Ad esempio, dopo una visita dal Veterinario, il gatto si è nascosto dietro la lavatrice e non vuole più uscire da lì, neanche per mangiare. Dopo un evento stressante (in questo caso, la visita veterinaria), attiva un meccanismo di protezione arcaico: si nasconde, si isola, rifiuta cibo e interazione. Questo non è evitamento attivo, ma un congelamento, un mettersi in stand-by. È una risposta che comunica: “Non posso fuggire, non posso combattere. L’unica cosa che posso fare è nascondermi e sparire”. In natura, questa strategia può salvare la vita. Un predatore può perdere interesse per una preda immobile. Ma in ambiente domestico, se questa risposta perdura, può diventare patologica.
4- Agitazione improvvisa o aggressività
Un gatto che morde o graffia in modo apparentemente immotivato potrebbe essere stressato o sovraccarico. L’aggressività può essere un modo per gestire l’eccesso di stimoli o per proteggersi. Se micio che, solitamente, si fa accarezzare volentieri, improvvisamente inizia a soffiare, irrigidirsi, graffiare o scappare quando viene toccato in una zona precisa (schiena, tra le scapole o vicino alla base della coda) potremmo essere di fronte ad un campanello d’allarme.
Quel gesto aggressivo (soffio o graffio) non è cattiveria, ma una risposta difensiva a uno stimolo percepito come sgradevole, doloroso o minaccioso.
Non punire: l’aggressività è una strategia di coping. Punirla peggiora il quadro. Serve invece comprendere la causa alla base.

5- Iperpulizia o auto-mutilazione
Se il gatto si lecca in modo eccessivo (a volte fino a causarsi zone senza pelo) sta probabilmente cercando di calmarsi. Questo comportamento ha un’origine emotiva, ma può cronicizzarsi e diventare compulsivo.
Ad esempio, il gatto ha iniziato a leccarsi ossessivamente la pancia fino a creare una zona glabra.
Il Veterinario ha escluso parassiti. Difatti prima di parlare di stress o disagio, serve escludere cause organiche che potrebbero essere dermatiti, micosi, allergie alimentari, parassiti cutanei, dolori articolari o neurologici nella zona interessata.
Una visita veterinaria è obbligatoria per evitare di attribuire tutto al comportamento quando in realtà c’è una causa fisica. L’iperpulizia dal punto di vista comportamentale è spesso il risultato di stress cronico, frustrazione ambientale o emozionale, e diventa un comportamento sostitutivo. In pratica: il gatto non può agire su ciò che lo stressa, quindi scarica l’energia su se stesso.
Le zone più spesso interessate dall’iperpulizia da disagio sono:
- addome e fianchi;
- interno cosce e inguine;
- dorso e schiena;
- zampe.
6- Vocalizzazioni insolite
Miagolii forti, lamenti, “urla” notturne… il linguaggio vocale può cambiare in caso di disagio. Il gatto può comunicare malessere, confusione, bisogno di rassicurazione, soprattutto se è anziano o ha subito un cambiamento. Ad esempio se nel cuore della notte inizia a miagolare forte e cammina per casa agitato. Lo fa ogni notte da quando il suo compagno a quattro zampe non c’è più.
Vediamo ora le motivazioni di questo comportamento.
- Disorientamento territoriale: l’amico a quattrozampe occupava spazi, ruoli, routine. Ora c’è un vuoto che destabilizza l’equilibrio.
- Risposta al lutto: i gatti non vivono il lutto come noi, ma sentono l’assenza. Possono cercare, aspettare, confondersi.
- Iperattivazione notturna: in alcuni casi, la notte diventa l’unico momento di “liberazione” dello stress accumulato di giorno.
7- Alterazioni nell’appetito o nella digestione
Un gatto che smette di mangiare, mangia troppo velocemente, vomita spesso o ha la diarrea può avere un disagio fisico o emotivo. L’apparato digerente è strettamente legato allo stato emotivo, esattamente come negli esseri umani. Ad esempio ha smesso di mangiare nel periodo in cui il suo umano è stato in vacanza, pur avendo a disposizione il suo cibo preferito.

Conclusione
Nel mondo felino, il comportamento non è mai casuale. Ogni gesto, postura o cambiamento rappresenta una risposta adattativa all’ambiente, una strategia messa in atto per mantenere equilibrio, sicurezza e sopravvivenza. Riconoscere i segnali di disagio significa leggere il suo linguaggio naturale, spesso silenzioso, fatto di sfumature. E significa anche rispettare la sua etologia, ovvero la sua vera natura biologica e comportamentale. Un gatto che si nasconde, che smette di giocare, che vocalizza di notte o che si lecca fino a perdere il pelo non sta “facendo i capricci”: sta comunicando un bisogno.
Spetta a noi, come suoi compagni di vita, accorgerci di questi segnali e rispondere con attenzione, conoscenza e rispetto. Non per correggerlo, ma per ristabilire un ambiente in cui possa sentirsi di nuovo sicuro, libero e in armonia con sé stesso.
L’etologia ci insegna che un animale compreso è un animale più sereno.















