Aggressività nel gatto

Gli esperti individuano vari tipi di aggressività nel gatto: aggressività dovuta a cause organiche, come il dolore; aggressività per mancanza di socializzazione; aggressività da gioco; aggressività rediretta; aggressività da paura; aggressività territoriale e, soprattutto tra i maschi, l’aggressività intrasessuale.

A cura di ALESSANDRO COZZI – Medico Veterinario

Esclusa quest’ultima, tutti i tipi di aggressività elencati possono verificarsi sia verso le persone sia verso altri gatti. L’aggressività per gioco e per mancanza di socializzazione sono più frequenti nei confronti dell’uomo, la forma territoriale e quella da paura nei confronti di altri gatti.

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Gli episodi di aggressività nel gatto sono, dopo i fenomeni di eliminazione inappropriata di urine e feci, il problema comportamentale più frequente in questa specie. Anche se generalmente sono meno gravi che nel cane, le ferite causate da morsi e graffi non vanno sottovalutate. Bisogna essere prudenti soprattutto in caso di persone immuno-depresse: le lesioni inferte dai nostri amici felini possono infatti trasmettere all’uomo la “malattia da graffio” del gatto di origine bat-terica, che colpisce 2-10 persone ogni 100mila.

Altro aspetto importante da considerare nel gatto è il fatto che spesso l’aggressività, per lo stress che si crea, può innescare altri problemi comportamentali come ad esempio l’eliminazione inappropriata.

Il comportamento aggressivo è un fenomeno piuttosto eterogeneo e si può sviluppare in diversi contesti e forme. Se il nostro gatto assume atteggiamenti violenti è importante innanzitutto riconoscere il tipo di aggressività per poi trattarlo con l’aiuto di un comportamentalista.

L’aggressività da gioco

anche se include sequenze comportamentali normali per il gatto talvolta può essere un problema. Spesso, in gatti svezzati precocemente, si sviluppa un tipo di gioco violento che può procurare ferite ai proprietari. In questi casi è importante dirigere il gioco su altri oggetti, interrompere l’azione immediatamente e premiare con bocconcini le volte in cui il gatto gioca senza essere aggressivo.

Continuando coi vari tipi di aggressività, quella rediretta è un tipo di aggressività abbastanza frequente nel gatto, responsabile di quasi il 50% dei casi di aggressività verso le persone. Questo tipo di aggressività funziona così: il nostro micio vede qualcosa che lo rende aggressivo, ma non può raggiungere quella cosa.

Risultato: il nostro gatto scatenerà un attacco violento nei confronti del primo oggetto che gli capita fra le zampe, come ad esempio… una persona vicina! Spesso sono attacchi improvvisi da parte di gatti che per il resto del comportamento sono del tutto normali: quindi è molto importante identificare il tipo di stimolo che scatena l’aggressività per risolvere il problema.

Frequentemente si tratta di altri gatti che passano al di fuori di casa e non possono essere raggiunti oppure di suoni di alta intensità. In questi casi è utile cercare di evitare queste situazioni oppure non avvicinarsi al proprio gatto. Considerate che la disposizione aggressiva può mantenersi anche dopo che lo stimolo è cessato, quindi è necessario utilizzare molta cautela in queste occasioni.

Fai da te? No grazie.

Se il vostro gatto rivela atteggiamenti violenti rivolgetevi a un comportamentalista per cercare di risolvere il problema. In alcuni casi si può ricorrere all’uso di farmaci oltre alla sempre necessaria terapia comportamentale. Evitate inoltre le lotte all’ultimo sangue o le ormai obsolete spedizioni punitive armati di giornale: non farebbero altro che rendere micio ancora più pestifero.

L’aggressività da paura si riconosce invece per la postura laterale del corpo che il gatto assume di fronte ad una persona o animale di cui ha paura. Il pelo delle spalle si alza e la coda viene tenuta a “U” rovesciata. Utile può essere alimentare il gatto in presenza della persona di cui ha paura per abituarlo lentamente alla presenza “indesiderata”.

L’aggressività territoriale solitamente si manifesta verso altri gatti ed è di forma graduale sino a sfociare in veri e propri attacchi. In gatti che abitano nella stessa casa può essere un problema grave. Per risolverlo ci vuole pazienza e tempo. Spesso è necessario iniziare con un contatto olfattivo tra gli animali per poi passare al contatto visivo. Solo dopo che tutte queste fasi sono tollerate si può tentare di far venire in contatto i “coinquilini forzati”. Infine l’aggressività intrasessuale che si verifica prevalentemente tra i maschi è spesso associata al periodo della riproduzione e la castrazione può risolvere il problema.

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Altri casi più rari di aggressività felina possono essere l’aggressività materna in cui la madre difende i gattini da persone e da altri gatti. Se si manifesta provate a mettere la madre e i gattini in un posto tranquillo. Esiste inoltre l’aggressività predatoria della quale fanno di solito le spese piccoli animali e piccoli volatili. Questa però è parte del comportamento normale del gatto: diventa problematica quando si dirige verso le mani o i piedi delle persone… soprattutto quando sono in movimento! In questa forma di aggressione, solitamente il gatto dopo aver graffiato o morso si allontana correndo.

Se è capitato anche a voi aspettate a fasciarvi la testa: spesso si tratta semplicemente di un episodio di gioco predatorio che è del tutto normale nel gatto. Tornando alle altre tipologie di aggressività, quella per causa organica può essere dovuta per esempio al dolore, a problemi neurologici o ad alcune patologie virali (ad esempio la FIV).

Troppo soli

L’aggressività per mancanza di socializzazione è dovuta, come nel cane, ad un problema legato allo sviluppo comportamentale e in particolare per il gatto riferito al momento tra le 2 e le 7-8 settimane circa. La mancanza di contatto con persone in questa finestra temporale ha effetti notevoli sul comportamento futuro del gatto, che probabilmente si mostrerà aggressivo e timoroso nei confronti delle persone per tutta la vita.

Certo, non tutti i gatti che non hanno avuto una corretta socializzazione sviluppano aggressività, ma lo scarso contatto con gli esseri umani nel periodo suddetto è un importante fattore di rischio e i gatti mal socializzati hanno più probabilità di sviluppare questo tipo di problema rispetto a gatti ben socializzati.

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