Un compagno fin dall’antichità, il gatto che vive nelle nostre case è il Felis sylvestris lybica. In Turchia sono stati rinvenuti resti di animali molto simili a un gatto in prossimità delle zone abitate in siti archeologici risalenti al 10000 a.C. Il piccolo felino potrebbe essere stato fin dall’antichità un animale da compagnia e non allevato per il solo scopo di proteggere le derrate alimentari dai nocivi.
A cura della Dott.ssa SABRINA GIUSSANI, Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale e in Attività Assistite con gli Animali. Diplomato Medico Veterinario Comportamentalista ENVF Master in Etologia applicata e Benessere animale Presidente Senior SISCA sabrinagiussani@yahoo.it
Le origini del gatto, un compagno fina dall’antichità
Il ritrovamento di una statuetta raffigurante una donna che stringe tra le braccia un gatto, rappresenta la prima traccia della relazione tra l’uomo e il piccolo felino. Nell’isola di Cipro, inoltre, è stata scoperta una sepoltura datata 6000 a.C., dove un essere umano è in compagnia di un gatto ed entrambi sono stati ricoperti con piante, pietre preziose e conchiglie. Questo particolare testimonia il carattere intimo della relazione.
La socializzazione del gattino
Lo sviluppo del gattino inizia già a livello endouterino: intorno al ventunesimo giorno di gestazione, infatti, l’embrione possiede la competenza tattile che gli permette di percepire le emozioni della madre. Dopo la nascita si apre il periodo neonatale, seguito da quello di transizione, di socializzazione e giovanile: durante ciascuna tappa acquisisce e integra tutto ciò che è necessario alla costruzione delle competenze emozionali e comportamentali.
La presenza della madre almeno fino al secondo/terzo mese di età permette ai piccoli di apprendere gli autocontrolli (il morso, la retrazione delle unghie, la motricità) e i segnali per “comunicare” correttamente.
Il periodo di socializzazione, che inizia intorno alla seconda/terza settimana di vita del gattino e termina tra la settima e la nona, è un momento complesso e fondamentale per l’acquisizione di comportamenti specifici.
L’incontro con esseri umani sconosciuti e altri gatti favorisce la socializzazione inter e intraspecifica mentre la presenza di stimoli di tipo diverso (visivi, sonori, tattili, uditivi, olfattivi e gustativi) incrementa la banca dati del piccolo felino.

Il gatto, un animale sociale
Il gatto è capace di instaurare relazioni con individui della stessa specie o di specie differente come per esempio gli esseri umani. La socialità di questo animale, però, non è ancora completamente conosciuta. Il gatto è definito “sociale facoltativo” poiché può vivere da solo, in coppia o formare gruppi stabili con altri gatti e/o esseri umani secondo le condizioni ambientali.
Anche il “carattere” gioca un ruolo. Le osservazioni sono state realizzate soprattutto a carico dei gatti che vivono nelle colonie feline, gruppi di animali liberi nelle città, che condividono le risorse alimentari fornite dall’uomo. I gruppi stabili sono formati da più femmine, i loro piccoli e alcuni giovani maschi (un matriarcato).
Lo spazio a disposizione di ogni gatto è ampio e le attività quotidiane (perlustrare nuovi ambienti, esplorare oggetti, cacciare, interagire con i propri simili e così via) sono numerose. Inoltre, gli animali in caso di conflitto o difficoltà legate alla convivenza, possono allontanarsi tra loro.
All’interno delle nostre abitazioni, invece, i gatti condividono gli spazi, le risorse (il cibo, l’acqua, la cassetta, il luogo di riposo) e le attenzioni dei membri della famiglia umana. Nella maggior parte dei casi i piccoli felini provengono da gruppi sociali differenti: i gatti non “si sono scelti” ma sono stati inseriti l’uno all’insaputa dell’altro,
I piccoli felini stringono relazioni sociali solo con gli individui (i propri simili o i membri della famiglia umana) con cui “gradiscono” maggiormente interagire. Due soggetti che instaurano una relazione preferenziale si salutano con un vocalizzo (chiamato “trillo”), si leccano a vicenda e spesso condividono il luogo di riposo.


Arriva un altro gatto, come accoglierlo
Il gatto rimane solo a lungo durante la giornata poiché la famiglia umana è al lavoro. Spesso siamo portati a pensare che la compagnia di un suo simile potrebbe alleviare la solitudine e il disagio. Prima di procedere ad un’adozione, però, è necessario consultare un Medico Veterinario
Esperto in Comportamento Animale per valutare se il gatto residente gradisca la presenza di un conspecifico sconosciuto. I gatti adulti, che non hanno incontrato i propri simili dal momento dell’adozione, spesso preferiscono vivere come “figli unici”.
Non hanno allenato la capacità di comunicare, non hanno vissuto esperienze di condivisione e, la maggior parte delle volte, non sono disponibili a spartire spazi, risorse e coccole. Altri, invece, arrivati in una famiglia dove erano già presenti uno o più gatti, potrebbero gradire una compagnia in più e riuscirebbero ad interagire e giocare più facilmente con il nuovo arrivato.
Primo passo…
Prima di far accedere il nuovo arrivato nell’abitazione, è opportuno sottoporlo a una visita presso il Medico Veterinario per valutarne lo stato di salute. Per favorire la convivenza si consiglia di adottare un gatto dello stesso sesso rispetto a quello dell’animale residente. Maschi e femmine, infatti, presentano differenze comportamentali: i primi usano il contatto come canale comunicativo principale (per esempio giocando alla lotta), mentre le seconde preferiscono inseguirsi a distanza e rispettano maggiormente lo spazio individuale altrui. Una femmina adulta, di conseguenza, gestirà con molta difficoltà l’irruenza di un giovane maschio desideroso di interagire e giocare.
Per quanto riguarda l’età del nuovo arrivato è opportuno valutare ogni singolo caso: un gattino di pochi mesi è curioso e disponibile ma più esposto a traumi soprattutto se il gatto residente è di taglia grande. È necessario realizzare un inserimento progressivo, così da favorire la conoscenza dei gatti in sicurezza.
È consigliabile separare gli animali durante le prime due o tre settimane di convivenza, utilizzando un cancelletto con adesa con una lastra di plexiglass (alta almeno 30 cm più della barriera architettonica). Così facendo i gatti possono vedersi e percepire l’uno l’odore dell’altro senza pericolo di aggressioni.
Allestire gli spazi
Il nuovo arrivato avrà a disposizione una stanza allestita con il cibo, la ciotola o la fontanella dell’acqua, due cassette, un graffiatoio, più luoghi di riposo e numerosi giocattoli. Il resto dell’abitazione, invece, sarà a disposizione del gatto residente. Le risorse (il cibo, l’acqua, due cassette, i luoghi di riposo, il graffiatoio), l’arricchimento ambientale (per esempio le mensole, i luoghi accessibili posti in alto) e i giocattoli devono essere adeguatamente disposti.


Il ruolo della famiglia
Il ruolo svolto dalla famiglia umana è fondamentale al fine della nascita di una relazione tra gli animali: i referenti devono essere un modello comunicativo e un punto di riferimento per i gatti, rassicurandoli quando sono in difficoltà. Il gatto residente, per esempio, conoscerà il nuovo arrivato anche osservando i referenti che interagiscono con questo ultimo.
Due volte il giorno la famiglia umana deve coinvolgere i gatti in attività legate alla calma: un referente da una parte del cancelletto con il gatto residente e l’altro dal lato opposto con il nuovo arrivato. È possibile, per esempio, sedersi per terra, accarezzare l’animale e leggere qualche pagina di un libro, oppure coinvolgere i gatti nella ricerca di qualche croccantino posto all’interno di una scatola forata.
Quando gli animali, alla vista l’uno dell’altro, non mostrano segnali di minaccia (pupille dilatate, orecchie abbassate, movimenti rapidi della coda, pelo “gonfio”, etc…) per almeno una settimana si toglierà dapprima la lastra di plexiglass e, dopo qualche giorno, l’intero cancelletto.
Le risorse e l’arricchimento ambientale devono essere aumentati nell’abitazione così che ciascun gatto possa, per esempio, mangiare senza dover condividere lo stesso piatto e riposare in un luogo protetto e privato senza essere disturbato. I gatti rimarranno insieme alla presenza dei referenti, mentre saranno separati in loro assenza per qualche mese almeno dopo l’adozione.
Cosa fare se i gatti non vanno d’accordo?
Per aiutare i piccoli felini ad accettare la nuova situazione ambientale, è possibile utilizzare i feromoni di sintesi, applicando l’apposito apparecchio alla presa di corrente.
I vocalizzi (miagolii), le minacce (soffi e ringhi), l’agitazione, i tentativi di aggressione o la tendenza a rimanere nascosti, sono sintomi che indicano il disagio di un gatto o di entrambi gli animali. Qualora i sintomi spia di disagio permanessero, si consiglia di rivolgersi al Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale, così da impostare un percorso riabilitativo al fine di costruire una comunicazione efficace all’interno del gruppo.