Pochi altri animali affascinano l’immaginario collettivo come il gatto. Praticamente da sempre è il protagonista di fiabe, proverbi e leggende.
A cura di Roberto Allegri
In alcune culture il gatto era, ed è ancora oggi, ritenuto divinità, in altre un demonio.
A volte è un esempio di virtù altre fonte di terribili vizi. Il suo carattere imprevedibile e l’irresistibile desiderio di libertà che ne fa un animale non del tutto domestico, l’eleganza dei movimenti e il rapporto particolare che instaura con chi si prende cura di lui hanno dato vita a detti e proverbi in ogni nazione, usati per indicare modi di fare o particolari tipi di persone.
Capita spesso che questi adagi si rifacciano a credenze senza senso o a false interpretazioni della natura felina, ma testimoniano ugualmente l’interesse che tutti i popoli hanno avuto e continuano ad avere per il micio.
Uno Spirito Libero
Al contrario del cane, il gatto non si è mai sottomesso completamente all’uomo, e ha conservato una sorta di selvatica dignità che lo ha reso capace di sopravvivere anche senza una casa e senza un padrone che lo accudisca.
Dal momento che in passato era visto come un compagno del demonio e duramente perseguitato, ha dovuto ricorrere spesso all’astuzia e al furto per poter mangiare: è quindi opinione comune considerarlo un ladro di natura. Un detto veneto perciò dice “Al gato che lica ‘l speo no ghe fidar el rosto”, cioè “al gatto che lecca lo spiedo non affidare l’arrosto”.
I Francesi invece dicono che “anche il gattino sgraffigna” per indicare che anche i figli dei ladri sono pericolosi e un adagio tedesco recita che “non occorre mostrare al gatto il lardo: lo trova da sé”. Ancora i tedeschi usano dire che “accanto al latte non c’è gatto fidato” e i Turchi per indicare una persona di cui non ci si deve fidare dicono che è come “affidare il cacio al gatto”.
Non fatelo arrabbiare
Tutti quelli che vivono con un micio sanno che per quanto possa essere dolce e affettuoso è sempre bene non infastidirlo, pena una decisa unghiata. E infatti i francesi, quando si riferiscono ad una persona con il viso ferito, dicono che ha “scherzato col gatto”.
Un detto inglese vuole che due persone che si detestano litighino “come i gatti di Kilkenny”, che secondo la leggenda si batterono fino a che non rimasero che le code, e i latini quando volevano fare riferimento ad una situazione difficile dicevano che “nessuno vuole infilare il sonaglio al gatto”. “Quel che vien dal gatto graffia”, si dice in Germania mentre un altro proverbio diffuso in Italia dice: “Il gatto lecca oggi, domani graffia”.
Un gatto furioso è temibile, e infatti un detto ebreo recita “due gatti danno da fare ad un leone” mentre uno albanese “due gatti vincono un orso”. I Francesi indicano una persona che non mostra riconoscenza dicendo “ingrat comme un chat” e per sottolineare l’indipendenza del gatto esiste il proverbio “il gatto non ti accarezza, ma si accarezza vicino a te”.
Come “Cane e Gatto”
Proverbiale è anche l’inimicizia tra cane e gatto, che ormai si sa essere solo una incompatibilità linguistica: i due hanno un diverso modo di esprimere il proprio stato d’animo, cosa che genera incomprensioni. Si dice in Francia che “quando il cane scherza col gatto, se ne va col naso sanguinante”, in Scozia che “gatto e cane, per baciarsi che facciano, non sono migliori amici” e l’espressione inglese per dire che sta piovendo a catinelle è “it’s raining cats and dogs” cioè letteralmente “sta piovendo gatti e cani”.
“Il Gatto col Topo”
E’ entrata nel mito anche la perenne lotta tra gatti e topi, forse l’immagine più usata nelle fiabe per indicare l’esempio di due acerrimi nemici. I latini dicevano che “chi caccia coi gatti, topi piglia” e gli Olandesi “cattivo quel gatto che lascia fuggire il topo per correre dietro ad un insetto” , per indicare una persona che non segue le proprie inclinazioni. I Tedeschi dicono che “Ben farebbe ridere quel gatto che si lasciasse fare i nidi di sorci nelle orecchie” e i Finlandesi che “amicizia di gatti, pericolo di sorci”.