La filariosi cardiopolmonare nel cane

Un nemico che colpisce il cuore

A cura della Dott.ssa FEDERICA MICANTI Medico Veterinario

Attenzione alle zanzare pericolose per la Filariosi

Con l`avvicinarsi della stagione più calda, si ripresenta come ogni anno il grosso problema delle zanzare, che tormentano noi e i nostri amici a quattro zampe. Purtroppo questi insetti possono essere davvero molto pericolosi per i nostri pet. Le zanzare del genere Culex, infatti, sono responsabili della diffusione di un parassita chiamato Dirofilaria immitis, che provoca una malattia molto grave: la Filariosi cardiopolmonare o Dirofilariosi.
 

Il periodo durante il quale gli animali rischiano di contrarre la malattia è quello che va da marzo a novembre, vale a dire il lasso di tempo in cui di solito sono attive le zanzare. La filariosi interessa prevalentemente il cane ma può colpire anche i canidi selvatici come volpe e coyote, i felidi domestici e selvatici e il furetto. Il gatto si è dimostrato particolarmente resistente alla malattia e raramente si ammala, ma, se questo accade, il decorso è solitamente acuto e si può avere anche la morte improvvisa.

Punture pericolose

Bisogna subito precisare che l’uomo non può essere colpito da questa malattia perché in esso il parassita non riesce a svilupparsi e quindi a completare il suo ciclo vitale diventando “adulto”. Le forme immature del parassita, chiamate larve, vengono inoculate al cane tramite la puntura della zanzara. Si accrescono nei tessuti del loro ospite e dopo 6-8 mesi si riversano nel sangue, raggiungendo la loro sede definitiva, che consiste nella porzione destra del cuore e nelle arterie polmonari.

Il periodo durante il quale gli animali rischiano di contrarre la Filariosi cardiopolmonare è quello che va da marzo a novembre. Tuttavia è difficile individuare con precisione, i mesi più “pericolosi” a causa dell’estrema variabilità del clima.

Affaticati

La pericolosità di questa malattia è dovuta principalmente ai danni che i parassiti adulti provocano a livello cardiaco, ossia la dilatazione della parte destra del cuore e l’occlusione dell’arteria polmonare.
Il sintomo che possiamo riscontrare con maggiore frequenza nel cane è il facile affaticamento e l’intolleranza all’esercizio fisico (che è più evidente negli animali “sportivi” e che negli stadi più avanzati può sfociare in vere e proprie “sincopi”). Altri sintomi sono: apatia, appetito “capriccioso”, lento dimagrimento e spesso anche tosse. Nel gatto si possono riscontrare due forme: una acuta, con sintomatologia di tipo respiratorio e neurologico (eventualmente associata a vomito) e una cronica caratterizzata da sintomi respiratori e gastroenterici. In questa specie, a volte, anche un solo parassita può essere comunque causa di gravi patologie.

Vediamoci chiaro

Se riscontriamo nel nostro cane dei sintomi sospetti è importante una repentina visita dal veterinario. In ogni caso è bene effettuare dei controlli annuali, preferibilmente nel mese di marzo, per assicurarci che il nostro amico a quattro zampe non abbia contratto l’infezione. La diagnosi può essere facilmente effettuata attraverso un prelievo di sangue con due modalità diverse tra loro.

La prima, detta “esame a fresco”, ha lo scopo di verificare attraverso il microscopio ottico la presenza delle fome immature del parassita (dette “microfilarie”) in una goccia di sangue. Tuttavia questa metodologia non permette di avere una diagnosi certa poiché, anche se l’animale è infetto, non sempre possiamo trovare le microfilarie nel suo sangue. La seconda, più attendibile, consiste nell’utilizzo di un test molto rapido, che si può effettuare in qualsiasi ambulatorio veterinario. È utile fare anche una radiografia, o meglio una ecografia, per l’eventuale riscontro delle lesioni cardiache causate dalle filarie adulte a questo livello.

Filariosi cure efficaci

Per quanto riguarda la terapia, esiste una cura efficace per questa malattia, che tuttavia presenta degli effetti collaterali non trascurabili. I principi attivi più utilizzati sono due: uno che agisce sia sulle forme immature che sulle forme adulte del parassita (melarsomina), un altro che invece è efficace solo sulle forme immature (ivermectina). L’utilizzo dell’ivermectina è sconsigliato in alcune razze come il Collie, il Border collie, lo Shetland sheep dog e i loro incroci (in questi ultimi è utile somministrare il levamisolo o  molecole affini all’ivermectina). Una settimana prima e fino a quattro settimane dopo il trattamento è fondamentale abbinare a questa terapia anche l’acido acetilsalicilico, che permette di ridurre gli effetti collaterali dovuti alla morte dei parassiti adulti.

Prevenzione

Vista la gravità della malattia, l’arma migliore che abbiamo è la prevenzione. A tal proposito in commercio esistono dei farmaci che contengono quasi tutti ivermectina, che è efficace contro le forme immature del parassita e impedisce che queste si trasformino in adulti. Tali farmaci esistono in diversi formati: compresse o tavolette appetibili (che il proprietario deve somministrare ogni mese almeno da marzo a novembre, anche se sarebbe più conveniente non interrompere mai durante tutto l’anno) e iniezioni (che può invece somministrare solo il medico veterinario una volta all’anno).

Mai “scoperti”

Esistono anche altri principi attivi efficaci reperibili in commercio sotto forma di “pipette” che si applicano una volta al mese al cane tra le scapole. Sia le compresse e le tavolette sia le pipette si possono trovare in confezioni diverse e quindi con differenti dosaggi di farmaco, in base al peso e all’età dell’animale. Se si decide di utilizzare nella prevenzione le compresse o le pipette è importante non dimenticare di somministrarle e non tardare nemmeno un giorno, per evitare che il nostro amico a quattro zampe rimanga “scoperto” e quindi facilmente aggredibile dalla malattia.

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