La cataratta nel cane

Per cataratta si intende l’opacizzazione del cristallino o della sua capsula

a cura Dott. Diego Manca Medico Veterinario

Se la lente dell’occhio non funziona più

Per cataratta si intende l’opacizzazione del cristallino o della sua capsula. Il cristallino, in pratica, è la lente dell’occhio. E’ formato da uno strato esterno (o capsula)  e da uno interno (o sostanza).

Nel punto giusto
La funzione del cristallino è quella di focalizzare i raggi sulla retina, vale a dire di far convergere la luce nel punto giusto; per fare ciò, l’occhio usa un meccanismo che gli esperti chiamano dell’accomodazione. Il responsabile di questo meccanismo è il muscolo ciliare. Dato che il muscolo ciliare è poco sviluppato nel cane e nel gatto e negli altri animali domestici, in loro l’accomodazione per la visione da vicino è scarsa.

Liquefatta

La cataratta può essere più o meno grave, e può comparire in momenti diversi della vita dell’animale. A seconda della gravità viene definita: immatura, matura  o  ipermatura. La prima è la meno grave, nel secondo caso l’animale è cieco, nel terzo la cataratta è addirittura liquefatta.

Tecnica chirurgica
Una prima procedura consiste nell’estrazione intracapsulare. Essa prevede la rimozione completa della lente. Questa tecnica presenta un’alta incidenza di complicazioni ed è impiegata di rado anche se ha il vantaggio che durante l’estrazione non si verifica alcun rilascio di proteine dalla lente. Il secondo tipo di intervento si fonda sull’estrazione extracapsulare che consiste nella rimozione sia della porzione centrale della capsula anteriore che del materiale opaco della lente.

Traumatica, ereditaria…
La cataratta può essere ancora classificata in: congenita, se è già presente prima della 6° – 8° settimana di vita. Le razze maggiormente predisposte sono: Cocker Spaniel, Golden e Labrador Retriever, Schnauzer nano; giovanile, se si sviluppa dopo l’8° settimana di vita ed in media si manifesta fra il 1° e l’8° anno di età. Le razze più colpite sono: Levriero Afgano, Pastore Tedesco, Barboncino, Labrador, Beagle, Fox Terrier; senile, se colpisce gli animali anziani; traumatica, in seguito a ferite penetranti; ereditaria, di solito bilaterale.

Pomate e colliri
I tentativi di impedire o ritardare lo sviluppo della cataratta con la terapia medica non hanno sortito finora risultati incoraggianti: pomate e colliri funzionano solo se la cataratta è ancora piccola. Se è matura, invece, solo l’intervento chirurgico può migliorare la vista: ma non si tratta di un intervento semplice e deve essere, in ogni caso, eseguito da un chirurgo oftalmologo esperto.

Prove generali

Affinché l’approccio chirurgico funzioni è necessario valutare con attenzione il paziente. Si dovrà effettuare un esame completo dell’occhio, escludendo patologie retiniche con un elettroretinogramma. Inoltre un’analisi completa del sangue più esami chimico clinici, l’esame delle urine, un elettrocardiogramma dovranno confermare il buono stato di salute dell’animale da operare. Un particolare da non sottovalutare è che la bestiola abbia un’aspettativa di vita alta. In questo modo potrà godere sufficientemente a lungo delle migliorate capacità visive.

La cataratta immatura interessa solo una parte del cristallino, ma c’è possibilità di una buona ispezione del fondo. Quando è matura tutto il cristallino è opaco e non si riesce più ad esaminare il fondo (l’animale è cieco). La cataratta ipermatura è addirittura liquefatta.

Momento critico
Il rispetto della terapia postoperatoria deve essere assoluto per evitare pericolose infezioni che metterebbero a rischio non solo la buona riuscita dell’intervento, ma anche la vita del paziente. Una serie di colliri dovranno essere instillati con un protocollo molto preciso; l’animale dovrebbe portare inoltre il collare protettivo. In ogni caso, la percentuale di successo dell’estrazione extracapsulare è intorno all’80 – 95%.

Cuccioli? Pensiamoci bene
Un suggerimento: gli animali affetti da cataratta giovanile, senza altre lesioni oculari, devono essere esclusi dalla riproduzione. Se invece la cataratta è consecutiva a cause non ereditarie, il divieto non si mette in atto.

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