La struttura sociale del cane

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Se il problema viaggia a due zampe

Di LAURA FERRIGNO Educatore cinofilo, Rieducatore esperto nel comportamento del cane, Tecnico di Pet-therapy, Socio Apnec 

Il cane è un animale sociale e un predatore

Forse, è proprio questa somiglianza con l’uomo fa del cane non solo il suo migliore amico, ma anche il più antico. I cani, come gli uomini, si organizzano in una struttura sociale. Le interazioni, però, sono subordinate alla gerarchia del branco, secondo relazioni di dominanza e sottomissione dove il dominante ha il controllo e il sottomesso ne accetta le volontà.

Osservati Questo principio di struttura sociale è parte dell’essere cane e non va sottovalutato.

Ad esempio non può non essere tenuto in considerazione quando il cane viene inserito in una famiglia umana che egli, inevitabilmente, legge come
branco. 

In un cane inserito in un contesto familiare, più che la dominanza e la sottomissione, è importante il tener conto della costruzione della sua logica che esso fonda sulle disposizioni degli individui del gruppo, sulle loro emozioni, intenzioni, gesti e azioni.

Il cane ci osserva, ci studia e ci dà una collocazione.


Un compagno responsabile. Posizionare gerarchicamente un cane all’interno della famiglia non significa doverlo sottomettere con l’imposizione. Non è questione di forza, semmai di ruolo. Il nostro amico ha bisogno di scoprirsi parte integrante del gruppo e di trovare in noi un punto di riferimento, una guida, un compagno responsabile, coerente e chiaro. È utile, quindi, gestire al meglio  il cibo, lo spazio, i giochi, i bisogni e le relazioni.

Devianze Il vero valore dei nostri amici sta nella loro diversità.

E’ questo che incuriosisce, impreziosisce e ci arricchisce a vicenda. Spesso i fraintendimenti nascono anche dalle banalizzazioni e dal frutto del nostro immaginario. Riversare debolezze e carenze su un animale è qualcosa che genera inevitabilmente devianze, a discapito di una sana relazione e dell’intesa.

Quando il cucciolo fa tenerezza

I primi mesi di vita del cane sono fondamentali per il suo sviluppo comportamentale. A quest’età fa sorridere il loro mordicchiare le mani, il loro pretendere e ottenere. Questo, però, mette il nostro amico in un ruolo sbagliato che, col tempo, genererà  problemi.

Il cucciolo va messo da subito nella condizione di acquisire i modelli di comportamento appropriati al contesto. Non dobbiamo agire in ritardo, quando cioè il suo comportamento, rafforzato col tempo, arriva ad  infastidirci.

Il rimprovero inutile

Non serve rimproverare continuamente il cane e poi, magari, assecondarlo nelle sue richieste. Questo, da parte nostra, è un chiaro segnale d’incoerenza. Inoltre teniamo presente che piuttosto che punire il nostro amico quando si comporta male è consigliabile lodarlo quando assume atteggiamenti appropriati.

Umanizzati altro errore: attribuire ai nostri amici delle necessità e dei bisogni che non sono i loro.

Il soffrire il caldo o il freddo, il necessitare della presenza nostra durante la
notte, il non poter stare a terra, il non poter essere lasciati soli. L’umanizzare e l’analizzare secondo la nostra logica le loro emozioni, le sensazioni e i loro comportamenti pone una maggiore distanza comunicativa e ingenera incomprensioni.

L’amore secondo noi

Amare significa anche conoscere e rispettare le esigenze dei cani. Riempirli di coccole e biscottini non ci giustifica dal non provvedere alle loro necessità primarie, come la passeggiata per i bisogni, una corsa, un’uscita al parco. Traverse, pannoloni e lettiere troppo spesso rientrano nelle modalità di gestione dei nostri amici a quattro zampe che si scoprono sempre più lontani dall’esser cani e, quindi, nostri amici.

Un rapporto profondo

Dobbiamo valutare un nuovo modo di considerare il cane nei suoi aspetti del comportamento e dell’apprendimento. L’intento deve essere quello di superare la visione puramente addestrativa in nome di un processo pedagogico dove entrano in gioco la mente del cane, l’importanza della relazione nel processo educativo, la coerenza relazionale, l’arricchimento relazionale, il potenziamento delle tendenze collaborative. Educare, secondo una logica relazionale, è molto più che addestrare. Educare è conoscere, confrontarsi e instaurare un rapporto profondo e completo con i nostri cani.

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