La paura nel cane

Sheela era allegra, ubbidiente, felice di scorrazzare al parco. Ora è irriconoscibile: solo nascosta sotto una mensola, al buio nel ripostiglio, riesce a sfuggire all’orrore che l’ha sconvolta e che certo l’aspetta lì fuori

ALDO LA SPINA Rieducatore cinofilo Apnec Member Apbc

La chiamata della proprietaria

La proprietaria ci ha telefonato un anno fa, su indicazione del Veterinario. Sheela usciva dal rifugio solo per mangiare e salutare i padroni. La situazione precipitava ad ogni uscita: rifiutava il guinzaglio fino a mordere.

Bisognava trascinarla, rasentava i muri terrorizzata, ad occhi sbarrati, sobbalzando al minimo rumore. Impossibile liberarla al parco, fuggiva e rischiava di finire sotto un’auto. In campagna tornava normale, ma come portarla così lontano tre volte al giorno?

Una decisione estrema

I padroni sono disperati, non sanno più come comportarsi perché le hanno provate tutte, ma hanno capito che il cane soffre e che così non possono andare avanti, hanno pensato anche all’eutanasia…

L’incontro è avvenuto a casa per osservare l’ambiente, nel frattempo è stata richiesta un’accurata visita veterinaria per escludere qualsiasi causa patologica. Sheela si dimostra subito allegra perché le persone le sono simpatiche e i proprietari si mostrano subito cordiali, anche se visibilmente tesi e preoccupati. Ma dopo un momento iniziale di apertura Sheela, spaventata, si rifugia nel suo angolo. 

L’incognita

L’indagine non ha evidenziato possibili cause; l’uscita di prova è stata così penosa che è stata interrotta notando un peggioramento al passaggio di veicoli rumorosi.

Esclusi i  maltrattamenti con domande trasversali e test, abbiamo chiesto di controllarne l’atteggiamento verso l’esterno verificando le variazioni durante la giornata e proposto un fitoterapia sotto controllo veterinario, per tranquillizzarla. Sheela aveva subito un trauma… ma quale? 

Sola contro tutti

Dopo una settimana ci hanno detto di aver intuito la causa: un mese prima era stata installata una campana per la raccolta differenziata del vetro sotto il balcone dove Sheela dormiva tutte le mattine.

Era stata svuotata quindici giorni prima: con fragore l’enorme camion sbuffante (lo scarico è in alto) aveva inaspettatamente scaricato le bottiglie sotto di lei. Non a caso, temeva il balcone più di ogni altra cosa. Un problema derivante da trauma specifico è più facile da risolvere: Sheela aveva associato al trauma (rumore provocato dal mostro) lo stare all’aperto e il mondo esterno: non sopportava più la realtà urbana.

La terapia per la cura del cane

Grazie a tecniche di controcondizionamento e desensibilizzazione sistematica Sheela ha pian piano sperimentato che a stimoli negativi (motori e rumori urbani) corrispondevano invece momenti positivi (bocconcini). Ii proprietari si sono serviti di un registratore che proponeva suoni violenti a volumi e tempi definiti, eliminando allo stesso tempo dall’ambiente ogni facile rifugio e intervenendo anche
sull’alimentazione per favorire il controcondizionamento.

Decisiva la gestione equilibrata del rapporto: sono state aumentate le richieste di controllo e Sheela è diventata più attenta e interrogativa, aumentando la dipendenza emotiva dalla famiglia e diminuendo quella dall’ambiente, così da acquisire sicurezza.

I proprietari hanno imparato a non accarezzarla quando si spaventava e a utilizzare tecniche quali tono di voce e mimesi corporale, premiandola se ragionava positivamente al terrore. Il problema è stato risolto in pochi mesi.

Poi c’è stata la prevista ricaduta: hanno controllato e risolto la situazione. Ora Sheela è tornata a correre e a giocare più equilibrata e sotto controllo di prima. Non ci saranno ricadute; i proprietari hanno imparato a comprendere, ma soprattutto a “ragionare da cane”.

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