Educare il Cane i dieci errori più comuni

Uno dei metodi piú efficaci per educare il cane evitando gli errori più comuni é utilizzare il rinforzo positivo. Grazie al quale, lavorando con il proprio cane, si rafforza anche il legame che abbiamo con lui.

a cura di Tziana Dare  Educatore e Ri-Educatore Cinofilo Comportamentale www.obbiettivocane.com

Contrariamente, utilizzando il metodo punitivo, non solo si rovina la relazione con l’animale, ma si può anche incorrere in conseguenze negative o ricadute del comportamento indesiderato.

Evitare gli errori più comuni, educare il cane metodo gentile e non punitivo

Contrariamente al metodo punitivo, infatti, l’educazione gentile é appagante sia per il proprietario sia per il cane. Ecco di seguito alcuni degli errori piú comuni che possiamo incontrare nell’ educare il proprio cane, assieme ad alcuni consigli per porvi rimedio.

1 “Sono annoiato!”. Se la sessione di educazione é troppo lunga

Molte volte accade che, presi dall’euforia dei primi progressi, si ecceda nella ripetizione degli esercizi fino a stancare il cane. Per esempio, abbiamo insegnato al cane ad andare a cuccia sul suo materassino a comando; visti i numerosi successi, insistiamo nel mandarlo a cuccia partendo dalla cucina, dalla camera da letto, dal bagno finché il cane si ferma, ci guarda, si scrolla e se ne va interrompendo l’interazione con noi.

A questo punto è molto probabile che la sessione di lavoro sia stata prolungata oltre il limite di sopportazione del cane. I cani, infatti, hanno una piccola finestra di attenzione (curva dell’attenzione), al di là della quale tutto perde di significato. Il progresso negli esercizi deve essere ottenuto mediante diverse sessioni di lavoro di breve durata.

Nonostante sia difficile interrompere il cane quando compie qualcosa di giusto e lo vediamo attento, è ciò che va fatto altrimenti, inavvertitamente, rischieremo di sopraffarlo rovinando così l’intero lavoro. “Corto e divertente”: questo deve essere il motto dell’esercizio da insegnare! Inoltre non aspettate che il cane inizi a compiere degli errori ma terminate la sessione quando il cane ha fatto bene; la motivazione per la sessione successiva sarà così più alta.

2 “Non é sufficiente!”. Quando un premio non é appagante

Avete notato recentemente che Fido una volta richiamato non rientra, soprattutto se è libero al parco, e, quelle poche volte che ritorna, lo fa con un passo svogliato, nonostante lo abbiate premiato ogni volta. Cosa è successo a quel cane che fino a poco tempo fa accorreva al primo richiamo? Generalmente i proprietari scelgono un premio che credono piaccia al loro cane. I premi migliori sarebbero quelli che, se il cane potesse parlare, ci elencherebbe uno a uno, nella loro scala gerarchica.

Nella mente del cane è importante sapere che ci sono premi di serie A, B, C, ecc. Una ricompensa serve per rinforzare un comportamento in modo che alla richiesta successiva il cane obbedisca con più velocità e con successo. La lode verbale, il classico “bravo Fido”, non è sufficiente a lungo termine per rafforzare un comportamento. Un gioco può essere già più interessante, ma non tutti i cani sono motivati dal gioco, specialmente se sono al parco, presi da mille odori e cose.

La cosa migliore da fare è stilare una lista delle cose che piacciono al nostro cane: la pallina da tennis, il pollo (inteso come cibo), la libertà, il tira e molla, il wurstel, ecc. Iniziamo con l’usare come ricompensa tutto ciò che lui gradisce e cerchiamo di identificare quella cosa che lo entusiasma al massimo. Una volta individuata la scaletta gerarchica del cane sarà più facile intuire cosa può motivare Fido a rientrare al richiamo, anche se impegnato a giocare con un altro cane.

3 “Seduto, seduto, seduto…”Ripetere il comando

Fido seduto, seduto, seduto… Fido? Seduto!”. Finalmente, dopo cinque richieste, Fido si siede e viene premiato. Aumentando le ripetizioni del comando e, a volte, il tono della voce, sembra alla fine sempre funzionare. Ma non sarebbe meglio se Fido si sedesse al primo ordine? Nelle ripetizioni del comando occorre fare molta attenzione che il cane non apprenda che il comando è formato da cinque parole anziché una. Se fosse così ecco che lo vedremo sedere solo alla quinta parola e non al primo “seduto”.

Se il cane sta per saltarci addosso e lo vogliamo invece seduto, chiediamo il comando al cane una volta sola, manteniamo la calma senza lasciare che la frustrazione prenda il sopravvento e, se non si siede, gentilmente posizioniamolo mediante l’uso del premio nella postura da noi richiesta (è molto probabile che il cane non abbia ancora appreso pienamente il
comando). Solo con molte ripetizioni dell’esercizio il cane imparerà a sedersi a comando utilizzando una parola sola.

L’importante per il proprietario è mantenere la calma, evitare le ripetizioni del comando (che non servono a nulla) e concentrarsi invece nel posizionamento del cane, se per caso non ha capito cosa è richiesto.

4 “Ma a casa lo fa sempre”. Ripetizioni sempre negli stessi posti

Fido si siede subito non appena glielo chiediamo quando siamo in cucina, in salotto o in camera, quando è in giardino risponde subito al richiamo, ma se siamo al parco o dal veterinario sembra non volerci ascoltare. Il cane è generalmente molto consapevole dell’ambiente che lo circonda, se gli esercizi vengono praticati solo ed esclusivamente in ambienti familiari come la casa e il campo scuola, questo può rallentare o interferire nell’apprendimento e nell’esecuzione dei comandi in altri ambienti.

Per avere un cane sotto controllo e che risponda sempre alle nostre richieste, tutti gli esercizi vanno testati nel maggior numero di luoghi possibile. Solo allora potremo essere sicuri che “seduto” significa seduto in qualsiasi posto e non solo dove comunemente ci esercitiamo (casa o scuola).

Portare il cane in giro e praticare gli esercizi ovunque è l’unico modo per generalizzare i comandi (negozi, shopping center, centri urbani, ecc). Inoltre va ricordato che assieme al cambio di luogo, va tenuto conto anche del numero di distrazioni presenti. Meglio iniziare sempre in un posto
nuovo, con poche distrazioni per poi gradualmente aggiungerne è la
soluzione migliore.

5″Aspettative irrealistiche”. Insegnare l’impossibile

Dopo aver praticato e praticato il comando del richiamo con Fido, decidiamo di portarlo al parco e lasciarlo libero di giocare con altri cani. A un certo punto proviamo a chiamarlo ma Fido non arriva. Prima di richiedere un’azione al cane dobbiamo domandarci quante probabilità di riuscita la stessa abbia.

Se non ho mai testato il richiamo quando Fido sta giocando con altri cani, è molto improbabile che compia l’azione richiesta. Quando decidiamo di insegnare al cane nuovi esercizi, è bene prima verificare la fattibilità di questi esercizi tenendo conto del tipo di cane, dell’età, della razza, ecc.

Chiedere a un cane anziano di saltare in auto forse non è la via migliore per farsi obbedire, meglio quindi insegnargli ad utilizzare la rampa. Se lasciamo un cane, appena adottato, libero in un contesto sconosciuto sappiamo già che quasi sicuramente non verrà al nostro richiamo poiché la relazione non si è ancora stabilita; e via dicendo. Le richieste fatte ai quattro zampe devono essere realistiche e possibili da compiere.

6 “Non notare i buoni comportamenti del cane”.

Il mio cane non fa questo, non fa quello, mi rovina la casa, scava in giardino, ecc. È sempre molto più facile notare quello che il cane non fa bene piuttosto che quello che fa bene. Per esempio, siamo a passeggio in contesto urbano, incontriamo un altro cane che minaccia il nostro, il quale ignora la sfida lanciata dell’altro quadrupede e prosegue in condotta venendoci dietro. Quante volte abbiamo premiato situazioni del genere?

Poche, ogni tanto, mai? In quel contesto il cane andava ricompensato per aver scelto di ignorare l’altro cane e di continuare in condotta senza tirare e creare disagio al proprietario. Quando arriva un ospite, urliamo tutti al cane di non saltare addosso alle persone e quando invece siamo seduti a pranzo e lui si ritira nella sua cuccia viene ignorato? Un’altra occasione persa per premiare ciò che è utile.

Invece di concentrarsi su tutto ciò che non va, iniziamo a notare, invece, quello che fa il cane (anche spontaneamente) e premiamolo per questo. La legge del rinforzo positivo si basa sul concetto che, premiando un determinato comportamento, questo abbia più probabilità di essere ripetuto. Riconoscendo e valorizzando i comportamenti che ci piacciono nel cane, noteremo che verranno riproposti più volte spontaneamente e che andranno in sostituzione di quelli negativi.

7 “Corruzione a vita”. Avere il cibo sempre in mano

Ci è mai capitato di vedere ritornare il cane al richiamo solo se abbiamo il biscotto in mano? Oppure di vedere il cane che compie il seduto solo quando abbiamo la ciotola pronta? Che sia Fido in grado di “addestrarci” a rilasciare risorse quando lo decide lui? Con il termine “corruzione” intendiamo quando il cane compie qualcosa di nostro gradimento esclusivamente quando vede il premio fra le nostre mani e ignora invece le nostre richieste quando fatte in assenza di rinforzo.

All’inizio di un percorso educativo può capitare di usare la “corruzione” solo per indurre il cane in determinate posizioni, dopodiché, una volta che il comando è appreso e testato in vari ambienti, la ricompensa deve essere rilasciata a cadenza variabile e non deve essere sempre la stessa. Questo tipo di procedimento si chiama “fading” della ricompensa. Se ciò non avviene, il cane impara a discriminare le richieste solo quando il premio è visibile.

È preferibile quindi richiedere prima il comando e, solo dopo l’esecuzione corretta, rilasciare la ricompensa che non deve essere sempre ed esclusivamente cibo. Se il cane non è sicuro di che tipo di ricompensa viene rilasciata è molto più probabile che sia interessato a scoprirlo e pertanto a compiere quanto richiesto. Inoltre, come riportato sopra, è bene ricordare che ci sono premi di serie A e premi di serie B.

Anche la stessa libertà può essere vista agli occhi del cane come una grandissima risorsa e pertanto come una grande ricompensa. Lasciarlo sulle spine più spesso (dopo essersi accertati che il cane abbia compreso e sappia compiere le richieste) è il modo migliore per mantenere l’interesse di Fido verso di noi.

8 Che giornataccia”. Educare con frustrazione.

Capita a tutti di tornare a casa dopo una di quelle giornate di lavoro dove ne sono capitate di tutti i colori! Nonostante si creda di poter recuperare in pochi minuti di riposo e poter proseguire con la routine del fine giornata, si sa che la frustrazione è latente dentro di noi, pronta a uscire fuori all’ennesima insoddisfazione.

In quei giorni, è forse meglio evitare di fare esercizio con il cane poiché, al minimo errore di Fido, molto probabilmente esploderemo con tutta quella frustrazione che si era accumulata nel corso della giornata.

Non vi è nulla di peggio che rendere la sessione di educazione un incubo per Fido. Godetevi quindi la meritata pausa ed esercitatevi con il vostro beniamino in un’altra occasione.

9 “Fare il passo piú lungo della gamba”.

Non avere controllo delle distrazioni e dell’ambiente. Durante l’introduzione di nuovi esercizi di controllo, va considerato tutto ciò che potrebbe andare storto. Per esempio, se voglio insegnare al cane a stare in “seduto-resta” quando apro la porta di casa, dovrò organizzarmi in modo tale da prevenire ogni possibile fuitina o fallimento dell’esercizio.

Potrei utilizzare una longhina per bloccare il cane nel caso in cui cerchi di scappare dalla porta, potrei esercitarmi in un orario diverso da quando passa il postino o il furgone delle consegne, potrei chiedere l’aiuto di un amico per imitare una distrazione alla porta, ecc. In ogni caso è sempre consigliabile organizzare il setting di lavoro, escludendo tutti i fattori che potrebbero mettere il cane in condizione di fallire. Premiare più volte i successi porta maggiore motivazione sia da parte del cane sia del proprietario stesso, che vede il duro lavoro dare i suoi frutti.

10 “Trovare le giuste motivazioni”

Per ogni tipo di comportamento del cane che ci crea disagio o non ci piace, occorre fare una giusta valutazione del perché si verifichi, cosa pensa di ottenere il cane e come inavvertitamente potrebbe essere stato premiato.

Per esempio, il cane che salta addosso e che viene spinto e sgridato a voce, in qualche modo ha ottenuto la nostra attenzione e pertanto comunque sarà portato a riproporre l’azione. Se invece ogni qualvolta che ci salta addosso ce ne andiamo senza parlargli, guardarlo e toccarlo, ecco che
il comportamento verrà estinto, poiché il cane capirà che in esso
non vi è alcuna gratificazione.

Anzi, il fatto di interrompere l’attività con il cane può essere visto come punizione (se mi salti addosso io me ne vado e quindi non giochiamo, non stai con me, ecc.). Quindi diffidate dei veloci e semplici rimedi, ma cercate di capire il vostro migliore amico, in modo da diventare ancora più inseparabili.

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