ANMVI: Spese veterinarie nel 730 pre-compilato, “Una buona notizia se sarà buona l’attuazione. I Medici Veterinari non sono collegati al sistema Tessera Sanitaria. Per la detraibilità delle spese veterinarie serve uno studio ad hoc”.
Sull’annuncio del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, che vuole inserire le spese veterinarie nel 730 precompilato del prossimo anno, l’ANMVI (Associazione Nazionale Medici
Veterinari Italiani) esprime un parere “favorevole con riserva”.
Auspicando un coinvolgimento attivo delle rappresentanze veterinarie, l’ANMVI concorda con l’evoluzione digitale in atto e con le sue finalità, ma fa presente che i Medici Veterinari Italiani esercitano in ambito peculiare sia della sanità che del fisco nazionali.
Ecco perché:
1. Estraneità al Sistema Tessera Sanitaria- I Medici Veterinari Italiani – che in regime di libera professione realizzano il 90% del volume di spesa presentabile alla detrazione d’imposta- non sono collegati al Sistema Tessera Sanitaria. E’ invece questo il presupposto telematico di fondo per i flussi informativi del 730 pre-compilato, un presupposto che l’esperienza di altre categorie professionali ha già rivelato essere complesso e bisognoso di notevoli adattamenti prima di poter essere efficacemente adottato.
L’ANMVI invita dunque il Direttore Orlandi a confrontarsi con la categoria, per analizzare il settore dei servizi professionali veterinari e per evitare di gravare i Medici Veterinari di incombenze burocratiche onerose e farraginose.
2. Con le attuali soglie di detraibilità il gioco non vale la candela- Nella valutazione del trade off di interesse, citato dal Direttore Orlandi, va necessariamente considerato che nel caso delle spese veterinarie, si tratta di un ordine di detraibilità molto basso: il professionista e il cliente/dichiarante rischiano di farsi carico di un incombenza telematica sproporzionata rispetto al beneficio fiscale: a norma vigente si detrae dall’Irpef il 19% delle spese veterinarie sostenute fino all’importo di 387,34 euro e limitatamente alla somma che eccede i 129,11 euro, con un risparmio di imposta di soli 49 euro.
L’ANMVI ritiene che un vantaggioso aumento della soglia di detraibilità per le spese veterinarie (una soglia ferma ai valori della vecchia Lira, antecedenti all’introduzione della moneta unica), che arrivi a prevedere la detraibilità totale per le prestazioni di rilevante interesse per la sanità pubblica, potrebbe riportare in equilibrio la considerazione dei pro e dei contro.
3. Bene la stimolazione del contrasto di interesse, ma l’IVA al 22% non aiuterà- Incoraggiare attraverso la detraibilità fiscale la compliance fiscale è una misura fortemente apprezzata dall’ANMVI. Tuttavia la prestazione medico veterinaria è gravata dall’aliquota IVA più alta in assoluto: una percentuale del 22% che ricade sul cliente/proprietario di animali, vero contribuente IVA. Si tratta di un valore d’imposta che vanifica totalmente il beneficio della detrazione e che ha, come conseguenza diretta, un calo della domanda di salute animale e della compliance fiscale.
L’ANMVI chiede quindi la riduzione dell’IVA
Almeno a livello di aliquota agevolata- e uno studio ad hoc da parte delle Entrate sugli attuali svantaggi fiscali del contribuente/cliente, il quale detrae importi irrisori ma versa una elevata Imposta sul Valore Aggiunto. Alcune prestazioni veterinarie andrebbero poi parificate al regime di esenzione da IVA di cui godono se rese dal SSN.
La buona notizia – conclude l’ANMVI – è che se le Entrate parlano di detrazioni per il 2017- si può presagire che le spese veterinarie saranno salvate dal taglio delle tax expenditures. Il rischio che incombe su milioni di proprietari di animali da compagnia è che con il prossimo DEF il carico fiscale possa solo aumentare.