Caso di Lyssavirus ad Arezzo

caso lyssavirus arezzo gatto closeup

Il caso di Lyssavirus nel gatto di Arezzo dimostra il ruolo di sentinelle epidemiologiche di noi medici veterinari. Non deve allarmare” – dichiara  Melosi, che sottolinea la tempestività con cui “i medici veterinari curanti siano stati determinanti nell’individuazione dell’infezione”.

ANMVI: un caso di efficiente sorveglianza veterinaria non di allarmismo. Il Presidente Marco Melosi; Ulteriore dimostrazione che proprietari di pets e medici veterinari curanti sono il primo livello di controllo delle malattie animali nel nostro Paese.

Il rarissimo caso di Encefalite da Lyssavirus in un gatto, è “un caso di efficiente sorveglianza veterinaria non di allarmismo”. Lo dichiara il Presidente dell’ANMVI Marco Melosi commentando il decesso di un felino domestico infettato da un virus (West Caucasian Bat Lyssavirus).

Il caso di Lyssavirus nel gatto di Arezzo non era mai stato rilevato prima al di fuori del Caucaso.

Come prevede il regolamento nazionale di polizia veterinaria, il conseguente intervento delle autorità di sanità pubblica veterinaria (Asl, IZS e Ministero della Salute) “è il risultato di un circuito virtuoso aggiunge Melosi. Innescato dalla sorveglianza veterinaria di primo livello che si fa nelle strutture veterinarie italiane ogni giorno”.

“Anche di fronte ad un caso eccezionale e raro come questo, in Italia abbiamo dimostrato di avere un modello gestionale di sorveglianza veterinaria efficace, fatto anche da migliaia di liberi professionisti per animali da compagnia su tutto il territorio nazionale- osserva Melosi.

“Il caso deve incoraggiare tutti i proprietari a far visitare regolarmente i propri cani e gatti e a valutare insieme al proprio medico veterinario, anche le condizioni ambientali in cui vivono. Farlo è un gesto di responsabilità anche verso la salute collettiva”.

Se dal punto di vista gestionale il caso è sotto controllo, dal punto di vista scientifico, l’ANMVI chiede al Ministero della Salute e alla Regione Toscana che i veterinari liberi professionisti siano partecipi dei tavoli tecnici e degli interventi da mettere in atto, “perché noi medici veterinari liberi professionisti siamo il primo interlocutore di prossimità per 14,5 milioni di proprietari di cani e gatti”.

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